L’album della settimana: Non al denaro, non all’amore né al cielo di Fabrizio De André
Pubblicato nel 1971, Non al denaro, non all’amore né al cielo è una delle opere più significative della discografia di Fabrizio De André. Questo concept album si ispira a nove poesie tratte dall’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, un’opera letteraria che esplora le vite e i rimpianti degli abitanti di un immaginario cimitero americano. De André, insieme a Giuseppe Bentivoglio per i testi e Nicola Piovani per gli arrangiamenti musicali, trasforma le storie di Masters in un viaggio musicale che affronta i grandi temi dell’esistenza: invidia, avidità, amore, conoscenza, solitudine e morte.
L’album si articola in nove tracce, ognuna dedicata a un personaggio o a una tematica universale. Il titolo stesso dichiara un rifiuto delle passioni terrene, proponendo una riflessione su valori più profondi. Ogni brano è un microcosmo narrativo, un ritratto umano che riesce a essere insieme intimo e universale.
- “La collina” apre l’album con una panoramica corale, un’introduzione ai personaggi che popoleranno le storie successive. La melodia è malinconica e avvolgente, quasi un lamento collettivo.
- “Un matto (Dietro ogni scemo c’è un villaggio)” racconta la follia come una forma di libertà e ribellione, in contrasto con l’omologazione sociale.
- “Un giudice” esplora l’invidia e il riscatto attraverso la storia di un uomo che usa il potere per colmare il suo senso di inferiorità.
- “Un blasfemo (Dietro ogni blasfemo c’è un giardino incantato)” è una critica alle convenzioni religiose, esaltando la purezza di chi si ribella alle ipocrisie.
- “Un malato di cuore” descrive la solitudine di chi vive nell’incapacità di amare pienamente.
- “Un medico” celebra il desiderio di conoscenza e di dedizione verso gli altri, con una melodia semplice e toccante.
- “Un chimico” riflette sulla scienza e sull’illusione di trovare risposte alle domande esistenziali.
- “Un ottico” esplora la relatività della percezione umana, con una musica quasi psichedelica che sottolinea la natura visionaria del testo.
- “Il suonatore Jones”, infine, è un inno alla libertà e alla gioia di vivere, chiudendo l’album con una nota di dolcezza e serenità.

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L’arrangiamento curato da Nicola Piovani unisce elementi classici e popolari, creando un’atmosfera che oscilla tra il sacro e il profano. Gli archi e il pianoforte si intrecciano con strumenti più leggeri, accompagnando con delicatezza la voce calda e profonda di De André. Ogni brano ha una struttura musicale pensata per esaltare il testo, dando vita a un’opera dove parola e musica si fondono in modo inscindibile.
De André riesce a trasporre il senso di umanità e compassione di Masters in un contesto universale. La sua scrittura poetica e incisiva invita l’ascoltatore a confrontarsi con le contraddizioni e le fragilità della condizione umana, senza giudizi, ma con una profonda empatia. La scelta di esplorare i sentimenti umani più complessi – invidia, amore, potere, ribellione – rende l’album un’opera senza tempo.
Non al denaro, non all’amore né al cielo è un capolavoro che dimostra la capacità di De André di raccontare l’essenza dell’essere umano con una sensibilità unica. La profondità dei testi, unita alla raffinatezza degli arrangiamenti, rende questo album un’esperienza emozionante e riflessiva, un’opera che continua a parlare con forza anche a decenni dalla sua pubblicazione. Un must per chi ama la musica d’autore e per chi cerca nell’arte risposte ai grandi interrogativi della vita.