La politica idrica del futuro

La politica idrica del futuro

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
(Sedicesima parte)

 Nella quindicesima parte di questa pubblicazione (da me scritta in data 12 dicembre 2017), facendo riferimento alle sagge e magistrali parole di Mario Tozzi, io mi sono permesso di affermare che il modo di produrre e di consumare degli esseri umani ha messo, in profonda crisi, i rapporti tra il nostro pianeta e l’atmosfera che lo circonda e, per di più, sta mettendo, in seria difficoltà, anche il suo suolo, sul quale, quotidianamente poggiamo e camminiamo.

Ma, oggi, all’inizio di questo nuovo anno (2018), mi permetto di aggiungere che la intensificazione del ciclo idrologico (secondo i  postulati della teoria di Clausius-Clapeyron), condurrà non soltanto alla genesi dei fenomeni, precedentemente citati cioè:

  1. Riduzione del numero degli eventi piovosi 

  2. Aumento del distacco di tempo tra un evento piovoso e l’altro 

  3. Intensificazione della siccità dell’intero territorio

  4. Aumento dell’intensità e della potenza degli eventi piovosi (le cosiddette bombe d’acqua) 

  5. Tragico aumento numerico degli eventi alluvionali

Ma anche ad:

 

   6. Alterazioni quantitative del flusso idrico 

Su questo specifico argomento, è necessario soffermarci più a lungo, perché anche su di esso, concorre, in maniera decisiva, il deleterio concorso delle scelte operative degli esseri umani.

Stiamo assistendo, infatti, a questo duplice ordine di scelte:

  • irrazionale politica di cementificazione e di asfaltizzazione e, comunque, di eccessiva antropizzazione delle nostre colline;

  • deleteria selvatizzazione dei nostri boschi (montani e collinari) diventati ormai foreste oscure impenetrabili.

Le sue anomalie hanno condotto alla riduzione (se non addirittura alla scomparsa) delle sorgenti, dei ruscelli e dei flussi sotterranei delle acque.

 Di conseguenza, l’acqua delle alluvioni (che cade sui monti) si trasferisce in grande quantità, in tempi brevissimi e nel disordine idrologico più totale, dai monti al mare, impedendo, di fatto, l’alimentazione delle falde acquifere sotterranee e, quindi, delle riserve idriche indispensabili per ogni essere vivente ed operante sul nostro pianeta.

Possiamo tranquillamente affermare, dunque, che non è soltanto la siccità, ma, anche, gli eventi alluvionali ad essere le cause fondamentali della crisi idrica del nostro pianeta.

Mi permetto, allora, di riproporre all’attenzione nostri amici lettori, il seguente articolo, risalente, addirittura, al 26 ottobre 2007, ma estremamente attuale per le proposte operative, in esso contenute, augurandomi, ancora una volta, che esso non rimanga semplice carta scritta

 L’articolo porta il seguente titolo:

LA POLITICA IDRICA DEL FUTURO


William Ruddiman, nella Parte Conclusiva del suo recente e pregevole Testo “L’Aratro, La Peste, il Petrolio (Università Bocconi Editore)”, giunge ad affermare:

Mi chiedo quale sarà, a lungo andare, la disponibilità di Acqua.Oggi, molte Regioni sono vicine ai loro limiti naturali di utilizzazione dell’ ACQUA DOLCE, specie di quella POTABILE (o li hanno già superati).La mia preoccupazione, riguardo a questi doni della Terra è semplice: quando queste risorse saranno divenute scarse o si saranno esaurite, come faremo a sostituirle, senza dover sostenere costi esorbitanti?

Come molti pensionati, guardo alla vita dei miei nipoti.

Ho l’impressione che quando essi raggiungeranno la “vecchiaia”, verso il 2075, sarà ormai chiaro a tutti che alcuni dei doni elargiti “gratuitamente” dalla Natura non erano risorse illimitate.

E ho l’ impressione che allora la generazione dei miei nipoti guarderà alla fine dell’ Ottocento e alla prima parte del Novecento come a un breve interludio felice, a un’ epoca in cui poche generazioni fortunate consumarono la maggior parte di questi doni preziosi, senza rendersi ben conto di che cosa stessero facendo.”

Ci troviamo di fronte ad una visione pessimistica, ma concretamente realistica, di uno tra i più grandi paleoclimatologi viventi; la conclusione, alla quale Egli giunge, rappresenta, a suo modo di vedere, l’esito definitivo dell’ influenza delle attività umane sul clima della Terra e, di conseguenza, anche sul fondamentale Bene-Acqua.

