Grazie per la franchezza.
Grazie per la franchezza
Una risposta al “sistema”rappresentato
da una frase infelice
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Grazie per la franchezza
Una risposta al “sistema” qui rappresentato dalla frase infelice
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“…A Te non è concesso di non capire e di raccontarti come un qualunque Cittadino. Non lo sei. Fino a ieri eri dentro il sistema e la cosa che traspare in tutto ciò che scrivi è che sei incazzato perchè non ti caga più nessuno. Sei quanto di meno credibile ci possa essere…” Questa frase mi è stata rivolta dal Vice Sindaco di Savona durante una discussione su Facebook innescata da un mio post, nel quale chiedevo se non ci si rendesse conto dello sconcerto che stanno producendo tra i cittadini gli spettacoli che il PD offre con le sue primarie. A Di Tullio va riconosciuto che, magari anche sotto l’effetto di una incazzatura, è un “sepolcro meno imbiancato”, uno dei meno ipocriti, dentro quel partito di oggi. Molto meglio di quelli che, ad esempio, sposano la “rottamazione” e ne diventano fanatici assertori il giorno successivo alla sua vittoria; o che si accorgono dopo 4 anni, con una strana coincidenza con le primarie, che l’assessore alle infrastrutture della Regione, candidata alla Presidenza, è moglie del Presidente del Porto di Genova. O che, dopo essere stati dal giorno successivo all’affrancamento dal pannolino, ininterrottamente, nel gruppo dirigente del partito, dopo esserne stati segretari provinciali, commissari di federazione, vice segretari regionali, segretari regionali, scoprono che occorra dare totale discontinuità alle cose che anche loro stessi, tramite il partito che hanno continuativamente diretto, hanno fatto. No, Di Tullio non è così, lui te la spara in faccia bella diretta quella che, partendo dal SUO (loro) modo di vivere e di pensare, pensa essere la verità. Bene, meglio, quindi. Ora però credo sia il tempo di provare ad analizzarla quella “sua” (loro) verità. Partendo dalle sue stesse parole, isolandone i singoli passaggi. “…A te non è concesso di non capire e di raccontarti come un qualunque Cittadino. Non lo sei. Fino a ieri eri dentro il sistema…” “Dentro il sistema; qualunque cittadino”: cosa c’è dentro queste espressioni? 1) La definitiva consapevolezza, forse anche gradita, di una separatezza. La politica, il sistema politico, è un pezzo totalmente separato e distinto della società e chi c’è dentro non può permettersi di ragionare come chi ne è fuori. Dato però che chi fa politica si occupa delle cose che riguardano anche chi non la fa, la qual cosa suona un tantino stonata. E non era così nel passato, quando chi faceva politica aveva legami ben saldi con il “senso comune”, per usare una espressione gramsciana. Se le cose, ora, stanno così, si spiega anche la ragione per la quale, tutto sommato, la drammatica contrazione che sta subendo la partecipazione democratica nel nostro paese, non è vissuta come un problema da chi appartiene a quel pezzo di società, come peraltro la “voce dal sen fuggita” (l’astensionismo non è un problema rilevante) di Renzi, all’indomani delle elezioni regionali meno partecipate della storia repubblicana, parrebbe confermare. 2) Ideologia, nel senso più marxianamente compiuto del termine di “falsa coscienza”: “solo noi sappiamo vedere l’interesse collettivo, solo noi possiamo orientare verso il bene che i cittadini qualunque non possono vedere e capire”. Questo approccio ideologico ha una sua ragione e una sua storia antica. Perché è vero che c’è stato un tempo nel quale la politica la facevano i migliori ed è altrettanto vero, come ho scritto in un precedente articolo, che soprattutto chi viene dal PCI e ne è stato formato, un partito di massa come dimensione, ma di elite come direzione, ha una visione ancora simile del mondo e delle sue dinamiche. Poi che quel mondo e quindi quelle dinamiche non esistano più è affare diverso per chi indossa quegli occhiali deformanti. E se sia ancora vero che la politica la fanno i migliori non credo valga nemmeno la pena di commentarlo…. Certo che una domanda sorge spontanea, se fosse vera, anche solo parzialmente, questa analisi schematica: cosa c’entra tutto ciò con il PD e i presupposti su cui è nato “riconnettere i cittadini con la politica e le istituzioni”? Veniamo quindi alla seconda frase: “…la cosa che traspare in tutto ciò che scrivi è che sei incazzato perchè non ti caga più nessuno…” Dato che sto attraversando uno dei momenti migliori della mia vita, anche per la qualità e quantità delle mie relazioni, incluse quelle savonesi, devo dire che quando ho letto questo pezzo sono rimasto un poco interdetto. Mi è sembrato frutto dell’ incazzatura, di uno sfogo estemporaneo, sfociato nella palese manifestazione di arroganza che percorre tutta la frase. Poi ho riflettuto. E penso di aver capito. E’ vero: non ho più alcun rapporto con gli amministratori savonesi e con quasi tutti quelli che stanno nello stretto giro del “sistema”. Quindi, da quel punto di vista, è del tutto corretto affermare che non mi caga più nessuno. Sono uscito da quello che per quella concezione, è il mondo degli “eletti” (nel senso di superiori , non in quello elettorale al quale non appartiene neanche Di Tullio). E quindi, sempre per quella concezione del