L’avvenire che ci attende 2ª parte
L’AVVENIRE CHE CI ATTENDE 2ª parte
Il pianeta terra che ci ospita:
I suoi grandi pregi ed i suoi attuali limiti
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L’AVVENIRE CHE CI ATTENDE
2ª parte
Il pianeta terra che ci ospita:
I suoi grandi pregi ed i suoi attuali limiti
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Carissimi amici lettori,
Consentitemi di incominciare questa nuova pubblicazione con un mio precedente scritto, Risalente all’aprile 2004; in esso sono definiti I delicati rapporti intercorrenti fra il pianeta terra E l’atmosfera che lo circonda:
Vediamo, ora, attraverso quali meccanismi, i gas dell’atmosfera diventano determinanti nel controllo del clima terrestre:
Questo fantastico meccanismo termoregolatore del nostro Pianeta (determinante per la dotazione d’acqua e condizione essenziale per la vita, sopra la superficie della Terra) è, tuttavia, assai delicato e fragile. E’, infatti, sufficiente una minima modifica delle concentrazioni dei gas-traccia per determinare un significativo cambiamento delle condizioni terrestri. Oggi, questo cambiamento sta avvenendo ed è riconducibile all’errato modo di concepire lo sviluppo produttivo ed economico. Non a caso, è giunto a tutti noi, proprio in questi giorni, un serio allarme del LIVING PLANET INDEX: DAL 1970 A OGGI L’INVADENZA UMANA È CRESCIUTA DRAMMATICAMENTE La Terra ha perso il 60% degli animali
Non a caso, Vittorio Sabadin, in un suo pregevole articolo comparso sul quotidiano La Stampa in data 31 ottobre 2018, molto opportunamente, affermato: Prestiamo molta attenzione ai mutamenti climatici, ma la devastazione dell’ambiente causata dall’uomo mette la civiltà e il nostro futuro ancora più a rischio. Meditiamo, allora, con grande impegno su questa pregevole raccomandazione di Sabadin ed incominciamo ad osservare e meditare su quanto sta già avvenendo nella vita di alcuni animali, e soprattutto, cerchiamo di comprendere, sino in fondo, quanto questa loro modificazione verrà ad incidere sul significato della nostra vita quotidiana. Partiamo, dunque, da una semplice constatazione: Sta nettamente diminuendo, sul nostro territorio, sino al rischio di una totale scomparsa, del numero di alcuni animali volatili, e più precisamente Delle rondini Degli usignoli Dei pipistrelli Ed incominciamo a meditare sul significato della presenza delle rondini nella nostra personale quotidianità, provvedendo a citare i versi di questa canzone (composta negli anni 30 del secolo scorso): Sotto la gronda de la torre antica
Una rondine amica,
Allo sbocciar del mandorlo è tornata.
Ritorna tutti gli anni,
Sempre alla stessa data;
Monti e mare essa falca per tornar.
Solo amore
Quando fugge e va lontano
Speri invano
Ma non torna più.
Spese invano
Ma non torna più.
Lascio un commento a questi versi a Federico Taddia: Era un gioco, andando a scuola, gettare quotidianamente lo sguardo per cogliere il momento esatto del ritorno. Per vedere la prima rondine. E, giorno dopo giorno, anche solo distrattamente, alzare lo sguardo per sbirciare tra i becchi e le piume di quella famiglia alata che in fondo sentivo un po’ anche mia. In una sorta di perfetta convivenza, serena e rispettosa, tra uomo e natura. Ma ora non è più così: Ce lo dicono i numeri: le rondini sono diminuite del quaranta per cento in Europa, negli ultimi 10 anni, a causa dell’inquinamento, dei pesticidi e della difficoltà di trovare spazi in cui sostare, privandoci così di un fondamentale attore nella gestione degli equilibri della biodiversità. Ed allora proviamo a rivolgersi alla nostra attenzione all’usignolo. Anche su questo piccolo uccello è racchiuso un breve tratto della mia vita infantile. Passeggiando lungo la strada, che da Savona- Lavagnola conduce al Santuario, nella località Molino dell’oro avevo sentito con grande commozione il canto di questo uccello: un canto meraviglioso, composto da straordinarie melodie, interrotte da meditate pause e, poi, riprese con un ulteriore flusso melodico. Avrei voluto vedere, da vicino, questo meraviglioso uccellino, ma non vi sono mai riuscito. Solo dopo qualche anno, un mio conoscente cacciatore mi ha portato a vedere un piccolo usignolo, da lui trovato morto nel terreno del bosco; aveva penne bruno – rossicce nella parte superiore del corpo ed altrettante penne brune e biancastre nelle parti inferiori, una coda rotonda ed un becco appuntito; ma al vederlo, in quelle condizioni, mi sembrava quasi impossibile che, da quel piccolo corpo, potesse emergere una voce così melodiosa ed affascinante. Ma, con il percorrere gli anni, Sono stato confortato dall’ audizione e dalla conoscenza musicale di questo meraviglioso lieder di Schubert, che mi permetto di sottoporre alla lettura dei miei amici lettori: ALL’USIGNOLO Non riversare così sonoramente
la modulata melodia del tuo canto appassionato
dal ramo fiorito del melo,
O usignolo!
Con tua dolce gola
mi risvegli l’amore;
e già mi fa vibrare il profondo dell’anima
il tuo sospiro che intenerisce.
Fugge di nuovo il sonno dal mio giaciglio
ed io fisso,
con occhi umidi, pallido e debole
il cielo.
Fuggi, usignolo, nell’oscurità,
nel groviglio degli alberi,
e bacia nel nido la tua sposa fedele
Fuggi fuggi!
Ma se fuggiamo l’usignolo, troviamo, davanti a noi, il pipistrello, stranissimo e stravagante mammifero, con arti anteriori, trasformati, per natura, in modo tale da consentire, ad essi, un volo, simile a quello degli uccelli; ed è stata proprio questa loro natura ambigua a trasformarli in simbolo del disagio dell’ambiguità esistenziale. Nei miei anni giovanili post-bellici, ricordo di aver visto nelle piazze savonesi prospicienti il porto un’autentica invasione di questi animali alla disperata ricerca gli alimenti (della più svariata specie). Attualmente anche questo stranissimo ed ambiguo volatile sta sparendo. Ma siamo confortati dal fatto che, sulla base di questa naturale ed istintiva ambiguità esistenziale, sia nato quell’autentico capolavoro musicale che si chiama Die Fledermaus (il pipistrello) di
Johann Strauss
Autentico simbolo e specchio di un’epoca
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