Il nuovo fascismo alle porte? (Prima parte)

IL NUOVO FASCISMO E’ ALLE PORTE?
(Prima Parte)

 

IL NUOVO FASCISMO E’ ALLE PORTE?

(Prima Parte)

I sanculotti

“S’ils n’ont pas de pain, qu’ils mangent de la brioche”

Se questa frase sia stata attribuita erroneamente o meno a Maria Antonietta di Asburgo non lo sapremo mai, tuttavia il non aver capito come il popolo francese fosse in difficoltà estrema ha fatto sì che la rivoluzione iniziata in Francia nel 1789 alla fine di teste ne abbia tagliate in abbondanza.

Sarebbe interessante sapere la fine che avrebbero fatto tanti nostri “osannati” intellettuali di sinistra, di grido e non, che, oltre alle già loro super pensioni provenienti dai vari incarichi pubblici ottenuti dagli amici politici, cumulano anche a fronte a pochi anni di loro “prezioso interesse” per la politica, vitalizi milionari, senza aver pagato spesso neanche un quinto di ciò che hanno già incassato, qualora si fossero trovati davanti i “sans culottes” ai tempi dell’assalto alla Bastiglia e successivamente si fossero trovati davanti al comitato di salute pubblica dei rivoluzionari francesi.


Sanculotti

I sanculotti quanto a provenienza sociale non erano né ricchi né poveri, ma erano la classe produttiva di allora che può essere paragonata alla attuale classe media del settore privato, che sgobba e produce quella ricchezza reale di cui tutti beneficiano, che non ce la fa più a mantenere non solo le classi più indigenti, che aumentano sempre di più, anche grazie alla invasione dei disperati  voluta dalle sinistre, ma anche i tanti beneficiati della politica (politici e non) che continuano a veleggiare nei loro privilegi pagati appunto dai novelli sanculotti.

I sanculotti (sans culottes) venivano così chiamati per non essere vestiti come le persone “perbene” di allora ( non usavano le culotte e le calze di seta) , vestivano pantaloni lunghi e le carmagnole (le felpe di allora);  quando comparvero  il nomignolo “sans culottes” era usato in senso dispregiativo per apostrofarli come  rozzi e  ignoranti da parte degli intellettuali o delle categorie che si atteggiavano a essere i depositari della cultura e della verità come gli insegnanti, la classe burocratica, e i vari servi del potere di allora, che erano persone a” modino” legate a doppio filo all’ “ancien règime”.

 La rivoluzione di questi “rozzi e ignoranti “sarà quella che cambierà un’epoca non solo in Francia ma in tutta l’Europa e nel mondo intero (essendo a quei tempi l’Europa il centro del mondo) e che segnerà l’inizio della storia contemporanea.

Il Fascismo e la cultura (Marinetti, D’Annunzio, Papini, Gentile)


Squadre di fascisti

Il fascismo nasce come movimento politico influenzato da varie correnti come il nazionalismo il sindacalismo rivoluzionario, il futurismo e Dannunzianesimo.

In economia , supportato dalla grande industria e dai grandi proprietari agrari, si dimostrò decisamente avverso alla economia liberale e in politica amministrativa profondamente centralista , sostanzialmente  finanziato dalla grande industria, che beneficiava di riscontro per la politica di riarmo, in funzione di mire imperialistiche.

Nella politica estera, dopo aver apertamente appoggiato l’impresa Dannunziana di Fiume , fin dall’inizio si dimostrò aggressivo, mirante a conquiste di territori atte a  “ripristinare” il grande impero romano che avrebbe dovuto avere come baricentro il “Mare Nostrum” (il nome è una garanzia!), mirando a espandersi principalmente verso il continente africano, da cui l’atteggiamento razzista verso le popolazioni autoctone che sarebbero dovute diventare sudditi dell’impero neo romano;  contemporaneamente si dimostrò  razzista all’interno verso gli ebrei italiani.

