L’auspicabile politica socio – sanitaria
IL VOLTO DELLA MEMORIA
(Novantaseiesima parte)
L’AUSPICABILE POLITICA SOCIO – SANITARIA
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IL VOLTO DELLA MEMORIA
(Novantaseiesima parte)
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Desideriamo, oggi, richiamare l’attenzione dei nostri Amici Lettori su ALCUNE NOTIZIE (riportate, nei mesi scorsi, dai Quotidiani Nazionali e Locali) interessanti la DRAMMATICA SITUAZIONE ESISTENTE ATTUALMENTE, IN ITALIA, NEL SETTORE DELL’ASSISTENZA SOCIO-SANITARIA AI CITTADINI:
(LA STAMPA 5 OTTOBRE 2016)
(RAPPORTO DEL TRIBUNALE DEI DIRITTI DEL MALATO 16 DICEMBRE 2016)
(RELAZIONE DELL’OSSERVATORIO INTERNAZIONALE DELLA SALUTE 5 NOVEMBRE 2016)
(LA STAMPA 19 OTTOBRE 2016)
(LA STAMPA 29 NOVEMBRE 2016)
(LA STAMPA 27 FEBBRAIO 2017) A tutte queste notizie dovremmo aggiungere IL FENOMENO DELL’AFFIDAMENTO AI PRIVATI DI MOLTI SERVIZI OSPEDALIERI (vedere ad esempio, nella nostra Provincia I CASI DI ALBENGA E CAIRO MONTENOTTE), ma, su questo argomento, abbiamo ampiamente discusso e riferito nel servizio giornalistico della scorsa settimana (95° parte), per cui riteniamo superfluo e ripetitivo ritornare a dissertare su questo argomento. In conclusione, possiamo però affermare, senza ombra di dubbio, che ci troviamo di fronte ad una DUPLICE FENOMENO: una radicale deformazione se non, addirittura, ad una ABROGAZIONE DELLA LEGGE 833 DELL’ANNO 1978 e soprattutto dell’ARTICOLO 32 DELLA NOSTRA COSTITUZIONE, che, testualmente, così prescrive: “LA REPUBBLICA TUTELA LA SALUTE COME FONDAMENTALE DIRITTO DELL’INDIVIDUO E INTERESSE DELLA COLLETTIVITÀ, E GARANTISCE CURE GRATUITE AGLI INDIGENTI.” Di fronte a questa drammatica situazione, abbiamo sentito il dovere di chiedere ad Aldo la ripubblicazione dell’ARTICOLO che egli aveva scritto in data 29 NOVEMBRE 2007, così intitolato: L’AUSPICABILE POLITICA SOCIO – SANITARIA
Poichè ho imparato, dai nostri antenati, che RIPETERE GIOVA, ripropongo, ancora una volta, i Due Interrogativi, differenziandoli, tuttavia, lievemente dalla loro precedente formulazione:
Mi ero ripromesso di rispondere da solo a queste domande, ma, nel frattempo, mi è pervenuta una risposta, sia pure indiretta. Barbara Starfield
La risposta porta l’ autorevolissima firma di Barbara Starfield, docente di politiche sanitarie alla John Hopkins University; questa ricercatrice, parlando a Cernobbio, durante il recentissimo Forum Meridiano Sanità (dove è stato possibile realizzare un serio confronto tra Amministratori di diversi Paesi OCSE sul futuro dei sistemi sanitari) ha testualmente affermato: ” L’ assistenza Primaria Territoriale si conferma lo strumento più efficace per tutelare la salute dei cittadini, superare le ineguaglianze e contenere la spesa sanitaria.
Migliorare l’ assistenza territoriale consente di ridurre la mortalità infantile e la mortalità per cause evitabili e, più in generale, di prolungare l’aspettativa di vita, ma, anche, di ridurre le spese, evitando il ricorso improprio a visite specialistiche ed a ricoveri ospedalieri.”
E Barbara Starfield ha ancora aggiunto: “Sappiamo che la ricchezza di un Paese ed il numero delle strutture ospedaliere non garantiscono la qualità dell’ Assistenza Sanitaria.
Ci sono Paesi ricchi, come gli Stati Uniti o la Svizzera in cui l’ aspettativa di vita sta cominciando a diminuire proprio a causa di un ‘ Assistenza sul Territorio inadeguata.”
Aggiungo che al Forum, sopra citato, era presente il Ministro della Salute, Livia Turco, la quale ha autorevolmente dichiarato:
” L’anno prossimo si compiono i 30 anni della Legge 833, istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale. Potrebbe essere una buona occasione per una Riforma che dia un impulso determinante all’ Assistenza Primaria Territoriale.”
