NEC PONTIFEX NEQUE DUX

NEC PONTIFEX NEQUE DUX

NEC PONTIFEX NEQUE DUX

Queste ultime due settimane sicuramente non sono state avare di notizie ed emozioni per cronisti e lettori, il nostro bel paese è stato infatti scosso da due notizie bomba: l’una epocale ed universale, l’altra molto meno e capace al limite solo di far traballare un vecchio continente già precario su fondamenta incerte e deboli, entrambe però denunciano un fondo comune: la volontà la prima, la speranza la seconda, di un cambiamento cose di per se comunque positive; oggi non abbiamo ne un Papa ne un governo,  un brutto momento.

Sulla notizia del secolo non mi soffermo più di tanto anche il più irriverente e polemico dei tuttologi da strapazzo deve infatti guardare con rispetto e silenzio al gesto del Grande, ce ne accorgiamo oggi, Papa Benedetto, ed anche perché per capire cosa sia realmente successo non basterebbe neppure Dan Brown.

Cosa sia invece successo nel nostro bel paese è utile ricordarlo: ha vinto la protesta, il rifiuto di una classe dirigente, e non solo di quella politica si badi bene anzi; non ci sono vincitori è vero ma sicuramente escono sconfitti dalla volontà dei più coloro che hanno creduto di piegare una nazione ai voleri di una moneta senza radici, delle borse, dei mercati, degli spread, e di quel mondo oscuro che ha governato e vorrebbe continuare a governare questi processi; la gente comune si è detta stufa di questa storia, non per vantarmi ma ne ero convinto da tempo tanto che lo scrissi anche in epoche non sospette in alcuni articoli di scarso successo che ebbi modo di pubblicare in questa rubrica.

Il governo del rigore fondato sulla paura è stato sconfitto dalla disperazione popolare che quello stesso sistema ha provocato ma statene certi che ci riproveranno: spread che sale, borsa che scende, rating in picchiata, pressioni e minacce più o meno velate del tipo non ti pago la pensione ed altri bombardamenti in chiave moderna sicuramente non mancheranno; un tempo la paura si incuteva con i panzer, i cannoni e i bombardieri, oggi in ci minacciano con i grafici di indici impazziti, e non si sa quanto veritieri, di una finanza senza controllo; i signori della guerra di allora furono sconfitti da loro pari, almeno in armamenti, per quelli di oggi vedremo come andrà a finire, temo male.

Da un lato la soddisfazione per avere visto giusto ante litteram dall’altro il timore di un incerto futuro; è una rivoluzione strana quella che è appena cominciata, siamo stanchi del tiranno ma non sappiamo chi esso sia veramente e dove si nasconda, non sappiamo con che armi combatterlo, conosciamo solo alcuni suoi servi ma limitarsi a tagliare loro la testa, metaforicamente s’intende, servirebbe a poco; una brutta situazione per una rivoluzione che, appena cominciata, ha già iniziato inevitabilmente a spegnersi nella gestione degli enormi problemi del quotidiano e nella incapacità di opporsi allo strapotere di quello che oggi, in chiave moderna, sono in molti a considerare il nemico.

Come nella Parigi di fine 700 dove Luigi XVI non aveva capito che impoverire i sudditi non era una buona idea ma che almeno nel piovoso del 1793 pagò un conto salatissimo, così i nostri principi dell’economia di carta non hanno capito la stessa cosa ma fortunatamente per loro il conto sarà più leggero e, pur salvando la testa,  spero almeno che vengano condannati se non proprio alla reclusione nel dimenticatoio almeno alla inutilità, ed è già qualcosa nel peggio è meglio accontentarsi del poco.

 Comunque la si voglia girare la loro speranza di pesare al di la della propria rappresentanza come forza marginale ma condizionante sembra spero svanita, e fortunatamente, almeno per quel mi riguarda, sembra anche tramontata la speranza di chi tra questi ambiva a salire sul trono per sostituire il vecchio Re sul quale pesa un errore che oggi si rivela fatale: quello di avere ceduto alla paura e di non avere indetto elezioni subito, una vicenda per la quale la nostra storia ci offre forse il solo precedente del maresciallo Badoglio ma allora non c’era un parlamento sovrano, non si votava, e l’emergenza, ben più drammatica e concreta, era sotto gli occhi di tutti salvo un tratto in comune: allora come oggi c’erano di mezzo i crucchi.

foto Macondo

 Forse solo la storia chiarirà alcuni aspetti di questa strana vicenda che ancora sono poco conosciuti ai più, qualcuno ha anche adombrato la necessità di una commissione di inchiesta che sarebbe sicuramente una buona idea se chi l’ha proposta non fosse uno dei principali attori di questa, chiamiamola inusuale, crisi politica che sicuramente si è consumata al di fuori degli ordinari processi politici, parlamentari, ed anche extraparlamentari di recente memoria e con un solo filo conduttore apparente: la paura, ma reale oppure diffusa ad hoc ?

Se avessimo votato subito forse la storia sarebbe stata diversa ma purtroppo con la storia dei se non si va da nessuna parte e agli errori del passato non c’è modo di rimediare, l’unico è il silenzio; come il vecchio ma grande Papa si ritira in clausura e meditazione così altrettanto potrebbero imitarlo quei tanti retori e saccenti,  spesso smodatamente presuntuosi, che ci hanno regalato questi nostri bei giorni, credo possiate facilmente immaginare chi siano i primi della mia lista.

Stando ai numeri una delle più probabili soluzioni è che gli avversari di l’altro ieri, ieri è bene ricordarlo inciuciavano entrambi con i professori sotto il ricatto sempre della stessa maledetta paura, si mettano in qualche maniera insieme; ne vedremo delle belle o meglio delle brutte, sulla scorta di una perenne emergenza temo infatti anche possibili entrate dalla finestra di chi è stato messo alla porta a suon di pedate sotto forma di voti dalla volontà popolare; la morale è, o dovrebbe essere, sempre la stessa e la si trova nella costituzione: la sovranità appartiene al popolo e non ai signori dello spread, ai cattedratici in quanto soltanto tali, od alle cancellerie nordiste, o almeno così spero e da perfetto illuso mi sforzo ancora di credere.

Per finire non può mancare un pizzico di veleno: il parlamento è appena insediato e già si vocifera di un suo scioglimento anticipato, molto anticipato, mettetevi nei panni di quei ragazzi, molti dei quali precari e dal futuro incerto, che oggi si trovano ad avere uno stipendio più che decoroso e già sentono aria di licenziamento, una puzza che molti di loro già conoscono; più che l’onor poté il digiuno cantava Re Carlo tornando dalla guerra mentre zompava sulla casta donzella per sole cinquemila lire ( € 2,58)  nei bei tempi senza l’euro, forse chi ha tirato fuori l’idea dello scouting ricordava quella strofa e sicuramente la ricorderà il Beppe che, sicuramente ricco di cattivi pensieri, sa che forse dovrà fare i conti anche con qualche giovane marmotta tradita dalla tentazione di allungare il più possibile la propria esperienza nella città eterna al servizio s’intende del movimento, e sempre s’intende nell’interesse del paese.

Alla prossima.

Hiselo

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