Loano – Ca Royale

Loano, il “casinò” diventa “Ca Royale”
Fameli: “Nessun giallo, applicata circolare Sisal”

Loano, il “casinò” diventa “Ca Royale”
Fameli: “Nessun giallo, applicata circolare Sisal”
 

Loano –    Che succede al “Casinò Royale”, di via Aurelia 271/C, a Loano, nella villa, già stile Liberty, dove dimora Antonio Fameli? I passanti si domandano, incuriositi, perché è stata modificata parte dell’insegna luminosa e (non). E’ stata coperta parzialmente, come dimostrano le foto (vedi a fondo pagina), la scritta Casinò ed è rimasto “Ca Royale”.  Anche rispetto alle inserzioni pubblicitarie apparse a ripetizione sulla prima pagina del Il Secolo XIX-Savona (vedi a fondo pagina)

Lo stesso Fameli non ha difficoltà a spiegare: “Una circolare nazionale della Sisal ha imposto a tutti i gestori il divieto all’uso della dizione Casinò. Noi ci siamo adeguati. Nessun mistero”.

La “Casa della Legalità di Genova” che ha fatto ripetute e plateali incursioni in quel di Loano, davanti alla villa, anche con volantinaggio, e strascichi giudiziari per presunte minacce, ha di recente annunciato novità all’orizzonte, come la trasformazione della struttura in… qualcosaltro…?

Tutte fandonie, non c’è niente di vero. Stiamo lavorando bene, ho la coscienza tranquilla, sono in contatto con il dottor….L’accanimento contro di me di certa gente non so a chi faccia comodo, a chi giovi”.

Antonio Fameli, nonostante il susseguirsi di voci ed illazioni, a Loano e nella sua dimora, un tempo bunker, ha sempre agito alla luce del sole. Tutti vedono, dai cittadini, agli amministratori comunali di maggioranza ed opposizione. Alle forze dell’ordine. A pochi metri c’è  la sede del Pd, il Partito democratico il cui leader cittadino e comprensoriale è Antonino (Nino) Miceli, capogruppo in Regione. Il candidato del centro sinistra che in provincia di Savona raccolse, nell’aprile 2005, il maggiore consenso elettorale. La Stampa, con Ermanno Branca, scriveva: “L’ex segretario provinciale Ds, sostenuto dal mondo sindacale, ha avuto ben 6.790 preferenze, superando lo stesso sindaco di Savona, Carlo Ruggeri. In questa campagna – ricordava Miceli – ho fatto 250 incontri, parlando con 3.500 mila persone”.

La villa, nel tempo, è stata trasformata; sottoposta a ripetuti e consistenti lavori di ristrutturazione. Non si può dire che Antonio Fameli abbia operato di nascosto, col favore delle tenebre ed in una zona lontano da occhi indiscreti. Compresi alcuni inquilini dello stabile, qualcuno pare si sia pure rivolto ai servizi sociali del Comune.

Nessuno può sostenere che Fameli goda di impunità. Ad opera di chi? Di quali autorità? Di quali forze politiche impegnate sul fronte della Legalità? 

Il continuo gridare al ‘lupo’, ha avuto come effetto che i cittadini loanesi si sono resi conto di una cosa. Antonio Fameli, in tutti questi anni, dopo aver regolato alcuni conti con la giustizia (non è sicuramente un’eccezione) non è stato latitante. Non si è rifugiato all’estero. Ha affidato alcune attività a persone di fiducia? Chi può dimostrare che si tratta di fiduciari malavitosi. Dediti al riciclaggio. Anzi, si parla di un ex graduato dei carabinieri tra le persone di fiducia.

Se c’è qualcuno che potrebbe essere assai più in imbarazzo di Fameli, magari si cerchino altri indirizzi, in altre sedi. Il Comune di Loano, ad esempio, ha concesso sino a prova contraria tutte le autorizzazioni sia sul fronte edilizio, sia delle attività commerciali. Come pure la Camera di Commercio. L’Agenzia del territorio. Non risulta abbiano agito contro legge e le normative. Commesso abusi. O ci siano segreti che sfuggono e pochi conoscano.

E’ davvero sorprendente che nella città “capitale della politica” in provincia di Savona, dove ci sono esponenti che hanno ruoli importanti nelle istituzioni, ci si chieda se Fameli sia intoccabile. Purtroppo, anche in questo caso, come per altri personaggi e vicende, c’è un difetto di “memoria storica”, magari potrebbe essere utile sfogliare qualche articolo di archivio. Documentarsi anche per quanto riguarda il passato. Con nomi e cognomi, frequentatori di “casa Fameli”, avvocati difensori della provincia di Savona e non solo. Politici e dintorni. Massoni. Professionisti. 

In uno dei tanti processi c’è un titolo del Secolo XIX:Fameli testimonia in tribunale di aver collaborato con la giustizia”. Eravamo nel 1987. Fameli, sempre da atti processuali, ha pure collaborato con reparti dei carabinieri.

Sono trascorsi 24 anni. Fameli ha una memoria di ferro. La sua fortuna. Ciò che ha creato e realizzato non può essere sfuggito né a Palazzo Doria, né a Palazzo di Giustizia, né negli organismi dello Stato definiti di ‘intelligence’, o ‘servizi’. Antonio Fameli resta con la sua cassaforte di informazioni, e non è un caso se può ripetere “Sono sereno e fiducioso, ho la coscienza tranquilla, quando ho sbagliato ho pagato, chi crede di perseguitarmi, diffamandomi, dovrà ricredersi. E il Ca Royale sta riscuotendo un buon successo”.

R.T.

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