L’ARBITRIO DEL GIORNO E DELLA NOTTE

L’ARBITRIO DEL GIORNO E DELLA NOTTE 
Versi liberi sul libero arbitrio

 

L’ARBITRIO DEL GIORNO E DELLA NOTTE

                                   Ad Antonio Porta

 

Non quello del giorno e della notte

(o dei mattini chiari o cupi,

tiepidi o gelidi, o delle dolci sere

d’estati lontane o di antichi autunni,

stagioni dell’anima un tempo felice

e pura come i gigli del campo

e i pennuti del cielo prima

del primo pelo e del primo

peccato non originale)

può chiamarsi arbitrio, no, non è

arbitrio il loro, non è arbitraria

volontà di bene o di male,

di peccato o di perdono,

di pace o di guerra, di salvezza

o perdizione: il buio e la luce

sono innocenti come il sole e la luna,

le nubi e il vento…

Ma allora di chi è l’arbitrio,

di chi la libera scelta tra beatitudine

ed eterno dolore?

Se non è della cieca fortuna

non può che essere il frutto

bacato della volontà malata

di un’anima senza più anima

che il paradiso si è giocata

per troppa sete di felicità immediata.

Ma si può per un nulla perdere  tutto,

in saecula saeculorum?

 

FULVIO SGUERSO

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