Intellettualandia: la nuova rubrica che esplora, con spirito caustico e sorriso sarcastico, il magico mondo degli intellettuali.

Benvenuti a Intellettualandia
La rubrica settimanale che esplora, con spirito caustico e sorriso sarcastico, il magico mondo degli intellettuali.

Ogni domenica apriamo le porte di questo strano luna park del pensiero per presentarvi una figura simbolica del nostro tempo: non mancheranno filosofi assorti, politologi infallibili (a posteriori), sociologi multitasking, storici ossessionati dal passato e ogni altro esemplare della specie intellectus sapiens, quella che parla difficile per non farsi capire.
Non si offenda nessuno (o almeno si offenda con stile): Intellettualandia non vuole demolire, ma semplicemente smontare e osservare — con la lente del buon umorismo — i tic, i vezzi e le pose di chi si prende sempre molto sul serio. Questa settimana:

GLI INTELLETTUALI

Gli Intellettuali: quei magnifici equivoci dell’umanità
C’è una categoria dell’umanità che, più delle altre, si distingue per la sua capacità di dire cose complesse per non dire nulla. No, non stiamo parlando dei politici, ma degli intellettuali — quelle creature rare e affascinanti che si aggirano tra librerie polverose, conferenze con buffet e rubriche culturali su giornali che leggono solo loro.
L’intellettuale vero non parla mai. “Elabora concetti”, “problematicizza”, “decostruisce il senso”. Se una persona comune vede un tramonto e dice “che bello”, l’intellettuale lo guarda e scrive un saggio in sette capitoli per dimostrare che il tramonto è in realtà una costruzione capitalistica del tardo romanticismo occidentale. Con note a piè di pagina.

L’abbigliamento: tra il trasandato e il strategicamente casual
Li riconosci subito. Sciarpe anche ad agosto, occhiali spessi, barba lunga (per gli uomini) o capelli volutamente arruffati (per tutti gli altri generi, perché l’intellettuale è fluido, ma solo nel lessico). Indossano giacche di velluto color ruggine o nero esistenziale e hanno sempre un libro sottobraccio, che non leggeranno mai ma è importante che si veda. Il titolo? Qualcosa di russo o francese. Mai italiano, ché sennò sembri provinciale.

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Il loro habitat naturale
Li trovi nei salotti televisivi alle 23:45, dove esordiscono con un “ma il problema è più complesso” e poi parlano per quindici minuti senza rispondere alla domanda. Oppure li trovi nelle pagine culturali dei giornali, dove analizzano l’ultimo trend di TikTok come fosse un’opera di Pasolini. “Il balletto dei ragazzini di oggi è un grido silenzioso contro l’alienazione post-industriale.” Certo, professore. Certo.

Il rapporto con la realtà: complicato
L’intellettuale non ha mai guidato un motorino, non fa la spesa, non sa come si scarica un’app. Vive sospeso in una bolla concettuale, dove tutto è simbolico e niente è pratico. Il mondo reale è una seccatura. Lui preferisce il metamondo delle idee. E quando vota, vota sempre “criticamente”, cioè lamentandosi di tutto e poi scegliendo il partito più marginale per poter dire “ve l’avevo detto” dopo.

L’ego: un universo a sé
L’intellettuale ha opinioni su tutto, anche (soprattutto) su ciò che non conosce. Perché la sua arma segreta è l’autorevolezza autoproclamata. Non importa cosa dica, lo dice con abbastanza sicurezza da sembrare giusto. E se lo smentisci con dati alla mano, lui risponde con la frase magica: “Il dato è un costrutto epistemologicamente discutibile.”

Che mondo sarebbe senza intellettuali? Forse un po’ più semplice, ma molto più noioso. Dopotutto, sono loro che ci insegnano che una banalità detta in modo complicato… può diventare una carriera

La settimana prossima toccherà ai POLITOLOGI

L’ esploratore di cervelli complicati

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