L’avvenire che ci attende 2ª parte

L’AVVENIRE CHE CI ATTENDE 2ª parte
Il pianeta terra che ci ospita:
I suoi grandi pregi ed i suoi attuali limiti

L’AVVENIRE CHE CI ATTENDE
2ª parte
Il pianeta terra che ci ospita:
I suoi grandi pregi ed i suoi attuali limiti
 Carissimi amici lettori,

Consentitemi di incominciare questa nuova pubblicazione con un mio precedente scritto, Risalente all’aprile 2004; in esso sono definiti I delicati rapporti intercorrenti fra il pianeta terra E l’atmosfera che lo circonda:


  • La Terra, rispetto all’immensità dell’intero Universo, non è che una piccola sfera, separata, dal Sole e dagli altri Pianeti, da straordinarie distanze; tuttavia, essa è un corpo celeste assolutamente unico (almeno secondo le attuali conoscenze), perché dotata di acqua allo stato liquido e perché in essa può svilupparsi la vita;

  • Questo miracolo è dovuto al fatto che la temperatura superficiale media della Terra è di circa 14 Gradi Celsius, cioè è molto elevata rispetto a quella esistente negli spazi interplanetari, che oscilla attorno ai Meno 273 Gradi Celsius.

 

  • Il nostro Pianeta deve questa sua eccezionale condizione termica al fatto che esso è circondato da un sottile involucro gassoso, chiamato appunto: atmosfera. 

 

  • Essa ha uno spessore di circa 100 chilometri, anche se qualsiasi limite esterno deve considerarsi opinabile, in quanto essa si dissolve gradatamente nello spazio. 

  • L’aria che compone l’atmosfera pesa, all’incirca, 5 milioni di miliardi di tonnellate, equivalenti a circa lo 0,0003 del peso degli Oceani. 
  • L’atmosfera si compone di centinaia di gas, ma i due, di gran lunga prevalenti, sono: l’azoto (78 per cento) e l’ossigeno (21 per cento); il restante 1 % è costituito da altri gas a bassa concentrazione (definiti: gas-traccia). 

  • La complessiva concentrazione dei gas si riduce passando dal livello del mare alla troposfera (e cioè sino a circa 1 O chilometri di altezza) e, poi, alla stratosfera (oscillante fra i 1 O ed i 40 chilometri di altezza). 

Vediamo, ora, attraverso quali meccanismi, i gas dell’atmosfera diventano determinanti nel controllo del clima terrestre: 

  • La Terra riceve continuamente dal Sole energia, sotto forma di radiazione elettromagnetica di diversa lunghezza d’onda, da quella ultravioletta (con lunghezza d’onda “più corta”) seguita dalla radiazione visibile per l’occhio umano (prima bleu, poi verde, arancione, rossa), fino alla parte infrarossa (con lunghezza d’onda ancora maggiore). 
  • La radiazione solare attraversa i gas dell’atmosfera e viene assorbita dalla superficie della Terra, che, così, si riscalda. 

  • La superficie della Terra, come quella di qualsiasi altro corpo caldo, emette anch’essa energia, sotto forma di radiazione infrarossa, con lunghezza d’onda “lunga”. 
  • Tale energia attraversa l’atmosfera e viene irraggiata in tutte le direzioni, verso i freddissimi spazi interplanetari. 

  • La meraviglia risiede nel fatto che i gas dell’atmosfera lasciano passare I’ energia inviata dal Sole e quella re-irraggiata dalla Terra verso lo spazio, sostanzialmente nella stessa quantità ed in modo da conservare la temperatura media della Terra intorno ai 14 Gradi Celsius.

Questo fantastico meccanismo termoregolatore del nostro Pianeta (determinante per la dotazione d’acqua e condizione essenziale per la vita, sopra la superficie della Terra) è, tuttavia, assai delicato e fragile.

E’, infatti, sufficiente una minima modifica delle concentrazioni dei gas-traccia per determinare un significativo cambiamento delle condizioni terrestri.

Oggi, questo cambiamento sta avvenendo ed è riconducibile all’errato modo di concepire lo sviluppo produttivo ed economico.

Non a caso, è giunto a tutti noi, proprio in questi giorni, un serio allarme del LIVING PLANET INDEX:

DAL 1970 A OGGI L’INVADENZA UMANA È CRESCIUTA DRAMMATICAMENTE

La Terra ha perso il 60% degli animali

Non a caso, Vittorio Sabadin, in un suo pregevole articolo comparso sul quotidiano La Stampa in data 31 ottobre 2018, molto opportunamente, affermato:

Prestiamo molta attenzione ai mutamenti climatici, ma la devastazione dell’ambiente causata dall’uomo mette la civiltà e il nostro futuro ancora più a rischio. 

