Mi è sembrato di sentire un rumore…

Note a fondo pagina
Mi è sembrato di sentire un rumore…

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Mi è sembrato di sentire un rumore…

 Perché amiamo tanto il rumore? La domanda, in un certo senso, ce la sta facendo il virus, dal momento che è stato l’unico essere in grado di imporci il silenzio. Quando, durante il confinamento, per gettare l’immondizia o fare uscire il cane, uscivamo furtivamente da casa, col senso di violare qualcosa e un brivido di paura, oltre al deserto, era il silenzio a sorprenderci, dandoci l’impressione di un’esperienza surreale, inedita, storica.


Oggi è il 6 giugno, è sabato, e quando, finito di scrivere, porterò fuori i cani per l’ultima uscita della giornata, attraverserò una selva via via più fitta di rumori, risate berci rombi di motore, fino a un vero e proprio amalgama roboante, che occupa l’intera piazza, fatta di voci alte per coprire la musica a manetta sparata dai locali di tendenza Perché amiamo tutto questo? Perchė se telefoniamo all’enel, alla vodafone, alla tim o a qualunque utenza, si sentono in dovere di intrattenerci, durante l’attesa, con una musichetta viziata e ritornante, che sembra pensata proprio per ossessionarci? Perché camminando subiamo l’assalto di totem luminosi che ci urlano: sorridi, sei in Liguria? La cosa fa parte di una strategia di dominio o esiste la diffusa convinzione che senza rumori non possiamo stare? Non sia mai, rischieremmo di intristire! E l’economia di fallire. L’horror vacui che ci caratterizza e provoca patologie del riempimento, dallo shopping compulsivo all’accumulo, riguarda evidentemente anche il sonoro, rendendoci incapaci di reggere il silenzio, quello che durante il Lockdown attraversavo incredula coi cani al guinzaglio.

  

Mi faceva quasi paura, e ora mi manca. Ritengo che le canzonette siano molto significative degli spostamenti del sentire collettivo e se l’ultimo Sanremo ha visto vincere una canzone di Diodato, intitolata Fai rumore (presenza interiore dell’amata), e dove a essere definito ‘innaturale’ è il silenzio, gli anni sessanta avevano visto il successo di due canzoni dedicate proprio al silenzio: Il Silenzio di Nini Rosso e La voce del silenzio di Mina, dove esso rappresenta la condizione di un sentimento naturale e affascinante come la nostalgia. E la condizione perché la parola possa esistere. Senza essere esperta di psicoanalisi, ritengo che al fondo di tutto questo stiano la fuga dalla morte e la sua generale rimozione ed è significativo che il Covid19 abbia nel contempo generato il silenzio fisico e palesato la presenza e il rischio della morte, resa evidente dai servizi della tv. Sembrava impossibile, in quei giorni, che tutto ciò non lasciasse un segno, una maturazione generale verso il senso dell’essenziale. Invece le cose sembrano tornate a com’erano, a quella normalità che, come è stato sottolineato, rappresenta il vero problema.


In realtà, ciò che noi chiamiamo silenzio, ad esempio quello che io credo di percepire mentre sto scrivendo queste parole, ė solo una diminuzione del rumore, che permane non rilevato, per una lenta inesorabile assuefazione. Non occorre scomodare la scienza per capire che questo indebolimento percettivo ė una reazione di difesa propria dell’organismo umano. Chi si occupa di fisiologia delle crisi di panico ci spiega come, pur sfuggendo alla percezione, il sistema nervoso rileva le continue sollecitazioni sonore che, come attacchi da stress, producono prima adrenalina, poi cortisone, fino a intaccare le difese immunitarie dell’organismo e alterare la chimica del suo corretto funzionamento, provocando depressione. Nella nostra società, con tutte le sollecitazioni di rumore, luminosità e movimento, il genere umano è arrivato all’assuefazione come progressiva difesa dalle continue variazioni di quello che era l’ambiente di un tempo ma la componente psichica ha maturato patologie una volta inesistenti: ansie, nevrosi, depressioni, crisi di panico. 


Qualcuno prevede che, dato il recente momento di sospensione, tutti questi stimoli giungeranno rafforzati e più capaci di provocare i guasti da stress. A questo proposito, prima di mettere il guinzaglio ai cani, armarmi di simbolici tappi alle orecchie e decidermi ad affrontare il magma sonoro della piazza, anche per non deludere gli ammiratori della Carrà, dirò che non mi sono dimenticata del suo Rumore, dove ad essere fuorviante e ansiogeno ė ancora, appunto, il rumore, segno che nel 1979, anno di uscita della canzone, l’assuefazione non era ancora completata e il silenzio non era ancora qualcosa di innaturale:
Cuore, batticuore
Mi è sembrato di sentire un rumore, rumore ehh
Sarà, la paura
Io da sola non mi sento sicura,
Sicura, sicura mai…
 

  GLORIA BARDI

 

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