LA “DECRESCITA”, BURLANDO E GLI IMPRENDITORI LIGURI.

 LA “DECRESCITA”,
BURLANDO  E GLI IMPRENDITORI LIGURI

LA “DECRESCITA”,
BURLANDO  E GLI IMPRENDITORI LIGURI

“FELICI DI CRESCERE!!!!!” Così titolava il convegno tenuto sabato scorso al Palazzo Ducale di Genova promosso e voluto dal governatore Burlando .

Titolo provocatorio? chiedevano i giornalisti di Primo Canale nelle loro interviste agli esponenti di punta dell’economia ligure, convenuti in massa. Provocatorio? Nei confronti di chi?

Considerata l’amarezza post-elettorale e il vento della crisi romana citavano per l’ennesima volta, come in tutte le emittenti televisive che si rispettino, il capro espiatorio di turno : GRILLO.

A chi, tra i convenuti, è stato concausa delle gravi problematiche sul territorio ligure, si cercava di restituire credibilità e titolo a pontificare su quanto fosse contraddittoria la parola  decrescita e l’accezione felice. Insomma l’accusata, invece della mancanza d’intelligenza, di visione di prospettive, di difesa del territorio come patrimonio di ricchezza e di vita, era la nuova filosofia alternativa, quella della “decrescita felice”( e, guarda caso, Grillo).

Agli autori del fallimento territoriale ligure veniva chiesto se era logico , in tempo di crisi, parlare di decrescita e come fosse  interessante, finalmente, un convegno che parlasse di crescita felice.

Con l’arroganza del politico, spesso analfabeta privilegiato, dell’ignoranza  disarmante sul tema delicato e interessante della decrescita propagandata da Latouche e non da Grillo ( tanto per dare a Cesare quel che è di Cesare)  e condivisa a livello internazionale e non “provincialmente italiana” come qualcuno sosteneva, si è potuto udire di tutto e di più.

Lo stesso Burlando fare dell’ironia ”La decrescita in Liguria c’è, la felicità un po’ meno!”

L’ex presidente della Provincia Repetto sostenere ” Non può esserci la decrescita felice, perché è contraddittorio”.

Beppe Costa : “L’imprenditore deve tifare per la crescita, perché la decrescita è disoccupazione!!!!”

Il Sindaco di Savona Berruti, indubbiamente più fresco in tema di contraddizioni tutte savonesi e non solo, parlava di reali rischi di tensioni sull’impatto ambientale portati dalla crescita, ma che la decrescita non porta nulla di buono.
Insomma, tutti tragicamente lontani da una presa di coscienza delle cause vere
del fallimento ligure e della distruzione di un territorio che sotto diversi profili poteva essere la vera risorsa.

Tutti intenti a formulare frasi sconnesse in politichese, sulla pericolosità di una filosofia alternativa di vita che ci porterebbe alla distruzione come se  fosse questo l’argomento centrale delle famiglie liguri.

 
Convegno “Felici di crescere”

 Questo è la Liguria, questo è l’Italia.

L’intelligenza politica ha lasciato il passo, ormai da lungo tempo, alle assurdità lecite del fare analisi e del proporre vecchie e ancor più dannose soluzioni: le grandi inutili e discutibili opere come ad esempio il terzo valico, l’ennesima TAV, merce di scambio alle lobby economiche a carico dello Stato e quindi di noi tutti.

“ Basta opporsi a queste opere, perché altrimenti la città reagisce !!!!” Così con tono minaccioso esordisce dal palco Burlando.

L’intelligenza ha lasciato il passo a omuncoli ignari di partecipare a una guerra invisibile iniziata da altri, ignari di essere comparse, che infarciscono i loro discorsi con termini come spread, Pil, trend, fiscal compact  per rendersi credibili, e fino alla nausea propinarli  come fossero irrinunciabili totem della vita quotidiana, ma  ignari  anche della presa di coscienza del cittadino che sta già reagendo, perché sempre meno disposto ad essere schiavizzato dai bisogni e dalle paure e in cerca di un nuovo senso della qualità della vita.

