IL TRAMONTO DEL CARBONE

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
PARTE PRIMA
IL TRAMONTO DEL CARBONE
La Commissione dell’Unione Europea ha deciso che entro il 2014, la produzione di Carbone verrà a cessare. Dovrebbero ragionarci un po’ su gli incalliti sponsor dei carboni fossili, che continuano ad operare (purtroppo) nel Comprensorio Provinciale della nostra Savona 

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO

PARTE PRIMA
IL TRAMONTO DEL CARBONE
La Commissione dell’Unione Europea ha deciso che entro il 2014, la produzione di Carbone verrà a cessare. Dovrebbero ragionarci un po’ su gli incalliti sponsor dei carboni fossili, che continuano ad operare (purtroppo) nel Comprensorio Provinciale della nostra Savona
 

In assenza del carissimo Alter, è rimasto a me il compito di approfondire, in maniera più completa, i temi del RUOLO DEL CARBONE nella genesi della PRIMA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE e dell’inarrestabile declino del suo utilizzo nell’evoluzione produttiva attuale e futura.

Gli storici datano il decollo della Prima Rivoluzione Industriale attorno agli anni ottanta del 1700, allorquando entrarono in funzione, per la prima volta, le macchine a vapore, alimentate a carbone, nell’Industria Cotoniera Britannica; i guadagni in termini di produttività furono stupefacenti: tra il 1787 ed il 1840 la produzione britannica balzò da 22 Milioni a 366 Milioni di Libbre, mentre i costi di produzione caddero in forte ribasso.

Dopo il 1830, la tecnologia a vapore, alimentata a carbone, si diffuse in Europa ed incominciò ad essere sfruttata al pieno delle proprie potenzialità.

In Belgio, soprattutto, il numero delle macchine a vapore venne a raddoppiare tra il 1830 ed il 1838; nel 1850 questa Nazione divenne altamente industrializzata, con 2.300 macchine a vapore, che producevano 66.000 cavalli di potenza.

La Krupp introdusse la prima macchina a vapore in Germania nel 1835.

In Francia ed in Italia, l’avvento e l’utilizzo del carbone è avvenuto più tardivamente, vale a dire in pieno ottocento; tuttavia, il suo impiego è stato, da sempre, di notevole entità; in proposito, un cenno particolare va rivolto alla nostra Savona, ove il carbone è stato il promotore di una economia assolutamente straordinaria: ne sono testimonianza lo splendido trattato di Nello Cerisola “STORIA DELLE INDUSTRIE SAVONESI” e, soprattutto, la concreta realizzazione del percorso funiviario che collegava, in modo esemplare, il Porto della Città con l’Entroterra Valbormidese.

Negli anni successivi, il Carbone è diventato, per così dire, il “Padre” dell’ Europa Moderna e questo non solo perché (come ha correttamente evidenziato Mario Deaglio)

“La prima guerra mondiale si combattè attorno alle miniere di carbone e di ferro dell’ Alsazia e della Lorena, ma anche perché, proprio per superare lo storico contrasto che opponeva duramente Francia e Germania, venne costituita, nel 1951, la CECA (COMUNITA’ EUROPEA DEL CARBONE E DELL’ACCIAIO) primo mattone di quella costruzione economico-politica che, oggi, si chiama UNIONE EUROPEA. E i primi treni a traversare le frontiere comunitarie, senza pagare dazi, furono i lunghi, grigi convogli che spostavano carbone e ferro tra i sei Paesi dell’originaria intesa europea.”

Ma, oggi, le cose non stanno più così e stanno rapidamente mutando:

“L’UNIONE EUROPEA NON VA PIU’ A CARBONE”

Questo è il titolo dell’Articolo de “LA STAMPA” del 22 Luglio 2010 (pag 23).

Perché questo titolo? La ragione è estremamente semplice:

“La Commissione dell’Unione Europea, presieduta da Josè Manuel Barroso, ha prescritto che non potranno più essere concessi aiuti finanziari ai produttori di carbone e, quindi, ai titolari delle miniere.

I sussidi in essere (2,8 Miliardi di Euro nel 2008) dovranno essere gradualmente eliminati entro il 2014; nel frattempo, potranno essere finanziate soltanto le riorganizzazioni operative, finalizzate alla cessazione dell’attività.

In ogni caso, entro il 2014, la produzione di Carbone verrà a cessare.”

La tabella sottostante sintetizza, in maniera emblematica, le modificazioni quantitative che si sono verificate nella produzione del Carbone in Europa dal 1962 ad oggi; l’attuale Proposta U.E. indica la strada della completa chiusura estrattiva.

E’ ovvio, peraltro, che la proposta stessa dovrà pervenire sul tavolo dei diversi Governi ed, infine, all’approvazione definitiva del Parlamento Europeo.

A questo punto, viene spontaneo chiedere: DA DOVE NASCE L’ESIGENZA DI ASSUMERE UN PROVVEDIMENTO COSI’ DRASTICAMENTE RISOLUTIVO?

