MATTA O LA RI-EVOLUZIONE PERMANENTE DELL’ARTE

 MATTA

O LA RI-EVOLUZIONE PERMANENTE DELL’ARTE

Un invito a visitare la mostra di Matta alla Pinacoteca Civica

MATTA O LA RI-EVOLUZIONE PERMANENTE DELL’ARTE

 

La mostra dedicata al grande artista  cileno  Roberto Sebastiàn Antonio Matta Echaurren (Santiago del Cile 1911- Civitavecchia 2002),  curata da Silvia Pegoraro (a cui si deve, immagino, anche il rivelativo titolo “L’origine è adesso” tratto da un graffito-autografo del pittore) e promossa dalla Fondazione Cento Fiori, visitabile dall’8 giugno al primo settembre 2013 presso la Pinacoteca Civica di Savona – di cui ha già dato notizia Giacomo Checcucci su “Trucioli” di domenica 16 giugno -, è veramente un’occasione preziosa per ripercorrere l’itinerario spirituale, etico e poetico di  uno dei protagonisti della storia dell’arte (e non solo dell’arte) del Novecento. Di lui si sono occupati, oltre che ovviamente i maggiori storici dell’arte contemporanea e critici d’avanguardia  come Achille Bonito Oliva e Giuliano Briganti,  poeti come Octavio Paz, Pablo Neruda,  Alain Jouffroy ed Emilio Villa, scrittori come Georges Bataille e Jean-Philippe Domecq, e, tra i suoi amici italiani, artisti come lo scultore Pietro Cascella e pittori come Afro, Guttuso, Capogrossi, Corrado Cagli, Alberto Burri, Giulio Turcato e Piero Dorazio, che ne ha parlato in questi termini: “Matta è l’erede della corona di Mirò, il pittore più famoso dopo Matisse e Picasso; è un grende maestro: ha inventato uno stile che, dal 1940 a New York e dal 1950 in Europa, ha influenzato profondamente la maggior parte dei pittori contemporanei”.

 

Dorazio pensa anzitutto alle ricerche sulla pittura e sulla scultura astratta del gruppo romano di Forma Uno, di cui egli stesso è stato parte attiva, ma è evidente il riferimento anche allo spazialismo di Lucio Fontana, all’informale di Jean Fautrier, di Jean Dubuffet (Art brut), di Antoni Tàpies, di Alberto Burri e del gruppo Cobra – sigla formata con le prime lettere dei nomi delle capitali dei Paesi  di provenienza degli artisti, cioè Copenaghen (Jorn), Bruxelles (Corneille e Alechinsky), Amsterdam (Appel) – , riguardo alla situazione europea; ma la sua influenza più diretta Matta la esercitò indubbiamento sugli artisti della cosiddetta

“Scuola di New York”, in particolare attraverso la stretta amicizia e affinità con Robert Motherwell (1915 – 1991) ed Arshile Gorky (1905 – 1948).

Quando il giovane Matta sbarca a Long Island insieme

a Yves Tanguy, nel 1939, sulle orme di Marcel Duchamp, fuggendo dalla Francia invasa dalle truppe tedesche, era già uno dei principali pittori surrealisti: aveva esposto alcuni suoi dipinti,  eseguiti secondo la tecnica della pittura automatica, alla mostra inaugurata il 17 gennaio 1937 alla Galerie des Beax-Arts di Parigi, e organizzata da Andrè Breton e Paul Eluard.

L’incontro con  Salvador Dalì e poi con Breton, nella Parigi del 1937,  è stato decisivo per il suo passaggio dall’architettura, in cui si era laureato a Santiago nel 1933,  all’oceano della pittura intesa come frontiera espressiva sempre in divenire tra interno ed esterno, conscio ed inconscio, materia e spirito: “Capivo quella  voglia che aveva Breton – ricorda in una intervista di molti anni dopo – di infilare il proibito nel realismo. Mi apparteneva. Il proibito è apparso storicamente tardi. In poesia, per esempio, sorge con Rimbaud e Lautréamont. Prima di allora poco o nulla. Baudelaire vi ha girato intorno senza mai entrarvi completamente.


