Lo Spezzatino Politico 2017

Lo Spezzatino Politico 2017

 
Lo Spezzatino Politico 2017

Nella giungla politica di questo 2017, la situazione continua ad essere caratterizzata da un alto livello di instabilità ed incertezza, sia a livello amministrativo, seppure si voglia far apparire che tutto va bene, come la canzoncina di Fracchia, facciamo finta che… Ma è palese che non sia così, sia a livello nazionale che a livello locale, (ne parlerò in futuro della situazione Ligure e Savonese in particolare).

Dalla fine del 2007, per cui oramai da circa 10 anni, il mondo e in particolare quello legato ad un certo ordinamento bancario ed amministrativo è incappato in una crisi economica gravissima per eccesso di speculazione, per mancanza di investimenti sociali, che hanno ingenerato un concatenarsi di cause-effetto a domino su tutta la popolazione mondiale, per cui per contro vi è stato l’aumento dei costi delle fonti d’energia, l’aumento della pressione fiscale, il crollo dell’occupazione e della produzione, con l’aggravante del basso rapporto (nonostante la crescita demografica esponenziale) fra popolazione presente e forza di lavoro, ed il conseguente decentramento imprenditoriale ed industriale anche all’estero con lo spostamento di intere fabbriche e produzioni, chiusura e licenziamento degli impiegati ed operai, (In Europa ed in particolare in Italia, non prima di aver prosciugato anche le casse statali con l’ausilio dei sindacati, grazie agli ammortizzatori sociali, che hanno illuso molte persone) mentre i Business-man e gli imprenditori, con tutto il loro capitale potevano, riaprire le proprie attività senza sgravi fiscali e particolarmente onerosi, in altre nazioni alla ricerca di sbocchi giovandone anche nel loro paese d’origine, con la conseguente fuga dei capitali all’estero per il timore del futuro.

Qualcuno poi dice che, è anche colpa di chi era dall’altra parte, cioè del lavoratore, conscio dell’eccesso di pretese salariali, e dello scarso rendimento sul lavoro, ma questa è un’altra storia…


In mezzo a tutto questo Marxismo da consiglio di fabbrica ci siamo anche noi, tra le righe qualcuno si è già visto, e c’è la nostra situazione nazionale, un disastro… La crisi politica è evidente già dall’interno dei partiti stessi, per le difficoltà di adeguarsi al cambiamento verificatosi nel corpo sociale che tende ad identificarsi in un grande ceto medio, salvo una piccolissima e molto, troppo ristretta fascia superiore di grandi reddituari, tutto il resto della popolazione è caratterizzato da una larghissima fascia di sottoproletariato.

E pensare che, potremmo veramente trovarci a un punto di svolta e di cambiamento dal 1993, anno di “Mani Pulite” (Che diavolo stai dicendo Willie? diceva Arnold in Tv…) vi fu il tentativo di riportare la legalità nella vita civile, con conseguente scomposizione del sistema di potere che ne è seguita.

Il mutato sistema elettorale ancora incerto e in divenire, è una costante ameba del nulla per poi oggi tornare alle origini, magari col Proporzionale, così avremo miriadi di partitini che litigheranno su tutto, ma sarebbero rappresentate anche le casalinghe di Voghera. La diversa configurazione degli schieramenti politici hanno trovato un parziale sbocco nel voto e nell’avvio di un governo potenzialmente duraturo, risultato poi la solita chimera italica, che ha portato ad avere ben 8 governi di passaggio di consegne dell’alloro, senza il voto degli italiani, (alloro la pianta, ma non la piantano e finiscono più). Poi sono stati l’avvento dell’Euro e della UE, con la creazione della comunità bancaria odierna, ma anche questa è un’altra storia di cui vi parlerò in altre note.

In Italia il fermento rimane vivo, ancora si parla di “seconda Repubblica” in termini spesso vaghi, mentre già si avanzano proposte che mettono in discussione l’unità nazionale e sembrano spezzare la continuità storica e istituzionale (Quale?) del nostro Paese. Ma quale seconda Repubblica? Ma di cosa stiamo parlando??? Non è cambiato nulla, o solo la maniera di fare girare i soldi nella “giungla del malaffare”, non sono finiti (magari sono solo calati), gli abusi edilizi, gli appalti truccati, le bustarelle, i politici corrotti, ed i funzionari e imprenditori corruttori, non sono finite le mafie o capitali o di capitale.


 In questi anni i giudici hanno fatto luce su un intreccio perverso che investiva ospizi, opere pubbliche, servizi, metropolitane, aeroporti e ospedali, interi quartieri costruiti con materiali scadenti, e i soldi, tanti Eurini che ingrassavano chiunque avesse le mani in pasta, il tutto oltremodo celato e ben più accuratamente organizzato.

