I NAVAJO NELLA VALLE DI VADO

I NAVAJO NELLA VALLE DI VADO
In questi giorni la Val Susa sembra essere a noi più vicina

I NAVAJO NELLA VALLE DI VADO

 Quali analogie, quali connessioni legano Vado alla Val di Susa, alle sue battaglie, alla sua strenua opposizione ad un’opera dichiaratamente  troppo impattante, troppo inutile , troppo costosa?

Fino a qualche giorno fa sarebbe stato solo un solido e appassionato legame di solidarietà, per quelle persone che da, ormai, troppo tempo urlano a gran voce che quell’enorme buco nel monte non lo vogliono, che le loro vallate con i loro borghi non ne hanno bisogno che l’ambiente è un bene comune e  loro non vogliono esserne scippati.

I NO-TAV, quell’enorme movimento contagioso, coinvolgente, fatto di famiglie, di giovani e anziani, persino di bambini, di gente comune che con i loro presidi, le loro pittoresche e rumorose manifestazioni, stanno dicendo al mondo che  quell’opera  non risponde ad alcuna esigenza di miglioramento del territorio, della qualità della vita  né dei valsusini , né di altri , ma che risponde solo ai profitti di qualcuno a danno irreversibile della valle. 

In questi giorni, però, la Val Susa sembra essere a noi più vicina, perché il Governatore della Liguria, Burlando, ha deciso di appoggiare i motivi della contestazione e, spiazzando tutti, ha dichiarato la sua personale opposizione a quella che ha definito “Un’opera senza senso!”, creando gravi motivi d’imbarazzo nel suo partito, il PD, che invece la TAV la vuole realizzare, a tutti i costi, e che si è affrettato immediatamente a definirlo “espressione di una lobby anti-tav” .

 Non mancando di perdersi, ancora una volta, in disquisizioni politico- elettoralistiche e di richiamo ad un incomprensibile  “rigore di una sinistra critica”. 

Ma le merci, per Burlando, potrebbero tranquillamente passare dalla Liguria, da un altro corridoio, permettendo di dirottare i venti milioni di euro di finanziamento in altre opere e non quella.

Nessun rigurgito ambientalista nella posizione del Governatore, che non ha, certo, usato la stessa sensibilità per opporsi all’ampliamento della centrale a carbone Tirreno Power nella sua Liguria. Dove il PD e il Sindacato usano ancora nascondere dietro il baratto occupazionale, la difesa di legami con le regole dei poteri forti  e di quelle lobby sì , che pretendono dai cittadini la privazione delle inderogabili ragioni di vita quali la salute, la difesa del territorio e della qualità degli alimenti che vi si producono: l’ambiente.

Anche a Vado i movimenti e i cittadini, passati da ricorsi, carte bollate, dichiarazioni, manifestazioni, sit-in, non intendono ancora rassegnarsi al loro destino, quello per loro segnato quarant’anni fa e che tanti danni e dolori ha prodotto, ma vogliono resistere e contrastare, con tutte i mezzi possibili, quello che ritengono un sopruso.

 

Anche la centrale a carbone di Vado è “un’opera insensata”, perché inutile e dannosa, ed è una follia dal punto di vista ambientale ed economico.

 

 

Claudio Burlando

 

Proprio mentre, negli USA, la “guerra al carbone” è iniziata in Florida, quando si è rifiutato di concedere la licenza a una grande centrale elettrica a carbone  da 1.960 megawatt, 5,7 miliardi di dollari di investimento – perché l’azienda interessata non è riuscita a dimostrare che costruire quell’impianto era più economico che investire in efficienza, conservazione dell’energia e in energie rinnovabili, qui in Italia s’impiegano ancora risorse per promuovere grandi inutili opere come un’enorme traforo o una mega centrale a carbone, solo  esempi di una lunghissima tragica lista

Questa sconfitta americana «dati economici alla mano», insieme alle manifestazioni pubbliche di protesta contro nuove centrali a carbone in Florida, hanno fatto sì che dopo la prima, altre quattro imprese ritirassero la propria richiesta di licenza.

 

Già, quei “dati economici alla mano” dimostrerebbero, anche a Vado, proprio i costi che la popolazione paga per l’ottusità di chi, queste opere, si ostina a volerle.

 Le giustificazioni che adduce, per rafforzare  la sua posizione a favore della TAV ad esempio Paolo Costa, già Ministro di Prodi e  guida della Commissione trasporti europea sono “ La ferrovia della Val Susa non è solo della Val Susa ma dell’Italia e dell’Europa , quindi chi la subisce ha il diritto di essere compensato . La TAV s’ha da fare , non si può tornare indietro, è un problema di credibilità dell’Italia”.

Dichiarazioni perentorie che fanno riflettere sul ritardo culturale di chi ci governa. Troppo indietro rispetto alla gente di decine e decine di anni e che sanciscono il fallimento della politica, che ci ricordano le stesse dichiarazioni perentorie sul nucleare prima del referendum. Anche lì sembrava in gioco la credibilità dell’Italia e non si poteva più tornare indietro.

Basta ricompensare con denari chi subisce la distruzione dell’ambiente, del suo territorio, della sua salute, da dividere tra i Comuni interessati o patteggiati con la promessa di qualche decina di posti di lavoro, e la cosa è fatta.

D’altronde anche a Vado non s’è fatto così per decenni con qualche campo da calcio, qualche super-strada, qualche posto di lavoro o luminarie natalizie? 

Navajo

Ancora più ridicole poi le convinzioni, sempre sulla bontà della TAV, del Sindaco di Lione, intrise di certezze che, in Val  Susa, gli scavi verranno fatti limitando al massimo l’impatto ambientale. Le stesse convinte menzogne che a Vado e Savona, politici e sindacalisti hanno addotto a sostegno dell’ampliamento della bontà dell’ampliamento della centrale a carbone, come risolutore della qualità ambientale.

Il predominio della crescita a tutti costi e dello sviluppo non coincidono più con l’ideale di qualità della vita, l’hanno capito in Val Susa creando un vero laboratorio politico-culturale e l’ hanno capito i cittadini di  Vado e i movimenti che li sostengono che come ha fatto il poeta Guido Ceronetti ha fatto sulla Stampa , mi piece vedere assimilati ai Navajo.

 Anche per i Navajo la battaglia aveva sempre uno scopo e non praticavano la violenza fine sé stessa come invece il Governo e molte forze politiche vogliono strumentalmente  far credere del movimento NO-TAV  .

Inoltre anche i Navajo avevano una struttura costituita da famiglie, donne, uomini , vecchi e bambini e, anche per questo, rifiutavano, per logica, la guerra aperta per la  presa di possesso di quelli che ritenevano i loro beni di diritto.

 Questo li rese difficili avversari di una grande potenza come quella degli USA nei confronti della quale non si arresero facilmente e la loro polverizzazione su un vasto territorio rese difficile il loro annientamento.

Il vento nuovo che, in Italia, sta nascendo si alimenta anche di questa forza dei movimenti, che nascono nei diversi territori a difesa della vivibilità, valore essenziale per la gente comune e contro chi vuole imporre le proprie decisioni con la prepotenza. Contrariamente a quanto pensano quelle forze politiche che vivono ancora nella convinzione di poter disporre della vita delle persone, sarà molto difficile criminalizzare o sminuire questo movimento che va oltre la Val di Susa e, qui, andrà oltre la Valle di Vado.

        ANTONIA BRIUGLIA

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