Meditiamo, allora, con grande impegno su questa pregevole raccomandazione di Sabadin ed incominciamo ad osservare e meditare su quanto sta già avvenendo nella vita di alcuni animali, e soprattutto, cerchiamo di comprendere, sino in fondo, quanto questa loro modificazione verrà ad incidere sul significato della nostra vita quotidiana.

Partiamo, dunque, da una semplice constatazione:

Sta nettamente diminuendo, sul nostro territorio, sino al rischio di una totale scomparsa, del numero di alcuni animali volatili, e più precisamente

Delle rondini

Degli usignoli

Dei pipistrelli


Ed incominciamo a meditare sul significato della presenza delle rondini nella nostra personale quotidianità, provvedendo a citare i versi di questa canzone (composta negli anni 30 del secolo scorso):

Sotto la gronda de la torre antica
Una rondine amica,
Allo sbocciar del mandorlo è tornata.
Ritorna tutti gli anni,
Sempre alla stessa data;
Monti e mare essa falca per tornar.
Solo amore
Quando fugge e va lontano
Speri invano
Ma non torna più.
Spese invano 
Ma non torna più.

Lascio un commento a questi versi a Federico Taddia:

Era un gioco, andando a scuola, gettare quotidianamente lo sguardo per cogliere il momento esatto del ritorno. Per vedere la prima rondine. E, giorno dopo giorno, anche solo distrattamente, alzare lo sguardo per sbirciare tra i becchi e le piume di quella famiglia alata che in fondo sentivo un po’ anche mia. 

In una sorta di perfetta convivenza, serena e rispettosa, tra uomo e natura

Ma ora non è più così: Ce lo dicono i numeri: le rondini sono diminuite del quaranta per cento in Europa, negli ultimi 10 anni, a causa dell’inquinamento, dei pesticidi e della difficoltà di trovare spazi in cui sostare, privandoci così di un fondamentale attore nella gestione degli equilibri della biodiversità.

Ed allora proviamo a rivolgersi alla nostra attenzione all’usignolo.

Anche su questo piccolo uccello è racchiuso un breve tratto della mia vita infantile.

Passeggiando lungo la strada, che da Savona- Lavagnola conduce al Santuario, nella località Molino dell’oro avevo sentito con grande commozione il canto di questo uccello: un canto meraviglioso, composto da straordinarie melodie, interrotte da meditate pause e, poi, riprese con un ulteriore flusso melodico.

Avrei voluto vedere, da vicino, questo meraviglioso uccellino, ma non vi sono mai riuscito.

Solo dopo qualche anno, un mio conoscente cacciatore mi ha portato a vedere un piccolo usignolo, da lui trovato morto nel terreno del bosco; aveva penne bruno – rossicce nella parte superiore del corpo ed altrettante penne brune e biancastre nelle parti inferiori, una coda rotonda ed un becco appuntito; ma al vederlo, in quelle condizioni, mi sembrava quasi impossibile che, da quel piccolo corpo, potesse emergere una voce così melodiosa ed affascinante.


Ma, con il percorrere gli anni, Sono stato confortato dall’ audizione e dalla conoscenza musicale di questo meraviglioso lieder di Schubert, che mi permetto di sottoporre alla lettura dei miei amici lettori:

ALL’USIGNOLO

Non riversare così sonoramente
la modulata melodia del tuo canto appassionato
dal ramo fiorito del melo,
O usignolo!
 
Con tua dolce gola 
 mi risvegli l’amore;
e già mi fa vibrare il profondo dell’anima
il tuo sospiro che intenerisce.
 
Fugge di nuovo il sonno dal mio giaciglio
ed io fisso,
con occhi umidi, pallido e debole 
il cielo.
 
Fuggi, usignolo, nell’oscurità,
nel groviglio degli alberi,
e bacia nel nido la tua sposa fedele
Fuggi fuggi! 

Ma se fuggiamo l’usignolo, troviamo, davanti a noi, il pipistrello, stranissimo e stravagante mammifero, con arti anteriori, trasformati, per natura, in modo tale da consentire, ad essi, un volo, simile a quello degli uccelli; ed è stata proprio questa loro natura ambigua a trasformarli in simbolo del disagio dell’ambiguità esistenziale.


 Nei miei anni giovanili post-bellici, ricordo di aver visto nelle piazze savonesi prospicienti il porto un’autentica invasione di questi animali alla disperata ricerca gli alimenti (della più svariata specie). Attualmente anche questo stranissimo ed ambiguo volatile sta sparendo.

Ma siamo confortati dal fatto che, sulla base di questa naturale ed istintiva ambiguità esistenziale, sia nato quell’autentico capolavoro musicale che si chiama 

Die Fledermaus (il pipistrello)

di
Johann Strauss

Autentico simbolo e specchio di un’epoca

 

ALDO PASTORE

 

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