Lettura di un’immagine: la toilette del mattino
Collezione privata
Quest’opera tarda del sessantatreenne maestro macchiaiolo fiorentino (morirà tre anni dopo nel febbraio del 1901) costituisce la terza parte, dopo La sala delle agitate (!865) e il Bagno penale (1888 -1894) di quello che è stato definito un trittico naturalista umanitario. Tre opere, diremmo oggi, socialmente impegnate in cui il pittore dei magnifici e assolati paesaggi toscani fotografa, è il caso di dire (il mio amico Rudy Giordan intenderà senz’altro il senso in cui impiego questo verbo) persone in un interno, cogliendole all’improvviso nei loro atteggiamenti consueti, quindi tutt’altro che in posa, ma proprio per questo più vere e autentiche in quell’istante di vita vissuta fissato a futura memoria tramite la sua visione d’artista e la tecnica della pittura naturalista o realista che dir si voglia (Signorini era un grande estimatore della pittura di Gustave Courbet).
La toilette del mattino rappresenta un momento della vita quotidiana di alcune prostitute all’interno di una casa di tolleranza fiorentina. Il dipinto, di per sé, non ha niente di scandaloso salvo il soggetto; eppure la mentalità borghese del tempo era tale da sconsigliarne l’esposizione in pubblico, tanto che questo ultimo capolavoro rimase nascosto nell’atelier del maestro fiorentino fino alla sua morte. Sennonché, per ironia del destino, La toilette del mattino divenne in seguito una delle opere più ammirate del maestro, tanto da essere acquistata da Arturo Toscanini, appassionato collezionista di opere d’arte, e da ispirare al regista Luchino Visconti alcune scene del film Senso del 1954.
Il sipario immaginario del dipinto si apre su un ampio locale il cui pavimento a mattonelle rettangolari ricorda quello della Sala delle agitate e del Bagno penale anche qui in funzione prospettica; sul reticolo di questo pavimento il pittore dispone tre gruppi separati di figure: al centro della sala troneggia la toilette vera e propria, cioè il mobiletto a tavolino con specchio e ripiano per tenervi ciò che serve per pettinarsi e truccarsi, intorno alla toilette vediamo tre personaggi, due cortigiane già vestite di tutto punto e un giovane frequentatore della maison anch’egli vestito, che si china verso la toilette da dietro. Una della due cortigiane è seduta davanti alla toilette e sta appunto acconciandosi, l’altra è ritta in piedi e, particolare (allora) indicativo del mestiere, fuma una specie di sigaro. Le pareti della sala sono arredate con ampi divani rivestiti di velluto rosso-arancio damascato che rima con il rosso-arancio della lunga gonna della cortigiana in piedi vicino alla toilette. Sul divano in fondo notiamo tre figure, una di spalle, in abito grigio con un’ampia gonna, piegata in avanti che conversa con un’altra cortigiana seduta e con un giovane semisdraiato e annoiato vestito di scuro. Sul divano in primo piano, nell’angolo di destra per chi guarda, vediamo due figure sedute, una di scorcio non ben identificabile, l’altra voltata di tre quarti verso l’interlocutore seduto alla sua destra concedendo l’unica nota osée di tutta la scena: una splendida spalla nuda. Indifferente a tutto quello che succede intorno a lui, un bel gatto monocromo, macchia azzurrina e ingobbita sul pavimento color mattone illuminato da fasci di luce provenienti dalla finestra in fondo alla parete di destra, volge la morbida schiena a noi che lo guardiamo ammirati per la sua naturale eleganza.