La Resistenza savonese nei rapporti dei prefetti

Attività ribelli.
La Resistenza savonese nei rapporti dei Prefetti della RSI
(gennaio 1944 – aprile 1945)

Attività ribelli.
La Resistenza savonese nei rapporti dei Prefetti della RSI
(gennaio 1944 – aprile 1945).

Il libro è costituito dalle trascrizioni dei documenti conservati dall’ Archivio Centrale dello Stato di Roma:

1) Ministero dell’Interno, Direzione Generale della Pubblica Sicurezza, Divisione Affari Generali Riservati, categorie permanenti, (serie) A – R, RSI (attività ribelli) (1943-1945) busta 11, fascicolo 50.

2) Ministero dell’Interno, Direzione Generale della Pubblica Sicurezza, Divisione Affari generali e riservati, Segreteria del Capo della Polizia, RSI, 1943-1945, cat. C2 (movimento sovversivo), Relazioni settimanali, quindicinali, mensili del questore di Savona sulla situazione politica (16 gennaio 1944 – 4 marzo 1945) busta 7, fascicolo 57.

3) Presidenza del Consiglio dei Ministri, Gabinetto, RSI, Segreteria particolare del sottosegretario Barracu, Savona. Situazione politico-economica (4 febbraio – 17 aprile 1945), busta 2, fascicolo 86.

Il corpo documentario serve agli studiosi che vogliano leggere i fatti della Resistenza da una visuale diversa, cioè dalla parte avversaria, da chi quei fatti li doveva contrastare ma che spesso otteneva scarsi risultati. I rapporti inviati dai prefetti e dai questori ai loro superiori durante la Repubblica Sociale sono caratterizzati dalla capillarità e dalla tempestività. Ma le segnalazioni delle attività dei ribelli spesso si limitano alla descrizione dei fatti criminosi: all’inizio del movimento resistenziale sono prevalenti i furti alle industrie: le armi del personale di vigilanza, i generi alimentari delle mense, di materiali di ogni tipo, e le estorsioni di denaro ai proprietari terrieri collaborazionisti o presunti tali, per passare nel corso dei mesi ad azioni militari vere e proprie, a sabotaggi, a incursioni su presidi isolati.

I “ribelli” restano anonimi per molti mesi, dalle prime segnalazioni inviate nel gennaio 1944 si dovrà attendere fino al 7 giugno, quando verrà identificata una banda capeggiata da Matteo Abindi, detto “il biondino”.

Prefettura Repubblicana di Savona

Savona li 14 giugno 1944 XXII

N°04171 di Prot. Gab. P.S.

 

Oggetto: Attività ribelli.

 

Il Comando Provinciale Militare con foglio n° 05/1/332-II° in data 12 corr. comunica quanto segue:

“Questa mane 7 corr., una sessantina di ribelli armati financo di mitragliatrice, intercettavano in contrada Brovida del Comune di Dego i contadini che conducevano i propri animali avanti la Commissione di requisizione per l’ammasso del bestiame; impedendo loro di proseguire la strada con minacce di gravi danni.

Pare che i ribelli fossero capeggiati dal noto bandito Abbini [Abindi] Matteo di n.n. nato a Savona il 21/9/1911, domiciliato a Castelletto Uzzone, che osa qualificarsi Colonnello Biondini [il Biondino].”

 

Le notizie confidenziali fornite dagli informatori sono sempre vaghe e inattendibili, esse sono il risultato di un’attività cospirativa ben organizzata, come si può intuire dal questo documento del Fronte della Gioventù.

In copertina una foto, scattata in studio alla liberazione, mostra alcuni partigiani della 2° Divisione autonoma “Langhe”. Da sinistra in alto: Edo, Marco, Cien; seduti: Sicilia, Esterina, Gianni e a terra Sante.
 

NORME COSPIRATIVE 

L’attività del Fronte nelle condizioni presenti richiede da parte di tutti gli organizzati, una rigorosa osservanza di tutte le norme della cospirazione.

Gli attivisti del Fronte devono essere sempre sul chi vive, devono avere gli occhi ben aperti, le orecchie tese, la parola circospetta, devono esercitare su di se un severo autocontrollo.

L’organizzato NON VUOLE e NON DEVE sapere cose che non lo interessano per il suo lavoro, non confida ai propri congiunti cose interne dell’organizzazione che riguardino la sua struttura od altri organizzati.

Bisogna saper distinguere quella che è la propaganda politica, che si può e si deve fare, naturalmente con le dovute precauzioni, e i problemi interni di organizzazione che hanno carattere cospirativo e che riguardano solo la struttura organizzativa.

