Italia

Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta …

Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta…

o per caso l’italico spirito è sempre più addormentato, perché il divario Nord – Sud, anziché tendere al livellamento, tipico di ogni fenomeno fisico che evolve naturalmente in un sistema “chiuso”, aumenta invece a dismisura? Il fenomeno avviene contro le Leggi naturali e questo è davvero incomprensibile. Forse era meglio un’Italia spezzettata ma nella quale si scambiavano egualmente uomini merci e idee?

Per la Lega no. La Lega vagheggiava (o vagheggia ancora, seppur prudenzialmente in modo velato) tre repubbliche federali. Ma sia che in Liguria ci si senta padani dell’oltre Po o semplicemente Italiani, si vive in una Regione dove la sanità non fa parlare negativamente di sé, dove la spazzatura non si ammucchia neppure nei vicoli, dove nelle classi delle scuole elementari i bambini trovano naturale porre la carta in un cestino, la plastica in un altro e le lattine in un altro ancora. La maggior parte di noi non trova strano separare i rifiuti, non sprecare il vetro e i metalli in una discarica, probabilmente questo accade perché nel nostro status culturale è normale pensare che ci saranno generazioni dopo di noi e dopo il petrolio. Pertanto sappiamo capire il valore che possedeva un manufatto metallico nel periodo antecedente la prima rivoluzione industriale, sappiamo capire quanta energia richiede trasformare in metallo un minerale e sappiamo capire che il riciclo è soprattutto enorme risparmio di energia. Spontanea la domanda: “e dopo il petrolio”? I nostri pensieri sono un semplice fatto di cultura? Di semplice buon senso? Negarlo sarebbe preoccupante.

Ma a Sud del 42° parallelo la domanda sopra formulata non viene neppure in mente, la sanità fa spesso parlare di sé con episodi che appaiono incredibili e invece sono tragicamente veri, a sud di questo parallelo l’Italia non s’è mai “desta” visto che in due città (Napoli e Palermo) abbiamo avuto e continuiamo ad avere “l’emergenza rifiuti”. Malignamente si potrebbe osservare che il termine “emergenza” è già un abuso di linguaggio: un’emergenza si verifica per un evento naturale che mette a rischio una comunità, mentre l’emergenza campana è stata causata dai campani medesimi, che non sanno dove smaltire i rifiuti pur producendone in abbondanza, ma trovano “naturale” sbolognarli agli altri.

C’è voluto l’intervento dell’Esercito per potere creare delle discariche e farle gestire. Emergenza finita? Proprio no, la spazzatura invade nuovamente Napoli; camion per il trasporto dei rifiuti dati alle fiamme da qualche “arrabbiato”, così come mesi fa i cosiddetti “disoccupati organizzati” facevano scendere i passeggeri dei bus urbani per darli alle fiamme (tanto paga il contribuente).

Come può essere definita “civile” una comunità in cui si rende necessario l’intervento delle Forze dell’Ordine per assicurare lo svolgimento dei servizi essenziali? Sembra quasi che il cittadino quadratico medio di Napoli consideri naturale che lo Stato risolva i suoi problemi logistici trasportando i rifiuti prodotti in altre regioni in modo da assicurare “aria salubre” ai residenti. Ma era così anche sotto i Borboni? Chissà … “una emergenza non naturale” l’ha definita con proprietà di linguaggio Guido Bertolaso, recentemente.

 Ma si può aggiungere anche una nota di colore: in un TG ci viene riportata la notizia dello sciopero della fame di un sindaco per l’apertura di un seconda discarica nel suo territorio visione personalistica del problema? Stato “assente” in un Sud che vuole ancora più privilegi o semplice “sonno della ragione che produce mostri”?

Cari Leghisti, e se invece della Padania e delle tre repubbliche federali, miraste semplicemente al ripristino del Regno delle due Sicilie? Tutto sommato come Parigi valse bene una messa, pure Roma varrà pure un piccolo sacrificio … e poi sarebbe quasi città di confine. Ma sto solo scherzando seriamente… Io, nato ben sotto il 42° parallelo, oltre lo “stretto” su cui qualcuno pensa a un bel ponticello, vivo nel Nord da una vita, pur sentendomi esule anche in Liguria e senza un riferimento di “patria” alla quale appartenere. Ciò non mi impedisce di osservare con un certo spirito “neutro” ai fenomeni di cronaca recente e di concludere, non senza una punta di amarezza, che l’Italia è stata fatta, ma creare uno spirito di appartenenza comune, è ben lungi dal divenire.

Salvatore Ganci       29 settembre 2010

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