Tuttavia, io mi permetto di dissentire parzialmente da queste affermazioni; penso, cioè (in armonia con la logica positivista di Julian Simon) che l’Uomo del Futuro, con la sua naturale inventiva ed attraverso l’uso corretto della Scienza e delle Tecnologie, potrà essere in condizione di rispettare la Natura e, con essa, quel grande dono rappresentato dall’ Acqua e potrà, in ultima istanza, ridurre l’impatto ambientale e, contemporaneamente, soddisfare i propri bisogni esistenziali.

 Ma, come ho già avuto modo di scrivere in passato, non sarà facile, nè agevole raggiungere questo ottimale risultato; a monte (e, cioè, preliminarmente) dovranno essere abbattute numerose barriere (di classe, di nazione e di razza, in particolare), ma,  soprattutto, dovranno modificarsi le regole economiche planetarie ed il modo di produrre e di consumare (e, quindi, di esistere) dell’Uomo stesso.

In termini concreti, dunque, già oggi, dobbiamo sentire il dovere di avere una visione globale dei problemi dell’ Uomo e dell’ Ambiente (in cui Egli vive ed opera) e, contestualmente, incominciare ad agire, a livello locale, per dare inizio a questo indispensabile  sovvertimento esistenziale e comportamentale.

– Nascono, da questi presupposti etici ed ideali, le PROPOSTE, che, ancora una volta, desidero avanzare per una POLITICA IDRICA DEL FUTURO  e che sottopongo, in sintetico riepilogo finale, alla cortese attenzione degli affezionati lettori di “Trucioli Savonesi”.

 1) RIPRISTINARE IL NATURALE EQUILIBRIO TRA ATMOSFERA E PATRIMONIO IDRICO, avendo consapevolezza che tale equilibrio è, a sua volta, decisivo sul divenire del CLIMA TERRESTRE.

Per raggiungere questo obiettivo, apparentemente semplice, ma assai complesso sul piano delle scelte operative, occorre andare ben oltre ai parametri, previsti dall’ Accordo di Kyoto; in termini concreti, è necessario apportare consistenti tagli alle emissioni dei gas ad Effetto- Serra.

E’ evidente che una tale strategia potrebbe condurre ad ottenere i seguenti Risultati:

 – Attenuare il surriscaldamento del Pianeta;

 – Limitare o, addirittura, annullare lo scioglimento dei ghiacciai e dei nevai;

 – Impedire l’ elevazione del livello altimetrico degli oceani e dei mari e, di conseguenza, l’ erosione delle coste marine;

 – Contrastare efficacemente l’ impoverimento delle falde idriche, superficiali e profonde.

 

 2) RICUPERARE UN RAZIONALE RAPPORTO TRA NATURA ED UOMO PLANETARIO, finalizzato a:

 – Conservare gli habitat naturali, che non debbono essere manomessi, per interessi puramente economici.
L’ esperienza, maturata in questi anni, dimostra che, a seguito delle alterazioni fisiche intervenute sui corsi fluviali ed a causa dell’ inquinamento delle acque, siamo, ormai, pervenuti ad una preoccupante diminuzione della biodiversità della flora e della fauna;
 
 – Sviluppare l’ attività di rinaturalizzazione dei suoli, seguendo, tuttavia, le vocazioni del territorio.
   Per raggiungere questo obiettivo è, dunque, necessario:

 – la conversione a colture agricole meno idro-esigenti;

 – l’ innovazione scientifica in tema di tecniche irrigue;

 – l’ ammodernamento tecnologico degli impianti idrici per uso agricolo;

 – l’imposizione di vincoli e disincentivi nell’ utilizzo di sostanze chimiche fertilizzanti, le quali comportano (come è universalmente  dimostrato) un abnorme apporto idrico quantitativo.

 – Ripristinare una seria politica di salvaguardia dei bacini montani, delle foreste, dei boschi e, più in generale, del verde, onde consentire che l’ afflusso delle acque possa seguire il corso dettato dalla Natura e non imposto dalla mano dell’ Uomo.