La riforma della pubblica amministrazione, studiata accuratamente e ripetutamente non è mai stata adeguatamente svolta per incapacità dei governi e dei partiti a vincere le resistenze di parte, i clientelismi di categoria, di clientela e congregazione, di interessi privati o di gruppo.

La semplificazione delle leggi e dei passaggi burocratici, che ostacolano terribilmente l’amministrazione e la rendono contemporaneamente costosa, non si è fatta per cattiva volontà o per debolezza, cosicché tanti piccoli poteri di interdizione e di agevolazione hanno danneggiato i cittadini e favorito la corruzione in una miriade di sedi.

 Bene, torniamo allo spezzatino, (buono se cucinato bene, tenero magari con patate e piselli) non quello culinario naturalmente, ma quello politico, diciamo cucinato alla buona, tanto per fare qualcosa, in intrattenimento da distrarci per benino mentre qualcuno muove le tessere (quelle del domino non quelle di partito) e oggi in parlamento abbiamo rappresentanze politiche costantemente scisse, in una situazione costante in “divenire”, un eterno Work in Progress, o se preferite Regress.

Secondo l’attuale riforma elettorale, vengono considerati principali quei partiti che sono attualmente presenti con un proprio gruppo parlamentare in almeno una delle due Camere o che hanno ottenuto almeno il 4% dei voti nell’ultima competizione elettorale di carattere nazionale, di fatto per cui a sinistra (centrosinistra) abbiamo, come rappresentanza:

 – Partito Democratico (PD)

– Sinistra Italiana (SI)

– Art.1 – Movimento Democratico e Progressista (MDP)

Mentre a destra (centrodestra) abbiamo:

– Forza Italia (FI)

– Lega Nord (LN)

– Conservatori e Riformisti (CoRi)

 – Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale (FdI-AN)

 – Alleanza Liberal-Popolare-Autonomie (ALA)

– Nuovo Centro Destra (NCD) Vi è poi una componente molto importante nel Parlamento odierno, che non si colloca a destra o sinistra, nè in centro, cioè: – Movimento Cinque Stelle (M5S)

 Bene ora procederei all’analisi della prima sezione il centrosinistra, in questo momento logorata per non dire logorroica da una lotta intestina (si lo so fa un pò schifo parlare di interiora, ma in effetti è così tutto grasso che cola…).


 Le primarie saranno il 30 aprile o forse no, c’è un processino il solito casino dai, la solita storia italica, prima era la solfa del Berlusconismo ora dai giù col Renzismo e daje, ci ricaschiamo, ci ricascano con sta prima Repubblica delle banane da raddrizzare, ma che si vogliono raddrizzare questi, a parte i conti in banca… Ed ecco lì confezionato un bell’uovo Pasquale, non di nome sia chiaro, con sorpresa annessa che vi anticipo, le primarie slittano, nonostante la neve e il ghiaccio si sciolgano e l’inverno finisca prima o poi.

Ora riempiamo i quotidiani di chiacchiere, coi candidati, coi programmi per gestire il Partito Democratico dopo le primarie volute da Renzi e dai militanti Pd, lui si è dimesso dalla Presidenza del Consiglio, dalla segreteria del partito, aveva detto che per un pò avrebbe fatto altro, sarebbe stato un po’ lontano, da chi? Dove? Quanto tempo? Poco, pochissimo, nulla…

Acclamato a gran voce… (Da chi?) ritorna in auge e si ripropone come candidato dello stesso partito da cui si era dimesso e della stessa segreteria, con lo stesso programma, le stesse modalità, la stessa impertinente maniera di porsi, da Silvietto di “sinistra”. “Aridatece er puzzone”, si diceva, ed ecco via D’Alema, via Bersani, via Pisapia, via tanti e troppi che formano altri partitini, da aggiungersi alla miriade di altri già fuoriusciti, fuorvianti e fuori dai giochi, spezzatini, spuntini da divorare in un baleno con una bella X al voto, che sia di Primarie o Elettorale.


 Gli scandali Banca Etruria, Consip, Verdini ecc. sembrano toccare nel vivo la candidatura del giglio nero, ma da buon politico navigato lui non accusa il colpo e va avanti dritto come un treno come avrebbe fatto anche zio Silvio.