Mi auguro sinceramente che questo auspicio del Ministro sia condiviso e, soprattutto, attuato da tutte le Regioni Italiane, le quali (desidero ricordarlo), in tema di legislazione ed organizzazione sanitaria, rivestono un’ importanza notevole, se non, addirittura, decisiva. Tuttavia, è indubbio che, accanto alla rinascita ed al potenziamento dei servizi territoriali, deve accompagnarsi una trasformazione del modo di essere e di operare dei nostri ospedali. Già in un precedente articolo, scritto per “Trucioli Savonesi” in data 15 Giugno 2006, ero giunto a scrivere, a questo proposito:
“L’ ospedale, in avvenire, dovrà diventare una struttura, altamente specializzata, dove verrà curata e riabilitata soltanto quella parte di cittadini che non potrà essere razionalmente trattata a livello territoriale.”
Era un’ affermazione alquanto drastica e che poteva essere interpretata come una strategia rivolta a limitare la funzione delle strutture ospedaliere. Tuttavia, a mio modo di vedere, il concetto di fondo rimane non solo razionale, ma estremamente attuale; infatti, esso ha trovato conferma nel recentissimo Convegno, svoltosi l’ 8 Novembre di quest’ anno a Torino, avente per titolo: ” L’OSPEDALE DEL FUTURO E LA CENTRALITA’ DELLE PERSONE”. Tra i diversi interventi dei numerosi Scienziati, Tecnici e Studiosi, presenti al Convegno, merita di essere segnalato, in particolare, quello di Ivan Cavicchi, Docente di Sociologia dell’ Organizzazione Sanitaria all’ Università “La Sapienza” di Roma e Docente di Filosofia della Medicina all’ Università di Tor Vergata (Roma). Il Prof. Ivan Cavicchi aveva anticipato il contenuto della Sua relazione, nel corso di una INTERVISTA, rilasciata, in data 7 Novembre 2007, al settimanale ” Tutto – Scienze”, allegato al quotidiano ” La Stampa”.
Riporto una parte di questa Intervista, perchè ampiamente chiarificatrice del suo pensiero, in merito alle futuribili funzioni dei nostri nosocomi.
Lo vedremo oppure è destinato a restare un’ Utopia? RISPOSTA: L’ Ospedale del Futuro lo vedremo, perchè già in parte esiste in molti Paesi e qualche primo esempio comincia a emergere anche in Italia: è quello che ha imparato a ripensare la propria filosofia.
RISPOSTA: Il vecchio ospedale nasce dall’ idea positivista di scienza, con il malato che dev’ essere rigidamente separato dal luogo della vita e, quindi, dal suo territorio.
Il nuovo ospedale nasce, invece, da un rapporto stretto con il luogo in cui si trova e con la comunità: se in passato individuare la malattia significava saper riconoscere una serie di sintomi, oggi si crea una nuova relazione basata sul concetto (che sembra retorico, ma essenziale) dell’ umanizzazione. Quindi, va ripensata, prima di tutto, l’ organizzazione interna del lavoro.
RISPOSTA: Si dovrà rivedere la struttura fordista e taylorista. Già adesso, d’altra parte, si comincia a ridiscutere le divisioni tradizionali, i Reparti e le Sezioni. Al loro posto, ci vorranno Aree Miste, ad alta intensità di cura, con team di specialisti che lavorano insieme e, allo stesso tempo, si dovrà favorire l’ integrazione tra medicina generale e medicina ospedaliera, due mondi che, in Italia, restano ancora separati. Ho voluto scientemente riportare, in maniera integrale, le dichiarazioni di Barbara Starfield (sull’ Assistenza Socio Sanitaria Territoriale) e di Ivan Cavicchi (sull’ Ospedale del Futuro), perchè, dalle loro parole, emerge in modo chiaro (ed oserei dire: luminoso) la politica socio-sanitaria, che dovrebbe essere concepita ed attuata per la nostra società e per quella dell’ avvenire. Ma v’è di più: dalle loro parole, nasce, come logica conseguenza, la RISPOSTA che mi ero ripromesso di dare ai Due Interrogativi, posti all’ inizio di questo articolo; la mia RISPOSTA, a sua volta, viene a rivestire le vesti di una CRITICA (che vuole, tuttavia, essere costruttiva) nei confronti della nostra Regione e della grande maggioranza dei nostri Enti locali. In sintesi:
29 Novembre 2007 ALDO PASTORE |