 

Ogni giorno pillole di paura, precarietà, incertezza, confusione, spingono soprattutto i giovani a non vedere il loro futuro, forse nella vera intenzione di non volerglielo dare.

Convincere qualcuno a non avere il futuro è il miglior modo per manipolarlo e  schiavizzarlo e perché  rinunci alle garanzie costituzionali.

In una Liguria dove, ancor meno che nelle Regioni confinanti, neanche la cultura e la promozione dei beni artistici e paesaggistici ha saputo creato forza lavoro, dove i giovani fuggono e chi resta è costretto ad accettare l’incertezza e la precarietà,  i vecchi politici e i navigati imprenditori cominciano, inspiegabilmente, a usare termini che sospettano come elementi di una silenziosa ma inesorabile rivoluzione.

Non ne conoscono il vero significato, e alcuni mai lo comprenderanno neanche vivessero altre tre vite, ma ne colgono il pericolo.

 E hanno ragione.

La sottile guerra tra l’oligarchia della finanza speculativa, che non è solo italiana ma planetaria, e i popoli delle singole Nazioni è cominciata.

Non si potrà più tornare indietro.

A nulla varranno le falsità sulla dicotomia decrescita- disoccupazione, perché tutti sanno che non è così.

La a causa dell’attuale crisi è di altri , in chi continua oggi a parlare di auspicabile e veloce  crescita, di sviluppo, di grandi opere volano, di speculazioni che possono dare fiato a industrie che in caso contrario chiuderanno definitivamente.

«La decrescita, invece, non è un’alternativa ma una matrice di alternative e non ha dogmi ». Lo dice proprio Serge Latouche e l’obiettivo vero sta proprio nello smantellamento dell’immaginario della crescita, proprio in tempi di crisi.

Il raggiungimento della felicità sta, prima di tutto, nella rottura con il concetto di creazione illimitata di bisogni e di prodotti, ma anche con l’austerità imposta, che priva del necessario per vivere.

Questo fa capire come i malintesi e le controversie sui temi della decrescita siano  voluti da una classe dirigente che ha spianato la strada ai tecnocrati d’assalto, le cui gesta , sostenute da destra e sinistra, abbiamo potuto vedere all’opera nell’ultimo Governo Monti.

Incentivare ecologia e democrazia  non significa voler tornare al passato , ma partire da una critica di fondo al capitalismo liberista e a quello di mercato che non hanno risolto, ma portato problemi alle società, e guardare al futuro.

In Liguria, per anni, si è favorito la decomposizione del tessuto urbano post industriale, la cementificazione del territorio, la distruzione dell’ambiente, senza ridurre il consumo di energia e l’impronta ecologica, ma aumentandone la portata con la combustione da fossili e l’inquinamento urbano, chiamando tutto questo sviluppo.

La speculazione immobiliare sfrenata è stata svenduta come occasione occupazionale e ancora oggi la si offre come soluzione per rimettere in sesto aziende in crisi, mentre è stata proprio il cancro che ne ha determinato la morte rendendone appetibili le aree.

La cura a questi danni spesso irreversibili sta nell’abbandono della religione dell’economia per rivalutare e quindi cambiare prospettive, ridurre là dove  riduzione sta nella produzione di ciò che è dannoso, rilocalizzare dove è necessario dare risposta alla richiesta di lavoro di migliaia di persone.

Il lavoro di auto-trasformazione in profondità della società e dei cittadini è il più importante e bisogna cercare di realizzarlo ogni giorno e non si può aspettare il cambiamento o la democrazia radicale per agire: bisogna utilizzare tutti i mezzi e agire al livello più basso e concreto, dove si possono fare le cose.

E’ una lunga e lenta marcia che porta prima a cambiamenti locali come: banche del tempo, Gruppi di acquisto solidale, monete alternative, comuni virtuosi, città in transizione, Slow cities, le Città post carbone, ma che può e deve cambiare una società che finalmente avrà compreso come si possa essere “FELICI DI DECRESCERE” !!!!!!

 

ANTONIA BRIUGLIA

 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.