NON POSSIAMO

No, il Papa e la Santa Sede ribadiscono, chiaro e tondo, che non vogliono soldi (un milione e mezzo di euro) dalla ditta Leonardo (ex Finmeccanica, società pubblica italiana molto attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza) da devolvere all’ospedale pediatrico cattolico Bambin Gesù di Roma, di proprietà del Vaticano.
Una scelta che ha provocato molte polemiche, tra le quali quella che vedrebbe, in questo gesto, il cercare di lavarsi la coscienza, da ambo le parti. Ma le chiacchiere rimangono chiacchiere e ciò che conta sono i fatti. Solo i fatti ci possono interrogare.

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Anche a Rivalta di Torino la comunità di famiglie. Il filo d’erba che, oltre a gestire un vivaio e una libreria, presta un servizio di accoglienza residenziale di medio periodo ad italiani, migranti e richiedenti asilo in difficoltà, ha restituito alla società Avio Aero una somma donata loro. La società produce sistemi aeronautici civili e militari e quest’ultima produzione era incompatibile con la storia e lavita della comunità.

Un’obiezione che fa eco a quella avvenuta, oltre 50 anni fa, da parte dell’allora nuovo vescovo di Torino Padre Miche Pellegrino, che restituì l’auto di rappresentanza offertagli in dono dalla Fiat. Questi e tanti altri casi noti o meno noti che avvengono in ambito cattolico e laico a testimoniare spazi di libertà di cui la comunità civile può appropriarsi, esprimendo i propri valori di riferimento. Tanto più importante in questo momento storico in cui leopzioni militariste e utilitaristiche stanno progressivamente prendendo piede a partire dallescelte delle istituzioni governative.

Una scelta coerente quella di Papa Francesco, in linea con il suo no alla guerra e al commercio di armi e all’industria militare. Non manca infatti occasione di chiedere di pregare per lui. Oggi è avversato da una vastissima platea di nemici che va dagli iper-tradizionalisti nostrani ed esteri ai sovranisti, fino ai potentati economici vicini al trumpismo, tutte forze che insistono nell’associare falsamente il papa alle multinazionali e al neoliberismo, che sono almeno altrettanto nemiche del papa.

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Il “pregare contro” appare infatti collegato alla sua condanna totale verso le industrie delle armi, ai suoi costanti richiami al dramma delle diseguaglianze macroscopiche che infettano il mondo attuale e ai disastri naturali incombenti.
In realtà l’invito del papa nasce dalla consapevolezza non solo delle sue fragilità umane, ma anche, e forse di più, dalla chiara percezione che i nemici del papa sono tutti i potentati economici, comunque declinati. Forze soverchianti.

Tutte queste forze, pur con intenti tra loro opposti, si servono strumentalmente da un lato dei vescovi, dei teologi e ovvero degli ideologi, dei media accanitamente contrari alle aperture conciliari e, dall’altro, di nuovi soggetti e pratiche emergenti fino a pochi anni fa ignorati ed esclusi (lgbtq, maternità surrogata, eutanasia, ecc.) finalizzati ad allargare contraddizioni e contrastare il papa che invece cerca di evangelizzare la chiesa. Costoro si dimostrano molto abili a dare una colorazione religiosa a quella che è una pura lotta politica e di potere contro la ferma critica del papa al dominio incontrastato del dio denaro e dei suoi sacerdoti.
Cioè, spostato sul piano teologico, contro il peccato principale, l’idolatria, che da sempre infetta l’umanità ma che ora assume aspetti parossistici.
Qualche anno fa quando papa Francesco parlò per la prima volta di “una terza guerra mondiale a pezzi” la cosa non fu presa molto sul serio, molti la considerarono una semplice frase ad effetto per ottenere l’attenzione mediatica. Oggi tutti possiamo purtroppo renderci conto della profonda e drammatica verità di quelle parole e del loro spessore profetico. In realtà il pontificato di papa Francesco, che ha superato il decennio, si è caratterizzato per una piena ripresa dei valori del concilio, da non celebrare con vuoti richiami, ma da incarnare “uscendo” dagli steccati ecclesiali per parlare a tutti, a partire dai più deboli e senza preclusioni. Il suo insegnamento si caratterizza per un deciso superamento del secolare conflitto tra fede e ragione. Se si presta attenzione ai suoi documenti, ai suoi messaggi e alle sue prese di posizione non si può fare a meno di percepire
un accorato e sentito richiamo alla ragionevolezza.

Nessuna preclusione all’innovazione, ma un chiaro invito rivolto a tutti a considerare con attenzione i vantaggi e i rischi che possono derivarne per l’umanità e per il pianeta. Su questo si è rivelato di particolare interesse il suo messaggio per la 57a Giornata mondiale per la pace Intelligenza artificiale e pace, nel quale ha tenuto a sottolineare che «la dignità intrinseca di ogni persona e la fraternità che ci lega come membri dell’unica famiglia umana devono stare alla base dello sviluppo di nuove tecnologie e servire come criteri indiscutibili per valutarle prima del loro impiego, in modo che il progresso digitale possa avvenire nel rispetto della giustizia e contribuire alla causa della pace».

E questo chiaro invito a un attento discernimento, operato da papa Francesco, è anche un grande messaggio di speranza rivolto a tutta l’umanità, a credenti e non credenti, affinché vengano poste in campo tutte le energie utili per salvaguardare la nostra umanità e il pianeta a noi affidato, nella piena consapevolezza che «non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura» (Eb. 13,14). Una ricerca della città futura che per la Lettera agli Ebrei ha profonde radici nella provvisorietà della nostra vita terrena, come ci indica solo pochi versetti prima: «Continuate nell’amore fraterno. Non dimenticate l’ospitalità, perché alcuni, praticandola, hanno ospitato senza saperlo degli angeli. Ricordatevi dei carcerati come se foste loro compagni e di quelli che sono maltrattati, sapendo che anche voi siete nel corpo» (Eb. 13,1-3).

Tempi di Fraternità 


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