Il Dramma dei Bimbi patologicamente iperattivi.

Il Dramma dei Bimbi
patologicamente iperattivi.

Il Dramma dei Bimbi patologicamente iperattivi.

Esiste un proverbio, nel mio dialetto, che sicuramente avrà omologhi in altre zone d’Italia. Improvvisandomi linguista e traduttrice di questo linguaggio parlato bene, ormai, da poche decine di persone, lo riporto fedelmente: “Carne ca cresse, à nu po stà sa nu se mesce”, “Un bambino che cresce non può stare senza muoversi”. I bambini sono vivaci, entro certi limiti devono essere vivaci. Il Lettore penserà che ho scoperto l’acqua calda, con questa mia affermazione, purtroppo, dietro questa semplice realtà, c’è il dramma di migliaia di famiglie. Famiglie che vedono diagnosticare ai loro bimbi “troppo” vivaci una patologia con un nome complicatissimo: Adhd ( Attention-Deficit Hyperactivity Disorder). Il dramma, in questo delicatissimo contesto, assume molti aspetti: quello, ovviamente, dei bimbi ammalati e dei loro cari, ma anche quello di bimbi sanissimi cui viene diagnosticata erroneamente l’Adhd, per finire con i piccoli che soffrono di Adhd ma vengono considerati semplicemente iperattivi. La questione è importantissima, perché diagnosticare la “Sindrome da deficit di attenzione e disturbo da iperattività” richiede grande preparazione, moltissima esperienza e, soprattutto, è indispensabile che sia lo specialista preposto a valutare i piccoli pazienti: il Neuropsichiatra infantile.


 

Il Pediatra di famiglia ha un ruolo chiave nel riconoscere la sintomatologia e nell’indirizzare i genitori verso l’iter diagnostico più adeguato. Tanto prima si giunge ad una diagnosi precisa, tanto prima si pone in essere il protocollo terapeutico più idoneo alla situazione del piccolo paziente. Ciò risulta essere fondamentale non solo per migliorare la qualità della vita nell’immediato, ma è condizione necessaria per ipotizzare una vita adulta più serena. Ancora oggi esistono approcci terapeutici piuttosto aggressivi, che prevedono la somministrazione di psicofarmaci a bimbi frettolosamente giudicati “iper”. Emblematico l’utilizzo del noto Ritalin, che, specialmente negli U.S.A., per anni è stato disinvoltamente prescritto a moltissimi bambini, causando rilevanti problemi di dipendenza nell’età adolescenziale e poi adulta. In occasione dell’incontro “Adhd: diagnosi, terapia e ripercussioni nell’adulto”, che si è tenuto a Roma al congresso della Società italiana di psicopatologia (Sopsi), è stato evidenziato come nel nostro Paese, a fronte di 300.000 ipotizzati casi reali di bimbi affetti da Adhd, solo l’1 % di essi riceva diagnosi e terapia corrette. Dietro ad una significativa vivacità in età infantile, più marcatamente in età scolare, ove si osservano più frequentemente episodi eclatanti, non sempre si nasconde la temuta Adhd. Molto più frequenti disagi comportamentali e sociali sono riconducibili a problematiche psicologiche, di apprendimento e, diciamolo senza paura, di mancanza di educazione primaria.


 

Tutti problemi che non si risolvono certo con la somministrazione di farmaci, come ancora troppe volte accade, vale la pena rimarcare anche questo. L’unica via è quella di porre molta attenzione verso il bimbo iperattivo e cercare di comprendere con l’aiuto del Pediatra le possibili cause, senza aver paura. Rivolgersi al Neuropsichiatra infantile laddove esistano sintomatologie sospette e, in ogni caso,  sempre prima di iniziare terapie a base di psicofarmaci. Sempre. Utile avere anche l’umiltà di considerare che, a volte, dietro un bimbo eccessivamente vivace semplicemente c’è solo un bimbo che non ha ancora imparato a porsi con educazione e rispetto nei confronti degli altri, in questo caso è indispensabile rivedere il proprio ruolo genitoriale ed i propri comportamenti, che, vale la pena ricordarlo, vengono riprodotti dai piccoli di casa.

Giovanna Rezzoagli Ganci Counselor

http://www.foglidicounseling.ssep.it

 

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