LIBRA “non s’ha da fare”

 

LIBRA “non s’ha da fare”

   LIBRA “non s’ha da fare”

Dopo l’alt del presidente americano Donald Trump, anche il G7 frena su Libra, la cripto valuta di Mark Zuckerberg. Il vertice dei ministri delle finanze dei Paesi membri (Usa, Giappone, Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna) a Chantilly, nord di Parigi, si è concluso con l’annuncio di nuove forme di regolamentazione da definire a breve per proteggere il sistema finanziario mondiale. Dal G7 giunge un vero e proprio veto nei confronti di Libra: la criptovaluta di Facebook andrà monitorata e ostacolata perché crea preoccupazioni. Poche parole, ma tutte estremamente chiare: i paesi riunitisi in occasione del G7sono risoluti nel volersi opporre ai progetti Facebook di sviluppo di una cripto valuta; quindi contro Libra e Calibra (il wallet della cripto valuta) sono destinati a giungere provvedimenti ostativi finalizzati a bloccare, o limitare, il progetto. I governi delle maggiori ‘economie avanzate’ alzano la voce contro le tech companies e bocciano la proposta di Facebook per una sua moneta digitale. In preparazione nuove misure. Nella fattispecie quel che è scaturito dalle discussioni in seno al G7 è la “necessità di agire rapidamente” per fermare il progetto di Facebook.


La presidenza francese del consesso, accompagnata dal controcanto della rappresentanza italiana, ha posto un vero e proprio veto sulla valuta nata nei laboratori di Menlo Park: “Su Libra“, spiega  “abbiamo avuto una discussione molto costruttiva e dettagliata con un ampio consenso sulla necessità di agire rapidamente“, poiché il fattore comune dell’opinione di tutti i paesi nei confronti della criptovaluta è la “preoccupazione per la situazione attuale“. Lanciata in modo dirompente, ma poi lasciata galleggiare tra i media in attesa di recepire il feedback di mercati ed opinione pubblica, Libra è in una fase di stagnazione con preoccupazioni che giungono da più parti ed una sede svizzera ancora sgombra di personale. La Libra Association sembra essere al momento poco più che una formalità, ma già configura uno spauracchio per stati nazionali e banche centrali: il muro eretto dal G7 è solo l’ultimo degli ostacoli che il progetto dovrà affrontare.

Tra i ministri delle finanze presenti a Chantilly, anche il ministro italiano Giovanni Tria, secondo il quale la preoccupazione del G7 per Libra “si tradurrà in una azione di controllo e in un intervento“. La sensazione è che al momento i paesi del G7 non abbiano ancora un piano di lavoro pronto e definito, ma in occasione della riunione (dove il ministro francese Le Maire ha seccamente sentenziato che “Libra non può diventare una valuta sovrana“) sono state presumibilmente gettate le basi per una futura azione collettiva contro l’iniziativa. Controllo prima e intervento poi, dettando l’agenda di una azione pianificata e da redigere collettivamente a livello globale. Inoltre, con una dichiarazione a effetto, il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire ha definito «inaccettabile»l’ipotesi che una compagnia privata, come Facebook, possa stampare moneta senza essere sottoposta a forme di controllo democratico.


Il consenso – così come ha riassunto Benoit Coeure, membro della Banca Centrale europea e presidente della taskforce al G7 – sembra ruotare attorno alla convinzione che i vantaggi associati a un moneta globale come Libra, in termini del potenziale agevolamento dei pagamenti e l’abbassamento dei prezzi, siano assai inferiori rispetto ai rischi. Nel giustificare l’importanza di introdurre nuove forme di regolamentazione, Coeure ha fatto riferimento alla necessità di prevenire fenomeni di riciclaggio di denaro, di finanziamento del terrorismo e di garantire un’equa competizione e proteggere i dati dei consumatori. Le conseguenze non si sono lasciate attendere: il Bitcoin, il cui valore vive ormai di riflesso della sorte della Libra, è immediatamente crollato dopo il grande exploit delle ultime settimane, e l’attesa è ora per le azioni che intraprenderà la Libra Association per svincolare la criptovaluta dalla morsa dell’economia tradizionale e consentire alla moneta di vedere realmente la luce. I ministri e i governatori delle banche centrali hanno inoltre avvisato: “Le stablecoin e altri vari nuovi prodotti attualmente in fase di sviluppo, tra cui i progetti dotati di un’impronta globale e potenzialmente sistemica come Libra, sollevano serie preoccupazioni normative e sistemiche.” Durante il meeting, Benoit Coeure, membro del consiglio di amministrazione della Banca Centrale Europea, ha dichiarato che le stablecoin globali potrebbero aumentare la concorrenza nel settore dei pagamenti, ridurre le tasse per i consumatori e portare ad una maggiore inclusione finanziaria. Tuttavia, ha ammesso che potrebbero anche sabotare gli sforzi fatti finora per combattere il riciclaggio di denaro, il combattimento del terrorismo e l’evasione fiscale.