L’organizzato non tiene in tasca o nella sua abitazione materiale compromettente, a meno che la cosa non sia indispensabile, e, ad ogni modo, lo tiene solo per il tempo indispensabile.

In ogni caso non tiene mai nomi, indirizzi, appuntamenti scritti, e cioè, è sempre conscio della responsabilità e della necessità di non compromettere gli altri singoli organizzati e l’organizzazione stessa.

Egli deve fare affidamento solo sulla sua memoria, esercitandola costantemente e con diligenza.

Quando si reca ad un appuntamento l’organizzato sa che deve essere puntuale, non deve arrivare nè prima nè dopo, bensì all’ora stabilita.

Nel recarsi ad appuntamenti o a luoghi di ritrovo, egli deve costantemente controllarsi, deve cioè essere sicuro di non essere seguito dalla polizia o dai suoi informatori. In caso di sospetto deve rinunciare a prendere contatto e deve sempre apparire disinvolto e sicuro di se, come persona che non ha nulla da temere.

L’organizzato è prudente, ma sa che non deve mai perdere la calma; qualsiasi cosa accada egli deve mantenere il sangue freddo, deve saper dominarsi e non apparire agitato nè in pubblico (cosa che dà luogo a sospetti), nè trovandosi con altri organizzati (cosa che fa perdere fiducia, autorità e calma e provoca panico).

L’organizzato non prende iniziative che a mezzo dell’organizzazione e non da direttive che a coloro che sono legati a lui.

Egli ha un forte senso di organizzazione, e in fatto di rapporti organizzativi non risponde e non si rivolge che al suo contatto. Anche se conosce gli altri organizzati responsabili non si avvicina ad essi e non chiede a loro ciò che può ottenere tramite il ramo organizzativo di cui fa parte.

Ogni organizzato deve diffidare di sconosciuti che si indirizzano a lui con proposte, offerte, richieste ecc. Può ascoltarli ma non si rivela e, sopratutto non si impegna mai senza prima aver avuto le informazioni e le assicurazioni necessarie.

L’organizzato sa che, quando un altro organizzato sia stato diffidato per sospetto, egli deve rompere con lui qualunque rapporto anche se personalmente convinto della sua onestà.

I rapporti fra gli organizzati devono essere sopratutto politici, l’amicizia non deve mai far perdere di vista le necessità di difesa dell’organizzazione del Fronte; essa non deve mai anteporsi alla disciplina del Fronte.

Le spie devono essere individuate e smascherate e devono essere additate al disprezzo di tutti. Nella fabbrica, nella scuola, nell’ufficio, nel luogo di abitazione, bisogna creargli un’atmosfera di disprezzo in modo da rendergli la sua funzione e la sua stessa vita impossibili.

I provocatori e le spie pericolose devono essere soppressi fisicamente. In questo modo non solo si neutralizza l’opera del provocatore, ma si mette in guardia chi fosse tentato di divenirlo, sulla sorte che gli toccherà.

L’organizzato, nelle sue abitudini, nel modo di vestire, nei suoi atteggiamenti, cerca di non distinguersi dagli altri individui della sua condizione. E’ assolutamente inopportuno assumere atteggiamenti misteriosi, è pericoloso assumere aria di persona che ha segreti importanti, che la sa lunga ecc.

L’organizzato è un combattente valoroso ed audace; ma non è spavaldo, non minaccia vanamente, non posa e quando è necessario agisce con decisione e fermezza. Egli deve sempre comportarsi con correttezza e serietà e deve essere di esempio, sia sul terreno politico che su quello morale.

L’organizzato denuncia al Fronte le cose sospette e i casi di leggerezza, di mancanza di serietà e di indisciplina da parte di altri organizzati.

Una rigorosa e intelligente osservanza delle regole della cospirazione, preserva l’organizzazione dai colpi della polizia e ne limita le conseguenze. Astenendosi a queste norme l’organizzato difende il Fronte e se stesso.

Tralasciando l’applicazione di queste norme cospirative l’organizzato può compromettere e danneggiare l’organizzazione del Fronte, gli altri singoli organizzati e se stesso.

Ogni organizzato è personalmente responsabile di tutte le sue azioni verso il Fronte. Questo ha il diritto e il dovere di procedere inflessibilmente con misure organizzative (sospensione, espulsione) e con altri mezzi, contro gli organizzati che non si attengono scrupolosamente e rigorosamente alla disciplina e alle direttive del Fronte.

 

 

ANTONIO MARTINO

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