La risposta a questo fondamentale quesito è fornita dai seguenti fatti e relativi dati:

Nel Gennaio 2007, l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite ha pubblicato il suo Quarto Rapporto di valutazione.

Venticinquemila Scienziati di ogni disciplina e campo di studio, provenienti da più di 130 Nazioni, hanno speso anni a condurre indagini sul campo, raccogliere dati, cercare modelli di simulazione al computer e pubblicare studi, culminati, infine, nella pubblicazione del più esauriente rapporto mai stilato sullo STATO DELLA BIOSFERA TERRESTRE.

Questo rapporto giunge alla conclusione che il riscaldamento globale, indotto dalle attività umane, sta già influenzando il clima e la chimica della terra, minacciando gli ecosistemi e le specie, da cui dipende la nostra sopravvivenza

. Secondo l’IPCC, la concentrazione globale di BIOSSIDO DI CARBONIO (CO2) nell’ atmosfera è aumentata dal valore preindustriale di 280 PPM (Parti Per Milione) a 379 PPM nel 2005.

L’attuale concentrazione di CO2 nell’atmosfera terrestre supera di molto la banda naturale di oscillazione rilevata negli ultimi 650.000 anni (da180 a 300 PPM), stabilita esaminando i ghiacciai profondi.

. La concentrazione atmosferica globale di METANO è aumentata rispetto al valore pre-industriale di circa 715 PPB ( Parti Per Miliardo) a 1774 PPB nel 2005.

Come la concentrazione di CO2, anche quella di Metano, nell’atmosfera di oggi, supera, di gran lunga, la banda naturale di oscillazione degli ultimi 650.000 anni.

. La concentrazione nell’atmosfera di PROTOSSIDO DI AZOTO (N2O), il terzo principale Gas-Serra, è aumentata dal valore pre-industriale di 270 PPB a 319 nel 2005.

Insieme, questi tre Gas- Serra stanno diventando sempre più diffusi nell’atmosfera Terrestre e stanno intrappolando il calore creato dalla radiazione solare che colpisce la crosta terrestre, impedendogli di disperdersi nello spazio (EFFETTO SERRA).

Il risultato è che l’atmosfera terrestre si sta riscaldando molto rapidamente: undici degli ultimi vent’anni sono stati fra i dodici anni più caldi, da quando si iniziarono a registrare i dati meteorologici, verso il 1850.

–   Quali sono le conclusioni di questo FONDAMENTALE RAPPORTO?

Noi le possiamo così sintetizzare:

1)  Il riscaldamento atmosferico globale non è altro che il CONTO ENTROPICO, presentatoci dalla prima, ma anche, dalla seconda rivoluzione industriale (fondata, sotto il profilo energetico, sull’utilizzo massiccio del petrolio e dei suoi derivati).

Il mondo industrializzato ha bruciato ingenti quantitativi di carbone, petrolio e gas naturale al fine di permettersi un elevato stile di vita.

Il biossido di carbonio e gli altri gas serra, che ne sono derivati, ora, per converso, stanno soffocando l’atmosfera terrestre.

 

2)   Proseguendo o (peggio) accentuando l’attuale modo di produrre e di consumare, gli esseri umani condurranno il pianeta verso un tragico destino.

L’IPCC stima che il raddoppio della concentrazione del biossido di Carbonio nell’atmosfera terrestre, molto probabilmente, provocherà un riscaldamento della superficie terrestre fra i 2 ed i 4,5 gradi Celsius, con effetti disastrosi sugli equilibri geologici ed idrologici planetari e con l’estinzione di una quota, compresa tra il 20 per cento ed il 70 per cento delle specie viventi, attualmente conosciute.

 

3) Ne consegue un semplice avvertimento: dobbiamo modificare il nostro modo di produrre e di consumare , ma, verosimilmente, anche il nostro modo di concepire  l’esistenza sul Pianeta “Terra”.

In particolare, dobbiamo porci la seguente domanda: QUALE FUTURO POTREMO LASCIARE, IN EREDITÀ, ALLE GENERAZIONI CHE VERRANNO DOPO DI NOI?

Per queste ragioni e nell’attuale contesto, dobbiamo progressivamente abbandonare i sistemi energetici che sono stati ala base della prima rivoluzione industriale (CARBONE) e della seconda rivoluzione (PETROLIO) per imboccare la strada delle energie naturali rinnovabili e dell’energia nucleare di quarta generazione (allorquando questa potrà essere, in un prossimo futuro, messa a disposizione, senza incorrere nelle gravi ed intollerabili contro indicazioni attuali)

 

4)  La prescrizione della Commissione Europea (precedentemente citata) va in questa direzione, nel senso che rappresenta un forte segnale politico per l’impostazione di una nuova scelta energetica.

E’ vero che qualcuno, a questo punto, potrà obiettare: se non è più possibile utilizzare carbone europeo, rivolgiamoci agli altri Continenti (ed, in particolare, agli Stati Uniti ed alla Cina), ma la risposta è insita nelle argomentazioni sopra esposte:

Dobbiamo chiederci: a quale prezzo, non soltanto economico, ma, soprattutto, entropico!

