Intellettualandia: il Giurista dei Massimi Sistemi

Benvenuti a Intellettualandia
La rubrica settimanale che esplora, con spirito caustico e sorriso sarcastico, il magico mondo degli intellettuali.

Ogni domenica apriamo le porte di questo strano luna park del pensiero per presentarvi una figura simbolica del nostro tempo: non mancheranno filosofi assorti, politologi infallibili (a posteriori), sociologi multitasking, storici ossessionati dal passato e ogni altro esemplare della specie intellectus sapiens, quella che parla difficile per non farsi capire.
Non si offenda nessuno (o almeno si offenda con stile): Intellettualandia non vuole demolire, ma semplicemente smontare e osservare — con la lente del buon umorismo — i tic, i vezzi e le pose di chi si prende sempre molto sul serio. Questa settimana:

Il Giurista dei Massimi Sistemi

È una creatura rarissima, ma in via di moltiplicazione spontanea: il Giurista dei Massimi Sistemi.
Non è avvocato, non è giudice, non è nemmeno praticante: è molto di più.
Lui interpreta il diritto con la stessa leggerezza con cui Eraclito interpretava il fuoco.

Se ti capita di incontrarlo, lo riconosci subito:

  • ha lo sguardo severo di chi ha letto il Codice Civile come fosse un poema epico,
  • una libreria piena di testi mai sottolineati (sono da esposizione),
  • e un tono di voce che si colloca tra la sentenza di Dio e il commento di Zagrebelsky.

Il suo habitat naturale
Lo trovi in convegni dal titolo «La giustizia oltre la norma. Diritto, estetica e tartarughe di Kant».
Parla solo in terza persona e cita frequentemente “quel che sostiene Bobbio, ma anche Kelsen, se lo si legge nel testo originale del ’34, edizione critica…”.
Quando lo inviti a un dibattito, ti chiede: «È previsto un tavolo rotondo o una disposizione panoptica alla Foucault?»

La sua arma preferita: l’ambiguità normativa
Per lui, la legge è sempre da interpretare, possibilmente contro se stessa, e ogni comma nasconde almeno cinque livelli di significato, tre dei quali riservati agli adepti del foro platonico.
Se gli chiedi un parere su una multa per divieto di sosta, parte con un’analisi sull’habeas corpus, si perde su Locke, e chiude dicendo:
“In ogni caso, è una questione di bilanciamento fra valori costituzionalmente rilevanti.”

Non si sporca le mani
Non ha mai fatto una causa vera, ma scrive articoli con titoli come:

  • “Ontologia giuridica dell’interdetto giudiziale: un percorso tra Husserl e l’articolo 428 c.c.”
  • oppure: “La responsabilità oggettiva della forma contrattuale nell’epoca post-hegeliana del diritto debole.”

Se viene coinvolto in un caso concreto, risponde:  «Io mi occupo di sistemi, non di sinistri in via XX Settembre.»

Simbolo identitario
Indossa occhiali spessi (anche se ha dieci decimi) e una sciarpa in tutte le stagioni. La sciarpa è il suo avviso di garanzia culturale. Senza, si sentirebbe un commercialista.

Profilo sintetico:

  • Lingua madre: latino giuridico arcaico.
  • Principale paura: la semplificazione normativa.
  • Cosa sogna la notte: essere citato in una nota a piè di pagina di Cassese.
  • Cosa odia di più: gli avvocati che vincono le cause senza citare Kant.
  • Cosa non ha mai fatto: parcheggiare in regola. (Ma solo per contestare il concetto stesso di “regola”.)

L’ esploratore di cervelli complicati

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