 In contrapposizione al fiorentino come la bistecca, alle primarie del Pd, vi sono due candidati che partono già in affanno, uno è quel Michele Emiliano, pugliese magistrato in aspettativa, ex sindaco di Bari dal 2004 al 2014 ed attuale presidente della Regione Puglia dal 26 giugno 2015, anche lui col suo bel zainetto di controversie giudiziarie e politiche. Il terzo candidato alle primarie è Andrea Orlando attuale ministro della giustizia dal 22 febbraio 2014, prima nel Governo Renzi e poi riconfermato in carica nel Governo Gentiloni, l’unico dei tre a non avere alcuna controversia giudiziaria per ora. Passiamo alla destra e centrodestra italiano, oggi lo spezzatino derivato dalle incoerenze e scissioni a destra ha portato diverse incomprensioni, rimarcate addirittura con l’ingresso nel governo Renzi di elementi come l’ex delfino Angelino Alfano, che ahimè dal primo marzo appena passato ha dichiarato chiusa la sua esperienza come NCD, tutti ora da destra (come no) sono in fervida attesa di conoscere dove contestualmente si accaserà, ma anche di Denis Verdini contestato e pure lui ex-delfino di Silvio, sempre a galla per le sue vicissitudini bancarie.


 Oggi il buon vecchio Silvio Berlusconi lancia Luca Zaia come delfino e premier, già ministro dell’agricoltura nel suo ex governo, ma il governatore del Veneto lascerebbe volentieri l’incarico all’altro candidato ufficiale il secondo Matteo nazionale (azz, ma non ne basta uno?), Salvini leader incontrastato della Lega Nord che nel frattempo (per le note vicissitudini giudiziarie e finanziarie della fam. Bossi), ha perso il celodurismo Bossiano anni ‘90 per la “pacatezza” delle sue boutade sulle ruspe antimigranti odierna, senza perdere smalto e troppe manfrine, Zaia dice lasciatemi, lasciateci governare in pace, per me oggi la strategia è quella di portare i veneti al referendum per l’autonomia (epperò, viva l’ex ministro, che uomo da unità nazionale!).

Sta di fatto che, un vertice della destra italiana è alle porte e servirà per decidere come affrontare la prossima sfida elettorale. Il confronto tra i galletti Matteo Salvini, Raffaele Fitto, Giovanni Toti, Massimo Mauro e Gaetano Quagliariello sarà su più fronti, senza escludere l’unica gallinella, l’agguerritissima Giorgia Meloni, ma di certo non verranno tralasciati due punti essenziali: le primarie e l’eventualità di arrivare ad elezioni con un listone unico. Le primarie? Anche qui a copiare? W l’America e gli USA! Insomma mi pare di capire che, in tutto sto bailamme, la legislatura finirà certamente e i premi “produzione” (De che?), saranno elargiti, i parlamentari non perderanno nulla e le elezioni saranno tra un anno quasi sicuramente.

Veniamo in ultima analisi al M5S, i Grilini del reuccio di Albaro, il vulcanico comico genovese che sembra un vero dittatore di stampo Stalintleriano, per non scontentare nessuno col suo carico di populismo fa duello col leghista Salvini a chi la spara più grossa oramai da un bel pezzo. I suoi militanti, assessori e deputati o senatori che siano, devono sempre rapportarsi con lui, con l’entità astratta del Movimento, il Grande Fratello o fardello che sia, lasciando per cui attorno a tutto ciò, il loro bailamme di controversie illibertarie e di assoluta ed indisponente presupponenza da principianti allo sbaraglio, che siano in consiglio comunale a Roma, Savona o nei parlamenti nazionali ed europeo.

Povero il militante pentastellato che crede di essere uomo libero, ma nemmeno può fare una dichiarazione personale senza il permesso del babbo.

 Nella attuale legge elettorale vengono poi considerati minori quei partiti che nel corso della loro storia abbiano eletto con il proprio simbolo almeno un parlamentare na zionale o europeo, che siano stati rappresentati nel Parlamento Italiano (Senato o Camera dei deputati) da almeno 5 parlamentari, che abbiano ottenuto almeno l’1% dei voti in una competizione elettorale di carattere nazionale o che abbiano eletto consiglieri regionali in almeno 5 consigli regionali diversi, fanno parte di queste minoranze a centrosinistra e sinistra:

 – Federazione dei Verdi (FdV)

 – Partito Comunista Italiano (PCI)

– Partito della Rifondazione Comunista (PRC)

– Partito Socialista Italiano (PSI)

– Possibile (PE)

– Italia dei Valori (IdV)

– Centro Democratico (CD)

– Democrazia Solidale (Demo.S)

– Partito Repubblicano Italiano (PRI)

 – Radicali Italiani (RI)

Per quanto concerne il centrodestra e la destra:

 – Centristi per l’Europa (CpE)

– Fare!