 
Camicie nere                                    Autonomi
La presa di potere del fascismo si è basata essenzialmente su tre fattori:

a- uso della forza delle squadracce fasciste ( un proprio corpo militare) formate da giovani senza  arte nè  parte, che armati di bastoni o manganelli (dalla loro v’è da dire che non usavano né caschi né estintori!!) colpivano l’avversario politico con la forza e la prepotenza  per far tacere le idee non conformi al regime.

b- modifica della la legge elettorale in senso fortemente maggioritario a suo uso e consumo. (un po’ come la ultima legge elettorale dell’attuale governo di sinistra!)

c– Sindacato unico  (prossimo obbiettivo del governo Renzi)

Chi vuole scomodare la storia, visto che spesso la storia si ripete, anche se non nel modo perfettamente sovrapponibile, dovrebbe conoscerla o almeno, andare a ripassarsela; quindi  se vogliamo a tutti i costi fare un accostamento non lo si deve fare tra fascismo e leghismo, bensì tra leghismo e sanculotti francesi; le  camice nere di Mussolini, hanno rappresentato un movimento  più appropriato a essere paragonato semmai alla parte avversa della Lega; basta assistere ad  un comizio di Salvini nelle piazze rosse del paese per capire chi sono i picchiatori e i prepotenti e chi sono le vittime.


Comizio di Salvini a Viareggio

Per ciò che si riferisce alle filosofie politiche Nazionalismo, centralismo, imperialismo dirigismo industriale, sindacato unico  sono tutte antitesi di Federalismo, pacifismo, autonomia, liberismo e sindacalismo territoriale, che sono i principi cardine della Lega.

Vorrei inoltre rassicurare chi teme un nuovo comitato di salute pubblica o teme un nuovo Robespierre:  certamente non si arriverà a tanto, anche se ve ne sarebbero davvero le ragioni. In Italia ora come allora in Francia il problema è sempre lo stesso : difficoltà finanziarie dovute a sprechi di ogni genere, allora specialmente  per le guerre, ora per la mala politica di quarant’anni, che si è retta comprando il consenso con regalie e prebende, specialmente da parte di una certa area politica. (In Liguria ne abbiamo un esempio eloquente).

Diciamo che noi leghisti vorremmo anche noi tagliare qualcosa , ma più che  delle teste ci proponiamo di tagliare i molti privilegi creati negli anni dal connubio fra i così detti intellettuali e i politici e lo vorremmo fare attraverso le armi della democrazia, cercando di rendere consapevoli i cittadini, e non con le bombe carta, le spranghe o gli estintori.

Gli intellettuali e la sinistra


La Villa di Gianni Morandi

Gramsci diceva che la conquista del potere politico passa per la conquista culturale della società.

L’insegnamento di Gramsci fu attuato da Togliatti nel primo dopoguerra attraverso la conquista di gruppi intellettuali anche ex fascisti.

Tale operazione non fu facile sia per il grande mezzo di comunicazione RAI saldamente nelle mani del democristiano Barnabei, sia per il contrappeso forte delle parrocchie e, diciamo anche, per l’influenza americana attraverso la grande serie di  film made in USA, la musica jazz,  per non dimenticare la buona diffusione del Reader’s Digest tradotto e stampato da Mondadori, letto con grande interesse dai giovani studenti di allora.

La vera svolta della conquista dell’egemonia culturale della società  da parte della sinistra avviene con il ‘68.

Chi come me ha vissuto quel periodo nelle università italiane può testimoniare la colonizzazione di ogni angolo della cultura da parte del movimento studentesco, che irrideva i professori, molte volte li costringeva con la forza non solo a dare voti politici senza che gli studenti fossero preparati, ma addirittura quei buoni insegnati che si ribellavano a tali abusi venivano minacciati e umiliati nel nome di  Che Guevara e Mao Tse-Tung.

Molti professori, o per paura o per ingraziarsi le assemblee o per rafforzare la propria posizione professionale spesso assecondarono le richieste dei pseudo rivoluzionari, che in sostanza chiedevano voti egualitari per tutti , la eliminazione del merito e lauree facili specialmente a favore di chi gridava di più.

Il movimento sessantottino, nato come in tutte le parti del mondo occidentale, come foriero di modernità e lotta alle rendite di posizione di allora (baronie), ben presto si è dimostrato come movimento propedeutico alla distruzione delle regole del vivere civile , alla eliminazione della meritocrazia in nome di una uguaglianza verso il basso , alla distruzione della moralità e di fatto ha covato la nascita delle B.R. con tutte le conseguenze che ben abbiamo conosciuto.

