Nomine rosa la presunta rivoluzione di Renzi

 
Nomine rosa la presunta
rivoluzione di Renzi

Nomine rosa la presunta rivoluzione di Renzi

Sembrerebbe che l’ordine del giorno del nuovo Presidente del Consiglio sia stupire.

La volontà di risollevare l’Italia scaturisce da ogni sua mossa. Il prezzo per raggiungere l’obiettivo, si sa, lo pagheremo tutti; quel che mi domando è se quel prezzo sia distribuito equamente o se, ancora una volta, non diventi una discriminazione solo per una determinata categoria. Riuscite a immaginare quale?

 

Mi chiedo se le famigerate quote rosa, così volute dal nuovo premier, siano davvero sentite o se, al contrario, non siano altro che un proposito molto ben studiato.

Certo, l’abbiamo già detto e, per i più attenti, non è una novità.

Diciamo pure che la “non lotta” alla Camera sulle quote rosa avvenuta in sede di discussione della legge elettorale proprio non l’ho gradita. Ho già espresso il mio pensiero in merito…LEGGI… ed è proprio da quel “dente avvelenato” che nascono queste considerazioni.

Le aziende che vedono le donne a posizioni apicali hanno superato meglio questo lungo periodo di crisi.

Nel giugno 2013 la Banca d’Italia stimava un aumento del 7% del PIL qualora la crescita del tasso di occupazione femminile raggiungesse l’obiettivo stabilito nella convenzione di Lisbona.  (fonte banca d’Italia Questioni di Economia e finanza nr. 171 Le donne e l’economia italiana)

http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/quest_ecofin_2/qef173

http://www.spiegaleali.it/index.php/inchieste-menu/item/28-la-donna-nel-mondo-del-lavoro

http://www.spiegaleali.it/index.php/prima-pagina/item/126-il-i-maggio-e-il-rapporto-cedaw

Inoltre la Legge Golfo Mosca del 2011 n.120 prevede chiaramente che nei consigli delle società quotate, siano esse pubbliche o private, il genere in minoranza debba essere presente con almeno un terzo dei rappresentanti eletti.


Ho rispolverato qualche vecchia notizia e ho scoperto che:

Giuseppe Recchi, Presidente Eni ha incassato nel 2012 ben 1.014.000 euro, di cui 245.000 come incentivazione variabile. Recchi è stato sostituito da Emma Mercegaglia.

Paolo Andrea Colombo, presidente Enel, ha incassato nel 2013 1.300.000 euro, nel 2012 il suo compenso era stato ridotto a 1.200.000. E’ stato sostituito da Patrizia Grieco.

Ialongo Giovanni, presidente di Poste Italiane ha riscosso nel 2012 903.611 euro. Di questi quasi 300.000 erano riferiti a compensi non riscossi nel 2011. Lo sostituisce Luisa Todini.

Il governo, ossia Matteo Renzi, proporrà alle assemblee dei soci di adottare una risoluzione che, per ognuna di loro, riduca il compenso a 238.000 euro annui.

Se la proposta dovesse andare in porto queste “eroine” ci faranno risparmiare, arrotondando per difetto, la bella cifra di  due milioni  di euro per ogni anno di loro  presidenza.

Detto questo un plauso non possiamo certo farlo mancare, non tanto a Renzi quanto a loro, ma la domanda del dente avvelenato è questa “Ci sarebbero stati uomini disposti ad accettare l’incarico di presidenza con un compenso così decurtato?” .

Non è che ancora una volta alle donne è stata destinata una  mission impossible?

Queste tre paladine ereditano aziende penalizzate dal lungo periodo di crisi, le dovranno dirigere  meglio di quanto sia stato fatto finora e, per fare tutto ciò, saranno sottopagate rispetto ai colleghi uomini delle altre società che ancora non hanno visto la riduzione dei loro compensi.

Non è che questa storia la conoscevamo già?

Non è che questa novità renziana non è poi una così grande novità?

 

CRISTINA RICCI da spiegaleali

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