La Campagna Elettorale. Il Fascino di una…

La Campagna Elettorale.
Il Fascino di una ‘Serata al Casinò

La Campagna Elettorale.
Il Fascino di una ‘Serata al Casinò

 Questa è la prima Campagna per le Elezioni Politiche Italiane che seguo/seguirò con la pace interiore di non aver niente di meglio da fare, a parte la routine quotidiana. L’ultima volta era durante il nostro lungo periodo da neo-immigrati, dove il tempo bastava appena a sbrigare le pratiche di prima necessità: Motorizzazione, ASL, diversi uffici comunali per accertare l’esistenza della casa di nostra proprietà, in cui avevamo abitato saltuariamente per 5 anni. Si doveva inoltre confermare la mia cittadinanza come 100/100 Italiana e non più EIRE e la necessità di una carta d’identità che non serve quasi a niente per mia moglie. Le elezioni, che se non sbaglio si tennero d’inverno, scivolarono, per forza di cose, in secondo piano. L’antenna della televisione inoltre, volontariamente indirizzata verso canali ‘Tedeschi’, non ci permetteva ancora, forse per ripicca, di vedere quelli italiani in maniera decente. Non ricordo più esattamente chi vinse quelle elezioni, forse perché un vero vincitore non ci fu, come succede spesso da queste parti. So solo che da quel cilindro uscì fuori un personaggio sbiadito, con pochi capelli e con gli occhiali rotondi, che assomigliava molto al direttore della filiale della Sparkasse di Osdorf, und piccolo sobborgo di Amburgo. Per forza di cose fu frettolosamente sostituito da un cavaliere che cominciò a sciabolare per le contrade, raccogliendo consensi e pomodori maturi fino ad immolarsi con un suicidio sull’altare di una giusta causa. C’è comunque da sottolineare a suo credito, che durante il suo breve periodo di potere anche la Merkel raddrizzava automaticamente le orecchie, non appena percepiva nei dintorni un accento Toscano.

 

Ma torniamo al tema ‘Campagna Elettorale’. Quelle che ho vissuto nei due Paesi dove mi sono trovato a trascorrere una buona parte della mia vita, non sono assolutamente da paragonare con ciò che sta appena iniziando a svilupparsi qui, che in fondo è solo un adattamento al tema ‘Elezioni’ di un collaudato sistema di vita: Navigazione a vista ed azioni in ordine sparso. Il tutto guidato da vanità personale o interesse materiale. In molti casi da entrambi i fattori. In Germania invece i piani di regia sono sempre stati simili per decenni: Elezione dopo elezione: Quattro o cinque partiti (sempre gli stessi) si sono presentati, hanno visitato il territorio, esposto il loro programma e poi, almeno negli ultimi trent’anni hanno vinto Helmut Kohl prima e Angela Merkel dopo, con un salutare intermezzo di Gerhard Schroeder. Un esempio di continuità e dedizione alla causa (Deutsches Wunder). Solo che l’anno scorso è successo qualcosa di inconsueto. Un partito di Estrema Destra (un così detto New Entry) ha raggiunto oltre il 10% dei suffragi. Un fatto che ha scombussolato le menti germaniche, così sicure di essere immuni a tutto ciò che succede dalle altre paesi. Una manciata di milioni di Tedeschi che con un voto si dichiarano razzisti. Ma dove si erano nascosti fino ad allora? Cifre alla mano si può tranquillamente dire che facevano parte del Centrodestra, insomma i partiti con la C maiuscola: CDU e CSU, che hanno perso considerevolmente rispetto alla volta scorsa. C’è poi da notare che la C significa Cristiano ma in questo contesto si legge Cattolico. Infatti, la AFD (il nuovo partito di estrema destra) ha stravinto in Sassonia, Baviera e NRW, tre Regioni con popolazione a ‘stramaggioranza’ cattolica.


