Loano, ha chiuso l’Hotel Konig

L’immobile, in centro città, appartiene ai Casanova di Finale
Loano, ha chiuso l’Hotel Konig
I gestori lasciano dopo 22 anni
Albergo a 3 stelle aveva una clientela fidelizzata.Altre seconde case?

L’immobile, in centro città, appartiene ai Casanova di Finale
Loano, ha chiuso l’Hotel Konig
I gestori lasciano dopo 22 anni
Albergo a 3 stelle aveva una clientela fidelizzata.Altre seconde case?

Loano – Muore un altro albergo, senza ‘chiasso’. Si ripete il silenzio, il distacco, il disinteresse che spesso accompagna, nella Riviera delle Palme e dei Fiori, la perdita di un’attività capace di creare lavoro non precario, né occasionale. Quali dovrebbe essere considerate (ma non lo sono) le aziende alberghiere.

Se chiude una fabbrica grande o piccola che sia, si assiste alla comprensibile reazione di sindacati e di forze politiche. Titoloni sui giornali.

Un albergo, pare ormai un’abitudine consolidata, può morire senza polemiche, strascichi, né mobilitazione.  Si direbbe che quasi non fa più notizia. Ci sarà pure una ragione?

Questa volta l’insegna che si spegne è l’hotel Konig, di via Aurelia 374: 22 camere, tutte con servizi, e in particolare apertura annuale. Una clientela fidelizzata sia in estate, sia nella stagione invernale.

Lascia l’hotel la numerosa famiglia che lo gestiva da 22 anni, dopo averlo rilevato da un altro gestore. Proprietari dell’immobile sono i Casanova di Finale Ligure. Un cognome assai conosciuto per le molteplici attività imprenditoriale di due generazioni e di ex petroliere del figlio Federico (ora vive in Sud America) che ha lasciato il timone alla moglie e ai figli.

Non è difficile immaginare quale sarà la sorte del Konig. Il cartello affisso sulle vetrate informa: Vendesi tutto l’arredamento dell’albergo per rinnovo locale. Entrata libera.

Rinnovo si fa per dire. “Noi ce ne andiamo – si limita a rispondere una gentile voce femminile – , non per capriccio. Una nostra scelta è vero, ma non è il caso di aggiungere altre considerazioni comprensibili….tirate voi le conclusioni ”.

Facile, a questo punto, ipotizzare la trasformazione in appartamenti, o meglio seconde case, come è accaduto al retrostante hotel Continental (3 stelle) e prima ancora all’attiguo G.H. Moderno (4 stelle).

Purtroppo la lista delle chiusure pare destinata a riservare altre sorprese nella città che fu tra le prime, sulla costa savonese,  a scoprire la lunga stagione del turismo invernale degli anziani, delle famiglie. Un osmosi con il turismo estivo che faceva ben sperare. Poi l’inversione di marcia di pari passo con l’avanzare senza freni della speculazione selvaggia, delle trasformazioni, dei cambi di destinazione d’uso. La corsa a non rimanere tra i “fessi”, a non restare tagliati fuori dai “furbi”.

Oggi, a Loano, il quoziente delle aziende alberghiere tradizionali e residence è sceso sotto quota 60. Più che dimezzato. Il Konig è stato appena preceduto dal Savoia, affacciato sul mare e sul nuovo porto,  che già alla fine dello scorso anno non aveva riaperto i battenti ed  era seguito il placet del Comune al legittimo progetto di trasformazione in alloggi da parte della famiglia dell’imprenditore Renzo Vaccarezza (zio del presidente della Provincia ed ex sindaco di Loano). 

C’è poco da scandalizzarsi. La realtà della crisi alberghiera del ponente ligure non è un mistero insoluto; coinvolge sia i proprietari degli immobili, sia gli “inquilini”. Difficile dare torto a chi si rende conto delle difficoltà di far quadre il bilancio (per chi lo gestisce) o di una giusta remunerazione (per chi è proprietario e percepisce l’affitto).