Il surrealismo ci ha provato. Ma non può teorizzare il proibito”. Proprio come non si può razionalizzare l’imprevedibilità della vita e del caso. A New York, il ventottenne Matta non tarda ad ambientarsi, anche grazie alla sua conoscenza della lingua inglese, e ben presto si pone all’attenzione della critica, divulgando il verbo surrealista negli ambienti artistici e intellettuali d’oltreoceano. “Nei primi anni Quaranta – ricorda Silvia Pegoraro – aveva organizzato nella sua abitazione a New York un laboratorio in cui insegnava l’automatismo pittorico surrealista  a molti artisti americani, tra cui Motherwell, Pollock, Baziotes, Rothko e Gorky”.  Arshile Gorky, di origine armena,

naturalizzato statunitense – si scelse questo pseudonimo per manifestare l’ammirazione che nutriva nei confronti dello  scrittore russo, che condusse come lui una vita grama ed errabonda (gorky, in russo, significa “amaro”) – si era già da tempo allontanato dai moduli geometrizzanti del cubismo per volgersi a un linguaggio analogo a quello metamorfico di André Masson e di Mirò, ed era quindi nella condizione ideale per accogliere e far propria, lui più anziano di nove anni, la lezione

di Matta. “Questo rapporto – osserva ancora la Pegoraro – rappresenta al meglio anche il trait-d’union tra Surrealismo europeo ed Espressionismo americano: lontani dall’intellettualismo con cui i surrealisti parlavano

dell’automatismo psichico, Matta e Gorky avevano creato un legame fatto di intensi e spontanei scambi di elementi culturali e sfumature poetiche, che favorirà particolarmente la nascita dell’espressionismo astratto americano”. Purtroppo Gorky, malato di tumore, e non potendo nemmeno più dipingere a causa di un grave incidente stradale, abbandonato anche dalla giovane moglie, si impicca nel suo studio di Sherman, in Virginia, a 44 anni. Il suicidio di Gorky segna anche una svolta nella vita di Matta: al dolore per la perdita dell’amico si aggiunge quello dell’accusa – davvero incredibile, considerato l’ambiente tutt’altro che puritano dell’avanguardia artistica e intellettuale newyorkese –  mossagli di responsabilità morale per la depressione e il conseguente suicidio di Gorky, poiché aveva intrattenuto, ahmè,  una relazione con sua moglie.

In quel clima di sospetto e riprovazione  generale Breton decide di radiarlo dal gruppo surrealista (salvo riammetterlo nel 1959). In quello stesso anno Matta, dopo un temporaneo rientro a Santiago,  torna in Europa e si stabilisce prima a Roma (nel 1954 sarà ad Albisola per l’Incontro internazionale della Ceramica, con Appel, Corneille e Jorn) e in seguito  a Tarquinia. Da quel momento in poi, la sua pittura si apre a elementi di realismo e di impegno socio-politico, al vissuto quotidiano e al conflitto permanente con i poteri oppressivi esterni ed interni. Alla domanda sul significato che ha per lui la parola rivoluzione, Matta così risponde nell’intervista pubblicata nel giugno del 1966 su “Les Lettres Françaises” , la rivista diretta da Luis Aragon, e riprodotta parzialmente su L’Unità del 17 agosto: “Intendo attraverso essa l’’estremo possibile’ di coscienza dell’atto umano. Lo scopo è l’emancipazione totale dell’uomo, non solo dell’uomo economico. Ciò implica il risveglio assoluto, senza più il minimo sopore, il che è a mio avviso il contrario della parola di Dio. Tutto questo comportamento rivoluzionario è il comportamento surrealista a fianco o all’interno di un partito politico rivoluzionario, risvegliare costantemente la coscienza dello scopo, che è l’emancipazione totale dell’uomo. E così ogni evento è un risveglio. Si vive ancora con solo il cinque per cento delle nostre capacità di coscienza. La funzione della poesia  è di allargare la coscienza del mondo. Inventare il mondo significa non assopirsi mai davanti allo scandalo. Questa situazione di identificazione con ciò che ha luogo nel mondo è sfibrante per noi perché non abbiamo tutto l’equipaggiamento affettivo di tensione, e anche fisico. Ma assai probabilmente, se un uomo dell’età della pietra avesse dovuto riflettere su un sorriso, ciò l’avrebbe estenuato. Si sono fatti progressi da allora…Vi è dunque molta speranza, ammesso che si resti svegli”. Ecco quindi la funzione rivoluzionaria dell’arte e della poesia: tener viva la speranza, non rassegnarsi, non lasciarsi anestetizzare la coscienza, non abbandonarsi al sonno, non accontentarsi del visibile ma sempre “coltivare il verbo Vedere” per scorgere quello che (ora) non si vede.

L’origine è adesso.

FULVIO SGUERSO

 

IL MIO NUOVO LIBRO

In vendita presso la libreria Ub!K di Corso Italia
La Locomotiva di via Torino
Libreria economica di Via Pia

 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.