  In Russia invece, dove sono stato quasi di casa per 15 anni le prime Elezioni Politiche che si possano chiamare tali, si sono tenute nel 1991. Ci siamo tutti chiesti: Dove possono aver imparato a votare i Russi, da secoli abituati solamente ad essere comandati da poteri autoritari. Però ce l’hanno fatta: Ad andare alle urne, votare, fare la spesa (quel poco che c’era al chiosco della Metro) e tornare a casa senza essersi scannati l’un l’altro. OK il risultato -Boris Elzin- non è stato gran ché, comunque meglio che l’incendio del Palazzo d’Inverno. E di certo molto meglio del caos degli ultimi quattro anni e cioè Michail Sergeevic Gorbacev. A questo punto si deve sottolineare che se per noi Europei Occidentali Gorbacev è il simbolo della liberazione da Satana e della caduta della Cortina di Ferro, per il popolo russo ha significato soprattutto Fame e Sete! È stato lui a mandare studenti e Prof nelle campagne a sostituire i contadini, che a loro volta dovevano sostituire i ferrovieri impegnati a chiudere le frontiere del Dagestan. Ci si può immaginare che tutto ciò, accompagnato dall’aumento del 100/100 del prezzo della Vodka, non ha creato un ambiente favorevole al mantenimento del potere da parte di Michail. Il resto è noto, e come sempre tutto colpa, o merito come in questo caso, degli Americani. Sono loro che hanno istigato i Ceceni alla rivoluzione che ha costretto Elzin a chiamare in causa Putin, il quale in poco tempo ha sedato la rivolta, ridato fiducia al paese e vinto tutte le elezioni fino ad oggi, nonostante la presenza di diversi contraenti ad ogni elezione. La Campagne Elettorali in Russia sono molto meno spettacolari che in Italia. La maggior parte dei partiti si affida ai media e molto meno alla presenza personale nel territorio. Solo gli imperterriti Veterani del Partito Comunista continuano a presidiare le piazze ed i crocevia con le loro variopinte divise coperte di medaglie ed i banchetti stracolmi di Blini, Sottaceti e Vodka. Vedremo così, anche quest’anno (non si vota solo in Italia) una Campagna Elettorale poco eccitante. Peccato che Kseniya Sobchak, l’intraprendente ed affascinante figlia dell’ex sindaco di San Pietroburgo abbia deciso di aspettare altri quattro anni prima di scendere in campo.


A questo punto capisco la crescente insofferenza del lettore, seguita dalla domanda: ‘Ma che cosa c’entra tutto questo con la NOSTRA campagna elettorale?’ Ok, ammetto: È solo un tentativo di esporre come potrebbero essere alternative, e ciò che succede in questo Paese, al solo sentir nominare la parola ELEZIONI Politiche. Ho fatto due esempi di Paesi, solo apparentemente diametralmente opposti fra di loro ma che poi si scoprono così simili nel modo di agire e valutare le cose. Per trovare più affinità con il modo nostrano di vedere (vivere) la politica, si dovrebbero scomodare altri esempi, che forse non ci farebbero proprio onore. Anche per questa mania di dover cambiare continuamente la Legge Elettorale. È semplicemente (al primo momento) incomprensibile perché ad ogni elezione si debbano cambiare le modalità solo perché tutti hanno la sensazione che quella in atto li ha svantaggiati all’ultima tornata. Nel secondo momento è chiaro il perché. Il cittadino Italico quando diventa Politico mette da parte tutte le qualità che prima richiedeva dalla politica per poter cercare di mischiare le carte in suo favore. Non se ne frega il cittadino (in veste politica) se pochi mesi prima ha difeso a lancia spiegata La Costituzione più Bella del Mondo impedendo correzioni decisamente necessarie (vedi Senato) usando ragioni sbilenche e frutto di ‘passione’ più che di Ratio. Un’altra ragione forse, per avere ogni volta una nuova regola di voto, ha senz’altro a che fare con la natura puerile del cittadino italico, sempre propenso ad includere il fattore gioco in tutto ciò che fa.