Gli intellettuali di sinistra di allora, alla nascita del movimento delle Brigate Rosse, coniarono spesso la frase “né con lo Stato né con le Brigate Rosse” se non addirittura  le fiancheggiarono politicamente, poi in seguito quando il sangue cominciò a scorrere si defilarono con disinvoltura.

Il professore Toni Negri, tanto per fare un esempio, sociologo filosofo leader della sinistra radicale di allora, accusato di complicità politica e morale con B.R., condannato, espatriato, patteggiato ecc, ecc, per aver partecipato ad alcune sedute a Montecitorio (pare 9), ora  percepisce un vitalizio di € 3.198 dallo Stato e quindi dal contribuente italiano e pare  arrotondi il suo vitalizio facendo il consulente del governo comunista venezuelano, che ha ridotto il proprio popolo alla fame e tortura gli oppositori.

Un altro intellettuale di sinistra, assassino conclamato, sempre  protetto e coccolato dai ben pensanti e dai “politically correct“ è Cesare Battisti che vive tranquillo in Brasile sotto la protezione del governo di sinistra brasiliano, che nega l’estradizione alla magistratura italiana, adducendo cavilli vari.

 
Black block

Questi sono solo un paio di  piccoli esempi di due dei tanti intellettuali di sinistra del passato, sui quali non ho mai sentito un distinguo o una condanna delle loro azioni o un accusa di fascismo da parte dei benpensanti, che  al contrario accusano la Lega .

Ai giorni nostri l’intellettualità di sinistra è composta da una bella fetta della popolazione: 

gli insegnanti, i quali hanno il compito di trasferire ai giovani il loro” sapere”, sono per lo più di sinistra; gli uomini di spettacolo,  che attraverso i films e il teatro vorrebbero educare le masse, sono per lo più di sinistra; i cantanti, che  attraverso le loro canzoni, che speso predicano l’amore, la fratellanza e la solidarietà e tanta retorica sono per lo più di sinistra. (solamente Giorgio Gaber fu una rara eccezione che da uomo di sinistra diventò un critico della sinistra, avendo ben capito dove stava andando tale sinistra).

Gli scrittori invece, dovendo trattare con una platea di  pubblico più acculturato,  si identificano nella grande cultura di sinistra in percentuale assai minore.

Tutte le sopraelencate categorie traggono vantaggi da governi di sinistra: i professori perché chi li giudica spesso proviene dalle Università sessantottine, di cui ho già brevemente accennato; inoltre se non vi fossero studenti loro non avrebbero a chi insegnare , per cui sono  strenuamente dalla parte di chi favorisce le porte aperte a futuri studenti di qualsiasi provenienza anche clandestina; gli attori, i quali vivono non certo nella miseria , tuttavia i loro film sono sistematicamente sovvenzionati dallo Stato perché fanno cultura (Veltroni quando era ministro della cultura nel governo Prodi sovvenzionava addirittura  anche i film porno, evidentemente considerando cultura anche  la pornografia); i cantanti perché più grande è la platea, più dischi vendono  e più popolarità ottengono, specialmente se le loro canzoni inneggiano alla disobbedienza alle regole, che spesso stanno strette ai giovani.

Una cosa però tutti hanno in comune: tutti più o meno campano di danari pubblici e soprattutto  non vivono nelle periferie “multiculturali”.

E’ facile fare filosofia quando si vive ai Parioli o nel quartiere Brera, mentre nelle periferie la gente non può uscire di casa dopo una certa ora e deve spesso barricarsi e vivere da carcerato in casa propria per paura che gli occupino l’appartamento.

Se rappresentare le  preoccupazioni se non le paure di questa parte disagiata di società vuol dire essere razzisti, a mio parere, sono ancora più  razzisti lor signori che pretenderebbero di abbandonare vecchi e deboli italiani in balia dei nuovi arrivati, certamente più giovani e forti e  molto spesso criminogeni.

Fine prima parte….segue la prossima: appartenenza al territorio e i valori padani.

Silvio Rossi

Lega Nord

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