– Identità e Azione (IDeA)

 – Forza Nuova (FN)

 – Nuovo PSI (NPSI)

 – Movimento Sociale-Fiamma Tricolore (MSI-FT)

– Movimento Nazionale per la Sovranità (MNS)

– Partito Liberale Italiano (PLI 1997)

 – Partito Pensionati (PP)

– Unione di Centro (UdC 2002)

 Ed ecco i centristi incerti quelli che oggi qui, domani là come la Patty (Pravo), vengono inclusi qui anche quei partiti rappresentativi degli italiani all’estero che siano riusciti a far eleggere almeno un parlamentare nella circoscrizione estero:

 – Popolari per l’Italia (POpI)

– Scelta Civica (SC)

– Movimento Associativo Italiani all’Estero (MAIE)

 – Unione Sudamericana Emigrati Italiani (USEI)

 Che dire bello o no sto minestrone?

Insomma a noi non resta altro che mangiarlo o saltare dalla finestra come dice il proverbio (tanto per rimanere nell’arte culinaria?).


 Nel mentre ad alimentare la discussione sono un’altra volta proprio i redditi dei politici: E’ il ministro (non ministra per me, che sa di minestrina, orba) dell’Istruzione, ex sindacalista CGIL Valeria Fedeli, con un reddito imponibile di 180.921 euro. Per la maggior parte dei senatori il reddito dichiarato si aggira intorno ai 100 mila euro. Tra questi anche Denis Verdini, 95.761 euro i più bassi sono come nel caso del senatore Antonio Scavone che nel 2016 ha dichiarato 65.417 euro. Per il presidente del Senato, Pietro Grasso un reddito di 340.563 euro, oltre il doppio di Laura Boldrini, presidente della Camera, imponibile da 144.883 euro, in coda il ministro dello Sport Luca Lotti, con 98.471 euro.

Stabile l’imponibile dell’ex premier ed ex segretario Pd Matteo Renzi: nel 2015 aveva dichiarato 107.960 euro, nel 2016 103.283.

 Rispetto all’anno precedente, nel 2016 scende vistosamente il reddito imponibile di Beppe Grillo, passato da 355.247 euro per il 2015 (quando vendette, fra l’altro, l’appartamento di Lugano in Svizzera) ai 71.957 euro dello scorso anno, va sottolineato come il leader del M5s nel 2016 risulti più “povero” dei suoi parlamentari, che per il 2016 hanno dichiarato redditi che sfiorano i 100mila euro, circa 30mila euro in più di Grillo, in coda Carla Ruocco 94.239 euro (94.990 l’anno prima).

Tra i capigruppo, il più ricco alla Camera è Giovanni Monchiero di Civici e Innovatori: nel 2016 ha dichiarato un reddito imponibile di 219.964 euro, in coda Maurizio Lupi (Ap) con 88.406.

Al Senato, con 422.779 euro batte tutti Karl Zeller, presidente del gruppo per le autonomie, in coda la capogruppo di Articolo 1 – Democratici e progressisti (Mdp) Maria Cecilia Guerra con 92.876 euro.

 Per quanto riguarda i parlamentari, alla Camera il nuovo “paperone” è l’avvocato Gregorio Gitti del Pd, che dichiarando un milione e 719.506 euro, a Montecitorio, il più “povero” risulta il laureato in filosofia e funzionario pubblico Dino Secco di Forza Italia, che ha dichiarato per il 2016 euro 40mila.

Al Senato, i più ricchi viaggiano su un reddito imponibile dichiarato nel 2016 che sfonda il tetto dei 2 milioni di euro, dove i senatori a vita Renzo Piano e Carlo Rubbia, toccano i 3 milioni di euro ma le cui attività si svolgono prevalentemente all’estero. Piano ha dichiarato 403.826 euro incassati in Italia e 2 milioni e 685.542 di imponibile in Francia; Rubbia 150 mila in Italia e 2.884.064 in Svizzera.

 Evviva! Un sacco di soldi, in barba alla crisi e ai cittadini italiani…

Azz. la Svizzera poi bella citazione, da frontalieri direi in cerca di lavoro o vantaggi fiscali, solo questione di denaro in prevalenza direi, in tutto ciò che delinea questa Europa delle banche e dei banchieri come quella della BCE che in realtà oggi come oggi, ci possiede e ci governa.

 Quale migliore proposito poteva avere la Germania se non quella di determinare la storia economica e politica di un Europa unita sotto una sola bandiera? Quello che il nazismo non fece con la Seconda Guerra Mondiale nella profonda spaccatura generata dalle ideologie malate di Hitler e Goebbles si sta avverando oggi, col bene placido dei governi non-nazionali ma affini e asserviti a quello europeo bancario. Non c’è bisogno di una guerra vera e propria a livello militare, si sta compiendo quella politica ed economica e la stiamo subendo, insomma noi come le Sturmstruppen o Kakkientruppen siamo nel mezzen…


 Ma di ciò ve ne parlerò più avanti, molto presto…

Paolo Bongiovanni

 

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