In ricordo di Giampaolo Parini
Ho conosciuto Giampaolo Parini nel 1964, in occasione della sua personale presso la Galleria “La Fontana”, a Savona
IN RICORDO DI GIAMPAOLO PARINI
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IN RICORDO DI GIAMPAOLO PARINI |
Ho conosciuto Giampaolo Parini nel 1964, in occasione della sua personale presso la Galleria “La Fontana”, a Savona. Erano tempi in cui esponevano in città (era ancora attiva la gloriosa Galleria Sant’Andrea), oltre a pittori “di casa”, come Bossi, Caldanzano, Pollero, Virio, Agostani, Berzoini e il giovane Bonelli, anche “foresti” come il francese Daniel Bec, lo spagnolo José Ortega e – ricordo ancora lo stupore e le perplessità degli ambienti tradizionalisti savonesi – l’americano Andy Wahrol. Era l’epoca in cui si discuteva di Informale, Nuova Figurazione e Pop Art. Giampaolo Parini Alla Galleria “La Fontana” si potevano incontrare personalità di spicco del mondo artistico locale come il pittore Giorgio Bonelli – tragicamente scomparso nel 1986, investito da una macchina in Via del Santuario – , la scultrice Renata Cuneo, il critico Dante Tiglio, la giornalista e scrittrice Nalda Mura, e il giovane artista (nato a Neive nel 1941) e professore di discipline pittoriche al Liceo Artistico “Arturo Martini” Giampaolo Parini. Ricordo il suo tratto garbato e semplice, ma anche il suo rigore, la sua serietà e il suo impegno politico-sociale; il suo “fare” artistico non è mai stato un mero esercizio formale, un estetismo fine a se stesso, pur nell’eleganza classicheggiante del suo stile figurativo; non per niente i suoi “nudi femminili” richiamano più il Botticelli che Picasso o Guttuso (si veda la Litografia con nudo femminile o anche il piatto in ceramica decorato a ingobbio con Nudo di donna) e, nella scultura, fa pensare più al Giambologna che ad Agenore Fabbri (si veda la Sirena dormiente adagiata vicino al mare nel porto di Savona).
Trittico Consigli di Amministrazione e repressione Questo non toglie che Parini abbia raggiunto esiti personalissimi nell’ambito di quella che è stata definita Nuova Figurazione da storici dell’arte e critici come Antonio Del Guercio, Dario Micacchi e Duilio Morosini; mi riferisco, in particolare, al trittico Consigli di Amministrazione e repressione, acrilico su tela del 1970, che gli valse il premio Suzzara di quell’anno. Nel pannello centrale due nudi maschili stanno uno di fronte all’altro; il nudo di spalle con un fucile è il carnefice, il nudo inerme che gli sta di fronte è la vittima. Nei due pannelli laterali vediamo all’opera i dirigenti (ir)responsabili di quello che avviene nella parte centrale: sono i membri del consiglio di amministrazione che ha deliberato la condanna, non sappiamo nemmeno perché (ma forse non lo sanno nemmeno loro, se consideriamo il loro atteggiamento annoiato e quasi infastidito di chi non vede l’ora di “toglere la seduta”). Qui le figure dei “dirigenti”mi ricordano la feroce e cruda maniera con cui George Grosz e Otto Dix rappresentano la corrotta borghesia tedesca negli anni Venti e Trenta del Novecento. Giampaolo Parini “ACQUARIO” pannello in ceramica cm 200 x 150 modellato e decorato sottovernice Una sua mostra memorabile è stata anche quella dedicata alle Dieci variazioni sul tema della taranta (a Pozzo Garitta, dal 3 al 24 novembre del 2013); le variazioni su questa danza rituale, sulla quale ha scritto pagine mirabili Ernesto De Martino, sono molto piaciute a Nichi Vendola, il poeta politico (o il politico poeta) allora presidente della Puglia, che così le ha commentate: “Ballano a due a due le giovani donne ritratte da Giampaolo Parini, racchiuse in abiti dai colori smaglianti, sollevati a giro da incedere del cambio di passo del ritmo della musica che la muove…Il punto da cui si parte è la sofferenza femminile che, nel tarantismo, si esprime come esperienza di una doppia disuguaglianza, di classe sociale e di genere…La forza delle tele dipinte ad olio da Parini è tale da consegnarci in una immagine la vicenda di un lungo e complesso percorso, antropologico e storico, di condurci a riflettere sulle ragioni della tradizione e della modernità, della sacralità e della profanazione liberatrice”. Caro Giampaolo, anche il tuo è stato un lungo e complesso percorso artistico e umano, hai dedicato la tua vita all’arte e l’arte ha fatto sì che tu continuassi a vivere nella vita delle tue opere. Perché l’arte, come l’amore, quando è vera, è più forte della morte. |