Loano -Tra casette dell’acqua e differenziata porta a porta

Tra casette dell’acqua e
 differenziata porta a porta
Corrispondente da Loano

Tra casette dell’acqua e differenziata porta a porta
Tempo di lettura 6 min.
Corrispondente da Loano

In questo ultimo anno, l’amministrazione comunale si è gongolata per il successo avuto dall’installazione della casetta dell’acqua. Un piccolo edificio dove gli abitanti del comune di Loano – e anche qualcuno dei comuni limitrofi – si recano, dotati di taniche e bottiglie, a prelevare l’acqua da bere pagando pochi spiccioli.

Sarebbe un’idea simpatica se non fosse per il fatto che l’acqua è quella dell’acquedotto locale, depurata e, a scelta, con aggiunta di anidride carbonica.

Gli utenti ne sono entusiasti: l’acqua è fresca e bella frizzante, costa meno rispetto a quella acquistata nei supermercati e, in più, si consuma meno plastica.

A questo punto, sorge spontanea una riflessione. Se un consumatore desidera acqua fresca, può andare a prenderla alla fonte di Verzi, frazione poco distante, ed è “fresca naturale”. Se la vuole frizzante, esiste ancora l’Idrolitina. Se non desidera utilizzare la plastica, esistono i fornitori di acqua in vetro, con tanto di trasporto a casa e il reso dei vuoti, che alla fine – calcolando il tempo e lo spreco di benzina – non sarà più cara delle altre.

Senza andare ad analizzare i costi e i metodi di depurazione, la cosa più divertente è che l’utente quest’acqua superba la paga due volte! La prima quando gli arriva la bolletta della San Lazzaro, la seconda quando va  ad acquistarla alla casetta dell’acqua.

Insomma, il Comune ha trovato un modo interessante per guadagnare anche su un bicchiere d’acqua. Ma l’acqua è un bene e un diritto pubblico, sgorga da una fonte che è di tutti e l’utente dovrebbe pagare una tantum per gli impianti di canalizzazione, depurazione e intubazione presso il proprio domicilio.

Passiamo ora ad altra questione, non meno sfiziosa: la spazzatura differenziata.

Una volta c’erano gli inceneritori; la civiltà ci ha portato vecchi e pittoreschi bidoni di ferro, che venivano svuotati una volta alla settimana. È pur vero che, di spazzatura, se ne faceva molto meno: mia moglie andava a fare la spesa armata della “borsa per la sporta” e il salumiere metteva il prosciutto nella carta oleata rosa invece che nel pacchetto di plastica, la frutta nel sacchetto di carta e via dicendo. Con  l’avvento della modernità, sono stati collocati agli angoli delle vie i cosiddetti “sulo” verdi, di plastica! Scatole capienti e puzzolenti, dove il cittadino può stipare di tutto. In seguito, sono stati affiancati da  quelli gialli, bianchi e marroni, sempre di plastica, per i rifiuti differenziati.

Si raccoglie la plastica con altra plastica, si raccoglie la carta facendo uso di plastica e così anche per l’organico, come se non esistessero altri materiali per questi fantastici cassonetti!


Oggi l’affare dei produttori sta nel fabbricare altri bidoncini di plastica per la differenziata domestica, di ogni forma e  colore, che l’utente sarà allettato ad acquistare; altri contenitori verranno imposti dai comuni (con tanto di cresta) con il relativo onere a carico del cittadino, compreso quello delle spese di smaltimento dei rifiuti.

Do per scontato che il lettore sappia – o abbia il buon senso di capire e documentarsi sul fatto – che la causa dell’inquinamento del nostro pianeta è dovuta, in notevole percentuale, alla produzione di plastica, con tutto ciò che ne consegue.

Dalle città verranno tolti quegli orribili, seppur comodi, “sulo” verdi e ci saranno altre tonnellate di plastica da smaltire.

Un altro problema sarà derivato, nelle località turistiche, dalla mancanza di contenitori per rifiuti e i villeggianti saranno costretti a riempire i cestini per la carta sparsi agli angoli delle vie, perché nessuno di loro prenderà in considerazione di portarsi la propria spazzatura a Milano o Torino, e nemmeno di tenersela in casa, specialmente dopo 15 giorni di vacanza.

Venti anni fa, durante il mio soggiorno lavorativo a Zurigo, l’amministratore condominiale mi invitava ad andare al supermercato e acquistare i sacchetti appositi, di vari colori, per la spazzatura: ogni colore corrispondeva al tipo di rifiuto. Una volta riempito, il sacchetto si riponeva in un’apposita isola adiacente al palazzo. L’amministratore mi intimò di dividere accuratamente i rifiuti perché il compito dei netturbini consisteva, anche, nel controllare il contenuto dei sacchetti e le multe per chi trasgrediva erano salatissime, a carico di tutti i condomini se non veniva individuato un colpevole. Avveniva, quindi, una sorta di reciproca “vigilanza civile” fra vicini. Ma la cosa più civile era che la tassa sui rifiuti era personale, perché si pagava all’acquisto del sacchetto (ossia, all’epoca: 50 centesimi di franco svizzero) e ognuno aveva la sua “tassa” personalizzata in base al consumo, come è giusto che sia. Invece, in Italia, la tassa sui rifiuti si paga in base ai metri quadrati che una persona abita ed è una cosa davvero assurda.

Ancora, sempre il comune elvetico metteva a disposizione una volta al mese e GRATUITAMENTE uno spazio, dove si potevano vendere o regalare le cose di cui ci si voleva sbarazzare. Devo ammettere che il sistema era un vero esempio di civiltà, al di là delle speculazioni bancarie.

In conclusione, vorrei raccontare un piccolo aneddoto accadutomi, qualche settimana fa, in una cittadina turistica dove la differenziata porta a porta esiste già da diverso tempo.

Il mio cagnolino ha fatto i bisogni, ho tirato fuori il mio “cacca-bag” e ho raccolto. Mi sono guardato in giro, ma, ahimè, nessun cassonetto e nessun cestino per i rifiuti all’orizzonte, soltanto uno per l’organico, ma chiuso Così, ho continuato il mio giro per la città, sono andato in un bar a prendere il caffè, sono entrato in alcuni negozi, sempre col mio sacchettino trasparente contenente le deiezioni del cane, non curante degli sguardi curiosi della gente. Sono tornato a Loano e me ne sono finalmente liberato nel cassonetto vicino a casa.

La settimana seguente, recatomi nuovamente in quella cittadina col mio fido cagnolino, quando ha fatto i suoi bisogni mi sono guardato intorno e, una volta sicuro che nessuno avesse visto, ho girato velocemente l’angolo. Debbo dire, però, che la città è un tappeto di cacche… Mah, forse un motivo c’è.

I rifiuti differenziati sono una buona cosa e il PUNTO ECO di Loano, attualmente non più attivo, era una fatto positivo: i bambini delle scuole erano educati e incentivati alla differenziazione dei rifiuti con un premio finale…

A quanto pare, a Loano tutto ciò che funziona ha vita breve, ma attenzione alla nuova moda del porta a porta che, se adottata senza il giusto criterio, finisce nel minestrone delle speculazioni (non solo bancarie).

Giambello

 

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