 Il problema è che spesso si tratta di gioco d’azzardo! Anzi è tutto un gioco d’azzardo, con la Nazione trasformata in un grande Casinò. Come nella politica, i primattori camuffati da Croupier, si assomigliano tutti, con l’aspetto impeccabile a promettere serietà, ma con un solo intento: Ammaliare il cliente, guadagnare la sua fiducia, quasi quasi mostrarsi complice, per poi indurlo, con un gesto azzardato a puntare tutto su una promessa che raramente verrà mantenuta, e se sì, non certo per intero. L’offerta è variopinta, pronta a soddisfare i gusti più svariati. La Roulette si adatta ad un ventaglio ampio di clientela; Ci sono soprattutto quelli più semplici o forse anche più pigri, che si accontentano di fare la loro croce su un simbolo, puntando semplicemente sul colore, ma anche sfidando il ‘Rien ne va plus’ con una puntata sul ‘en plein’. La Roulette però si addice anche all’elettore così detto cerebrale, che studia le possibilità di combinazioni e sistemi complicati, basati anche su tutte quelle regole studiate a complicare il gioco per confondere il cliente e incanalarlo su una decisione che in fondo sarà solo frutto della frustrazione di non capirci più niente. Decisione ben preparata dal sistema. Regole che rispondono a nomi come: Soglia di sbarramento, che in caso sfortunato convogliano i voti su candidati non graditi. Oppure anche collegi uninominali, liste di coalizione. Addirittura, Liste Civetta! I tavoli Roulette sono sempre i più visitati, malgrado sia più difficile fare vincite consistenti. Forse è il fatto che lì, alla Roulette è più facile rimanere un poco nell’anonimato ed in più non si è quasi mai soli nel seguire un certo metodo o a dover ammettere, con i fatti, la propria incompetenza in materia. È qui che trovi gli sprovveduti che credono ancora alle promesse sbilenche; Dai 1000 Euro per tutti e Tasse per nessuno alla favola delle regole eque e delle pari opportunità. Qui c’è ancora chi si diverte nel vedere il vecchietto mal ridotto, sia fisicamente che di ‘comprendonio’ che fa capolino da dietro il Croupier ed incita i clienti a puntare alto con il pollice verso il cielo e la dentiera traballante. Decisamente da Roulette sono i seguaci dei movimenti razzisti -sempre più numerosi e fastidiosi- dato che solo lì trovano una possibilità di partecipazione al gioco, adatta alle loro capacità e consona con le loro convinzioni: Puntano sempre sul Nero.


Gli altri giochi – Poker, Black Jack, Chemin de Fer ecc.- attirano un minor numero di clienti, non solo per le regole a volte complicate. Questo tipo di giochi conferisce una certa esclusività, che può anche essere intesa come superiorità. Qui si trovano spesso i sedicenti progressisti, assolutamente in qualche modo di sinistra, per niente appartenenti alla casta dei Lavoratori, ma decisamente attivi nella difesa dei loro diritti.  Insomma, i sempre presenti RADICAL CHIC. Questa particolare tipologia di partecipanti si presenta ad ogni tornata sotto stemmi e nomi nuovi, forse perché quelli vecchi, all’ultima festa, non avevano portato frutti. I nomi di questi gruppi la raccontano lunga sulle loro intenzioni ed i loro programmi, alcuni dei quali suonano addirittura autolesionisti, anzi pericolosi per tutti, come ad esempio ‘Potere Al Popolo’. Chi invece ha ancora difficoltà di posizionarsi nelle zone giuste della Grande Sala sono i seguaci del potere della rete, che a pensarci bene potrebbero personificare i pensieri di Evgenij Morozow, immortalati nell’opera: ‘L’Ingenuità della Rete’. Oltre ai buoni propositi di regalare denaro personale a favore della comunità, gli altri punti del loro programma rimangono alquanto nebulosi. Un giorno a favore di una EU, ma al fianco dei movimenti antieuropeisti e separatisti. D’improvviso sono saldamente ancorati all’EURO ma vogliono pagare tutto con Bitcoin. Non promettono la luna ma dall’alto delle loro 5stelle sbruffone e settarie presentano solo una parodia di programma, con tante voci lodevoli dal punto di vista teorico ma poco realistiche nel pratico. Prendiamo ad esempio la promessa di uscire da fonti di energia fossile nel giro di una legislatura.

 Intanto l’atmosfera comincia a scaldarsi; I Croupier si sono tolti la giacca e brindano con i clienti del tavolo accanto, mentre la signora per bene ha raccolto la sua vincita e si avvia di nascosto verso la cassa. Il Radical Chic ha sciolto il suo codino grigio e declama ad alta voce i versi di uno sconosciuto ‘Compagno’ siberiano, mentre il vecchietto con la dentiera traballante cerca di convincere l’hostess in minigonna ad accompagnarlo alla casa di riposo. Verso Mezzanotte la situazione va fuori controllo: I moderati hanno rubato le palette ai Croupier e cominciano a picchiarli sulle mani e sulla testa, mentre tutti i Radical Chic sono improvvisamente d’accordo che sia ora di indire un referendum e mandano qualcuno a confiscare il vino e i tramezzini. I gruppi razzisti, delusi di non aver trovato nessun Negro, cominciano a distruggere tutto ciò che è di colore rosso. Il vecchietto con la dentiera traballante sta facendo razzia di gettoni con una mano mentre nell’altra stringe un GinTonic oramai annacquato. Gli unici tranquilli sono i seguaci del Movimento, con gli sguardi fissi sui loro Tablets in attesa di una ispirazione celeste.

Mi sveglio sudato e riesco appena a percepire una voce di donna che annuncia in modo accorato, ed in qualche modo grato, che non vi sono stati bambini fra le vittime.

Paolo Bianco

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