Quindi, negli ultimi giorni, Facebook ha dovuto affrontare delle durissime domande su Libra durante le udienze al Congresso. David Marcus, amministratore delegato del wallet Calibra, ha sottolineato che il progetto non partirà fino a quando non saranno stati risolti tutti i problemi normativi. Ciò non ha però impedito ai politici partecipanti all’udienza di criticare Facebook per i suoi pessimi trascorsi in materia di protezione dei dati degli utenti, nonché per mettere in discussione il motivo per cui la società abbia ritenuto opportuno il lancio di una stablecoin su scala mondiale. Altri legislatori credono inoltre che il fatto che il progetto Libra abbia sede in Svizzera, potrebbe recare danni al dollaro statunitense e all’economia americana. Di conseguenza, la Libra Association vive questi problemi: mentre a Washington si chiede la moratoria di ogni attività, a Ginevra la sede appare priva di attività. Un lancio in pompa magna e poi molti giorni di sostanziale silenzio: Libra, la criptovaluta immaginata da Facebook per il mondo digitale, ha iniziato il proprio percorso con non poche difficoltà, ma nuovi ed ulteriori dubbi stanno nascendo. 


I primi problemi arrivano da Washington, dove una lettera aperta rivolta a Mark Zuckerberg (fondatore di Facebook), Sheryl Sandberg Chief  Operating Officer Facebook) e David Marcus (Chied Executive Officer Calibra) chiede esplicitamente di fermare lo sviluppo di ogni strumento relativo allaLibra. A pesare sui contenuti è la caratura delle firme, poiché si tratta di una vasta schiera di rappresentanti della Camera dei rappresentanti (uno dei rami del Congresso USA) con a capofila Maxine Waters, Presidente della US House Committee on Financial Services. La richiesta è chiara: a Facebook è chiesta la temporanea moratoria di tutte le operazioni, poiché l’iniziativa annunciata ha un impatto troppo elevato per poter proseguire nel suo percorso senza una sostanziale validazione da parte delle istituzioni. A quanto sembra, questi prodotti possono costituire un sistema finanziario globale con base in Svizzera e destinato a sfidare la politica monetaria degli Stati Uniti e del Dollaro. Ciò solleva serie questioni in merito a privacy, commercio, sicurezza nazionale e politica monetaria, non solo per gli oltre 2 miliardi di utenti di Facebook, ma anche per gli investitori, i consumatori e l’intera economia globale. La lettera parla di un possibile rischio sistemico e della necessità da parte degli Stati Uniti di tutelare i propri cittadini da possibili violazioni della privacy, da rischi nelle transazioni e da un sistema che – alla luce delle debolezze già manifestate dalle precedenti criptovalute – potrebbe diventare un target eccezionale per i cracker di tutto il mondo. Per esplicitare le possibili fragilità congenite del sistema, la lettera tira in ballo anche quanto accaduto con Cambridge Analitica, sottolineando così le abnormi conseguenze di ogni qualsivoglia minimo problema tecnico o nelle policy di gestione dei dati. Siccome Facebook ha già tra le mani oltre un quarto della popolazione mondiale, è imperativo che il gruppo e i suoi partner cessino immediatamente i piani di implementazione di Libra fin quando legislatore e Congresso non avranno esaminato questi problemi ed avranno preso provvedimenti. La mancata cessazione delle attività di implementazione prima che possiamo fare ciò, rischia di creare un nuovo sistema finanziario basato sulla Svizzera e “too big to fail”.


E proprio da Ginevra giungono ulteriori problemi: infatti, la sede della Libra Association a Ginevra appare oggi come una sorta di scatola vuota che non ha ancora alcun riferimento all’associazione stessa. Compaiono i nomi di Facebook e PayPal, ma l’edificio è ad oggi solo un co-working senza nulla di ulteriore a richiamare i piani per la Libra. I dubbi su Libra Association, quindi, rimangono. Ad oggi l’associazione sembra più che altro una stretta di mano e poco più di questo, mentre ad esistere è la Libra Networks, “una società a responsabilità limitata, sottoposta all’Associazione, della quale diventerà il braccio finanziario. Libra Networks rimarrà una società interamente controllata da Libra Association“.

Quindi, riusciranno Zuckerberg & C. nell’ intento?

 R.T.

 

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