La Teoria del Cavallo Morto e del cavaliere che corre
La “Teoria del Cavallo Morto” è una metafora usata per illustrare la tendenza di organizzazioni, team o individui a persistere con strategie, progetti o processi inefficaci, anche quando sono chiaramente falliti o non più sostenibili.
Il concetto deriva da un proverbio dei nativi americani che afferma:
“Quando scopri che stai cavalcando un cavallo morto, la strategia migliore è smontare”.
Invece di accettare la realtà e andare avanti, molte organizzazioni optano per strategie alternative per affrontare il “cavallo morto”. Questi approcci spesso evidenziano inefficienze e priorità mal riposte, come ad esempio:

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1. Acquistare una frusta più forte – Investire in strumenti o metodi per forzare la produttività da un processo inefficace.
2. Cambio del pilota – Sostituzione di membri del team o leader senza affrontare il problema principale.
3. Minacciare il cavallo – Applicare pressioni o incentivi irrilevanti per il problema.
4. Formare un comitato – Sprecare risorse per analizzare o giustificare la strategia fallimentare.
5. Benchmarking di altre organizzazioni – Studiare come gli altri affrontano fallimenti simili, invece di risolvere la causa principale.
6. Abbassamento degli standard – Adeguamento dei parametri di riferimento per adeguarli alle prestazioni insufficienti.
7. Rinominare il cavallo morto – Inquadrare il fallimento come una sfida minore o un successo incompreso.
8. Assunzione di consulenti esterni – Coinvolgere estranei per gestire o giustificare il fallimento del sistema.
9. Promuovere la competizione tra cavalli morti – Incoraggiare i confronti per mascherare l’inefficienza.
10. Sviluppare un programma di formazione – Spendere tempo e risorse per “migliorare” ciò che è intrinsecamente difettoso.
11. Adeguamento delle metriche di produttività – Modificare le definizioni di successo in modo che corrispondano a risultati scadenti.
12. Evidenziare i risparmi sui costi – Giustificare il fallimento sottolineando vantaggi minori, come la riduzione dei costi di manutenzione.
La “Dead Horse Theory” serve come monito per valutare e lasciar andare gli sforzi non vitali piuttosto che raddoppiare il fallimento, consentendo alle organizzazioni di allocare le proprie risorse in modo efficace e perseguire strategie che producano risultati autentici.
(dal web)

Noi umani non siamo liberi di AGIRE manco per grattarci il naso, dovendo REAGIRE h24 a tre bisogni ineludibili e incancellabili a cui ci ha condannato la natura: RESPIRARE-BERE-MANGIARE.
Provate a non soddisfare questi tre bisogni primari e correrete ad aspettarmi nel mondo dei più.
Le auto volanti di nuova produzione e i viaggi turistici interplanetari progettati da Elon Musk a prezzi “modici”, secondo voi quanto ci azzeccano, se a questo mondo i potenti non riescono ancora a cavare un ragno dal buco?
Io credo che sia meno idiota partite da Roma in sella al “Cavallo Morto”, attraversare l’Atlantico, e approdare a New York asciutti e rilassati, che affidarsi alla perfezione della scienza, politica e progresso attuale, anche solo per cavarsi un dente già cavato.
La cultura e il potere umano quanto a razionalità sono ben oltre il manicomio criminale d’Aversa. A livello planetario, i saggi e i potenti delle primissime potenze mondiali promettono democrazia, giustizia, umanità, solidarietà, ma restituiscono disoccupazione, fame, malattie, guerre e genocidi che emulano il nazismo e sono sbandierati h24 come la migliore esportazione di democrazia a cannonate.
Franco Luceri da il rebus della cultura