Per questa ragione, insisto: LA DECISIONE COMUNITARIA PUO’ RAPPRESENTARE IL PRIMO PASSO PER LA CREAZIONE DI UN MONDO MIGLIORE.

Ma, giunti a questo punto, domandiamoci: l’Italia va veramente in questa direzione?

Direi di NO: porto tra i tanti esempi a nostra disposizione, uno soltanto :

quello del QUARTIERE TAMBURI DI TARANTO, ove è collocata l’ILVA, vale a dire l’Azienda che utilizza il Carbone fossile, sotto forma di Coke, per trasformare in acciaio le colate incandescenti di ghisa.

Quartieri Tamburi di Taranto

Sembra di essere tornati molti anni all’indietro, alle condizioni di lavoro mirabilmente descritte e musicate da Vittorio Tommasini (FARFA) e Giuseppe Manzino nell’Opera Lirica “BINARIO”, dove gli operai morivano inceneriti dalle fiamme della fonderia;

uscendo di metafora, desidero evidenziare che nel Quartiere Tamburi di Taranto, a causa dell’impiego del Carbone e delle ancestrali metodiche di lavorazione, è ricomparso il BENZOAPIRENE (Idrocarburo Policiclico, derivato dalla combustione del Carbone), con una media annuale (2009) superiore del 30 per cento, rispetto a quella abitualmente osservata.

Aggiungo che, secondo l’ ARPAL (AZIENDA REGIONALE PER LA PROTEZIONE DELL’AMBIENTE) il 98 per cento del BENZOAPIRENE, respirato dai Tarantini, proviene proprio dalla COKERIA DELL’ILVA; sono dati che si commentano da soli e che ci dovrebbero indurre ad una profonda meditazione.

Dovrebbero, in particolare, ragionarci un po’ su gli incalliti sponsor dei carboni fossili, che continuano ad operare (purtroppo) nel Comprensorio Provinciale della nostra Savona.

In conclusione di questo mio scritto, mi limito a rivolgere verso questi Signori TRE ELEMENTARI DOMANDE, relative ai principali progetti industriali della nostra Provincia, fondati sull’Economia a Carbone.

Tralascio, per ragioni di brevità, i problemi connessi all’Ambiente ed alla salute dei nostri concittadini, lasciando queste incombenze ad altri, più esperti di me nelle relative materie:

1) NUOVO PROGETTO DELLA CENTRALE TIRRENO-POWER DI VADO LIGURE

E’ previsto il potenziamento dell’attuale Centrale, secondo le seguenti linee programmatiche: 

DOMANDA: All’inizio del 2015 (anno presumibile del fine lavori) DOVE ED A QUALI COSTI si potrà trovare il Carbone, indispensabile per il funzionamento dell’intero complesso?

 

2) TUNNEL SOTTERRANEO – SOTTOMARINO CHE UNISCE GLI ALTI FONDALI DEL PORTO DI SAVONA ALLA STAZIONE DI SAN ROCCO E, SUCCESSIVAMENTE, ALL’ITALCOKE DI BRAGNO

Come riferito dai quotidiani locali, l’opera comprende:

  1. la realizzazione di due tunnel collegati, per una lunghezza complessiva di 1.600 metri circa (il primo da 500 metri, lungo la banchina del Terminal Alti Fondali ed il secondo da 1.100 metri, sotterraneo a 40 metri di profondità, conducente alla stazione di San Rocco);
  2. l’installazione di un nastro trasportatore e degli impianti ad esso connessi (sistema di video – camere e monitoraggio, tramite software avanzati, del funzionamento del sistema di trasporto);
  3. la realizzazione della stazione di San Rocco (stazione internodale, dove il carbone in arrivo viene caricato sui vagonetti);
  4. sistema di trasporto Aereo, tramite 1.240 vagonetti che porteranno il carbone dalla stazione di San Rocco a San Giuseppe di Cairo Montenotte, con una potenzialità di 420 tonnellate/ora per 24 ore al giorno.

Il costo complessivo dell’opera dovrebbe ammontare a 36 Milioni di Euro (intervento finanziato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) .

DOMANDA: Con il prevedibile tramonto del carbone, l’impianto verrà utilizzato per il trasporto di altre merci da Savona alla Valle Bormida oppure verrà dismesso ed abbandonato al proprio, tragico destino?

 

3)  IMPIANTO DEL DEPOSITO DI CARBONE PRESSO L’ITALCOKE DI BRAGNO

Il solo piano di monitoraggio ambientale del Deposito e della Fabbrica verrà a costare circa 18.000 Euro; lascio immaginare quali oneri potrà comportare l’adeguamento dell’intero complesso alle più elementari norme di Legge; è sufficiente osservare (anche da lontano) le colonne di fumo nero che si levano, quotidianamente, dai camini della fabbrica.

DOMANDA: Dobbiamo pensare di salvare questo complesso industriale oppure dobbiamo impegnarci per realizzare diverse modalità produttive?

E’ facile immaginare che le tre domande formulate rimarranno senza risposta

 

ALDO PASTORE                                              30 Settembre 2010

 

 

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