A questo si aggiunga che la categoria al di là degli spazi e del dibattito occupato sui mass media, aria fritta, alla resa dei conti si ritrova penalizzata (tasse ed imposte, costo dei servizi e del lavoro), impotente ad imprimere una svolta a 360 gradi. E soprattutto bisognerebbe chiedersi quali sono le attrattive, le risorse vere (entroterra escluso) di un territorio ormai caratterizzato da un mare di cemento, a discapito degli alberghi e del “prodotto ambiente”. Città stravolte nelle loro peculiarità marinara.

Col predominio di un sistema economico che esalta la corsa all’arricchimento facile e veloce, incentiva le Srl mordi e fuggi, premia lo sgretolamento sociale e di un’economia sana, distrugge irrimediabilmente le prospettive future.

Una crisi impetuosa che  è proceduta di pari passo al disarmonico sviluppo edilizio, peraltro reso ancora più mostruoso da piani regolatori inadeguati che hanno di fatto incoraggiato il boom del mattone, la bieca speculazione, spingendo oltre ogni limite il mercato immobiliare delle “seconde case”. Poi cosa resterà a fronte alla saturazione senza ritorno? Un orizzonte del tirare a campare. Del si salvi chi può.

Bisogna ammettere che la prima fase (acquisto e valore di aree, di immobili, di riqualificazione urbana, con manodopera ed indotto) crea un volano economico. Gli stessi comuni hanno come fonte certa e costante i soldi incamerati dagli oneri di urbanizzazione.

Ma una volta che il cerchio si è chiuso, resta l’immobile utilizzato per bene che vada un paio di mesi all’anno. In qualche caso frutta l’Ici da seconda casa. Ci sarebbe poi il discorso dell’esplosione delle agenzie immobiliari che di fatto rispecchiano il quadro socio-economico-turistico.

Sembra inutile, a questo punto, fare il confronto con un’attività alberghiera tradizionale che invece ha la peculiarità di incrementare l’economia non drogata attraverso l’afflusso di clientela per parecchi mesi all’anno. Con benefici certi sul fronte dei posti di lavoro, del commercio. Basti pensare ai fornitori.  E che pesa su quella statistica che ogni anno rileva il numero degli arrivi e delle presenze, la capacità di spesa giornaliera del cliente. E che si distingue pure sulla qualità della clientela di cui tanto si parla e straparla.

Una delle domande che molti si pongono è questa: cosa resterà tra qualche decennio, o anche prima, del tessuto alberghiero di Loano? Poche decine di strutture ricettive e a quel punto si potrebbe pensare non avranno difficoltà a riempire le camere.

C’è chi fa molto affidamento al nuovo porto turistico, ai futuri insediamenti nella “zona turistica” delle Vignasse, a levante, verso Pietra Ligure. L’iter, dopo 20 anni di attese e rinvii, pare abbia raggiunto la fase finale. Con qualche concretezza in più visto che non si parla più di strutture di lusso, di quattro o cinque stelle, ma più realisticamente di alberghi a tre stelle e residence (Rta). In totale otto strutture, in prevalenza RTA. Il quadro alberghiero loanese vede anche l’analoga iniziativa nella zona dell’ex maxidiscoteca Ai Pozzi dove la famiglia De Giovanni sta realizzando un insediamento multifunzionale dove è pure previsto un albergo.

Basteranno queste iniziative sul fronte dell’innovazione, del nuovo che avanza, questi investimenti privati, per rilanciare non a parole o illusioni il turismo alberghiero di Loano? Quale influenza e caratterizzazione potrà riservare il nuovo piano regolatore che sta procedendo a passo di lumaca ed inquietanti interrogativi? O forse bisognerà convivere con uno stato di fatto di non ritorno verso la ricettiva alberghiera alla quale sarà riservato un ruolo di secondo piano, subalterno agli alveari di bilocali? Ad una città che ha perso quella che era la sua identità e la forza di attrazione. 

R.T.       

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