 

 3) RIPRISTINARE UN CORRETTO RAPPORTO TRA ACQUA  ED UOMO PLANETARIO In questo  contesto, è necessario: – Innovare nei sistemi di captazione delle ACQUE DI SORGENTE, sostituendo all’ attuale metodo demoscopico (rapportato, cioè, unicamente alla quantità di territorio e di popolazione da servire) il Metodo dei Piani di Bacino (che consentono corretti bilanci idrologici, armonici con l’ambiente);

– Impedire la manipolazione degli alvei e delle sponde dei Corsi d’ Acqua Superficiali, attualmente soggetti ad una irrazionale politica di cementificazione e di asfaltizzazione o,  comunque, di eccessiva antropizzazione;

–  Ridurre il sovra-sfruttamento idrico; è ormai evidente che i prelievi d’acqua superano, in molte zone del Pianeta, le capacità di ricostruzione delle riserve sotterranee e quelle di apporto dei corsi d’ acqua superficiali.

 

 4) GARANTIRE  A TUTTI I POPOLI DEL GLOBO L’ ACCESSO ALL’ ACQUA ED, IN PARTICOLARE , A QUELLA POTABILE Per raggiungere questo obiettivo  è necessaria una INNOVATIVA POLITICA URBANISTICA delle città (e delle grandi Metropoli, in particolare) che conduca alla realizzazione dei seguenti progetti attuativi:– Costruire idonee Reti Idriche e Provvedere, altresì, al loro periodico e sistematico controllo, al fine di eliminare l’ attuale disastroso e, quindi, demenziale spreco idrico;– Creare idonei Impianti di Depurazione delle Acque di Scarico ed ideare altre soluzioni urbanistiche (ad esempio: la Doppia Rete Idrica), finalizzate al riutilizzo delle Acque Depurate, al fine di Riciclarle per scopi agricoli, industriali e domestici;– Favorire la nascita ed il potenziamento degli Impianti di Dissalazione delle Acque Marine;– Installare apparecchiature domestiche a basso consumo ed, inoltre, agire sui comportamenti individuali delle famiglie, anche attraverso idonee attività promozionali ed informative.

Concludo, infine, questo mio scritto, augurando, a tutti noi, che le idee fondamentali del “Manifesto  dell’ Acqua” (riportate nella Prima Puntata di questa Dissertazione sul “Dramma Acqua nel Mondo”)  possano trovare concreta attuazione nell’ intero nostro mondo Planetario; mi sembra, tuttavia, doveroso insistere, ancora una volta, sul fondamentale Principio dell’ “Acqua intesa come Bene Comune e, come tale, Patrimonio dell’ Umanità” e non come “Merce”, sottoposta alle regole incerte e, spesso, inique del cosiddetto “Libero Mercato”; quanto sta avvenendo, in tema  di privatizzazione del “Bene Acqua”,  in molte parti del Mondo, compresa la nostra Italia, ci deve preoccupare; a mio modo di vedere, occorre cambiare strada perchè, citando Bruno Arpaia, “di questo passo, finiremo per annegare nel nostro futuro, quasi ciechi e con la gola riarsa, mentre tenteremo di nuotare in un bicchiere d’ acqua”.

 26 OTTOBRE   2007     ALDO PASTORE

 Alleghiamo all’articolo di Aldo IL MANIFESTO DELL’ACQUA, elaborato, nel 1998, da un comitato internazionale, diretto dall’ex presidente del Portogallo MARIO SOARES

Questo documento si fonda su quattro idee fondamentali, che integralmente riporto:

1. L’ Acqua, in quanto fonte insostituibile di vita, deve essere considerata un Bene Comune e, come tale, Patrimonio dell’ Umanità e degli altri organismi viventi.

2. L’ accesso all’ Acqua (ed, in particolare a quella potabile) è un DIRITTO UMANO E SOCIALE imprescrittibile ed, in quanto tale, esso deve essere garantito a tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla razza, dall’ età, dal sesso, dalla classe sociale, dal reddito, dalla nazionalità, dalla religione e dalla disponibilità locale di acqua dolce.

3. La copertura finanziaria dei costi necessari per garantire l’accesso effettivo di tutti gli esseri umani all’ Acqua, nella quantità e qualità sufficienti alla vita, deve essere a carico della collettività, secondo le regole da essa fissate, normalmente attraverso la fiscalità ed altre fonti di reddito pubblico. La stessa regola vale per la gestione dei servizi d’ acqua (pompaggio, distribuzione e trattamento).

4. La gestione della proprietà e dei servizi  è una questione di DEMOCRAZIA. In quanto tale, essa è fondamentalmente un problema riguardante i cittadini e non soltanto i distributori ed i consumatori 

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