mondo, chi è uscito da quel sistema non può che essere incazzato, quando non, addirittura, disperato. Eppure Di Tullio mi conosce bene, conosce la mia storia e la mia realtà. Di Tullio sa che non sono rientrato nel “sistema” per una mia richiesta (e io che pensavo di entrare “solo” in ACTS, che era stata rovinata dalla politica e da un “sistema”…) e che ne sono uscito, invece, per una mia richiesta, anche pressante, perché quel ruolo era divenuto del tutto incompatibile con la mia attività professionale, che è la sola cosa, ed è una conquista di libertà cui non rinuncerò mai, che condiziona la mia vita. Di Tullio sa, inoltre, che mi sono dichiarato preliminarmente indisponibile, molto tempo prima del necessario e di qualsiasi richiesta (che probabilmente non sarebbe neppure giunta, ma io sono un po’ presuntuoso), a ruoli cui avrei potuto aspirare per competenza e curriculum, come la Autorità Portuale. Di Tullio ha visto e sa come mi sono comportato nella discussione politica ad Albisola o nel sostegno alla sua candidatura a segretario provinciale del PD. Di Tullio sa tutto questo, ma in cuor suo non ci crede. In assoluta buona fede. Non ci crede perché chi sta dentro il “sistema” non ci può credere; perchè vive in un mondo nel quale è inconcepibile non aspirare a gestire il potere pubblico, non avere la visibilità che quel potere conferisce. Poi, in molti casi, c’è anche un problema di sopravvivenza, ma non voglio, davvero, immeschinire così le cose. Non è questo il punto nodale. Questo ci porterebbe ad altre parziali verità che allontanerebbero dalla comprensione piena e dalla esigenza non di cambiare gli uomini, ma di cambiarlo il “sistema”, per intero. Quindi chi non chiede ruoli, chi non si candida per averli, chi non opera per costruire la condizione di una propria funzione politica o amministrativa, è guardato con sospetto, se non considerato un cretino. Tutto ciò, si badi bene, non ha alcunché da fare né con l’onestà delle persone né con la “buona fede” delle medesime. E’ però un modo di essere e di agire, che sta sempre più condizionando la società in cui viviamo, allontanando i “cittadini qualunque” dalla cosa pubblica e, al contempo, restringendo il campo della politica partecipata. Io non so trovare altra spiegazione a spettacoli assurdi e deprimenti come quelli cui assistiamo, non da oggi, ogni qual volta (spesso quindi) si celebrano le primarie del PD, che hanno trovato un larsen inarrivabile in questa ultima competizione, dopo le vette già raggiunte in occasione della scelta del segretario regionale. Se le suonano e se le cantano e per loro è anche del tutto normale, perché in quel mondo separato in cui vivono, normale lo è davvero. La separazione tra i proclami, le frasi e le azioni si allarga ogni ora e non c’è nemmeno più tanto il pudore di nasconderlo. Tanto i partecipanti sono sempre meno e buona parte di chi resta lo fa perché ha “interessi” (a volte niente di materiale) diretti nella affermazione di una parte o dell’altra. Si è quindi generata una spirale perversa che si autoalimenta e nella quale più si rende palese il distacco dalla maggioranza dei cittadini, più si accentuano i comportamenti, gli atti che acuiscono quella separazione. So che ci sono eccezioni e che queste trancianti affermazioni non valgono per tutti. Mi scuso con chi si sente offeso, ma penso che questo sia il “sistema”. Che è nelle mani di pochi, e penso anche che, paradossalmente, le stesse primarie abbiano contribuito a rafforzare quegli aspetti che conducono alla oligarchia imperante. E’ dal 2009, quando ho ripreso a frequentare assiduamente la politica nel circolo del PD di Albisola, che pongo questo problema. L’ho continuato a ripetere per tre anni, sino a quando ho deciso di chiudere la mia esperienza nel PD avendo constatato che non fosse possibile una discussione politica e un confronto anche acceso senza un legame con un proprio obiettivo personale. Alle sollecitazioni per una discussione più serrata sui temi programmatici, sulla definizione di una identità comune di un partito nato dalla fusione di due preesistenti, spesso ho sentito contrapporre la difficoltà a trovare il tempo per questo, schiacciati tra una primaria e un’altra. Più il tempo è passato più questa difficoltà si è acuita e oggi leggiamo dichiarazioni di dirigenti dello stesso partito che dicono cose non solo e non tanto diverse, che sarebbe normale e positivo, ma addirittura alternative e incompatibili tra di loro. Io, come tanti, non sono Grillino, né rischio di diventarlo. Io, come tanti, ho una visione riformista della società, ritengo fondamentale la dimensione politica, economica e culturale europea, credo nelle istituzioni repubblicane e temo derive da “grande fratello”. Io, come tanti, ho lavorato per un PD che mi rappresentasse. Io, come tanti, però non ho più una sede per confrontare idee, posizioni culturali e politiche, una sede che sia avulsa da contingenti esigenze elettorali, di consenso o di affermazione personale. Queste sedi non ci sono più, caro Di Tullio, perché tu e quelli come te avete trattato e trattate la politica, il partito e le istituzioni come una cosa vostra. Ecco, di questo si, sono molto incazzato. Grazie comunque di avermelo esplicitato. Meglio così che essere presi in giro.
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