GLI INFORTUNI SUL LAVORO

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO

 ventunesima parte 

GLI INFORTUNI SUL LAVORO

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
ventunesima parte 

GLI INFORTUNI SUL LAVORO

In data 5 marzo 2011 sono stati resi noti i DATI STATISTICI, relativi alla MORTALITA’ SUL LAVORO NELL’ ANNO 2010, con relative comparazioni con gli anni precedenti.

In proposito, è stata presentata dall’INAIL la seguente TABELLA

MORTI SUL LAVORO IN ITALIA

ANNO 2001: 1.546

ANNO 2002: 1.478

ANNO 2003: 1.445

ANNO 2004: 1.328

ANNO 2005: 1280

ANNO 2006: 1.341

ANNO 2007: 1.207

ANNO 2008: 1.120

ANNO 2009: 1.058

ANNO 1010:   980

Lo stesso trend si è verificato per gli INFORTUNI LAVORATIVI DI OGNI GENERE; si è verificato, di fatto, questo progressivo andamento:

INFORTUNI LAVORATIVI IN ITALIA

ANNO 2001: 1.023.379

ANNO 2002:   992.655

ANNO 2003:   977.194

ANNO 2004:   966.729

ANNO 2005:   940.021

ANNO 2006:   928.158

ANNO 2007:   912.410

ANNO 2008:   879.940

ANNO 2009:   790.000 (circa)

ANNO 2010:   775.000 (circa)

Giuseppe Lucibello

Apro, a questo punto, una piccola parentesi per significare che non mi sono ancora prevenuti i dati ufficiali INAIL, relativi alla Regione Liguria.

Sembra, tuttavia, emergere un triste primato per la nostra Regione; infatti gli infortuni lavorativi, nel contesto dell’anno 2010, sarebbero calati soltanto del 1,1 per cento rispetto al 2009 (28.177 casi, per la precisione), vale a dire la percentuale più bassa a livello nazionale.

Le morti sul lavoro sarebbero, invece, in flessione del 21, 9 per cento, sempre rispetto al 2009 (25 vittime in meno, in cifra assoluta).

Ma chiudiamo la parentesi e ritorniamo ai dati nazionali, con relativi commenti.

Il Direttore Generale dell’INAIL, Giuseppe Lucibello (partecipando al Convegno organizzato dalla Confindustria ed intitolato; SVILUPPO – IMPRESA – SICUREZZA) si è così espresso:

“NON CI DOBBIAMO ESALTARE, MA I RISULTATI SONO POSITIVI”

In modo analogo, la Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ha sottolineato che

“ Il dato sugli incidenti mortali è più basso del dopoguerra. La sicurezza sul lavoro è una strategia: Abbiamo chiesto ai nostri imprenditori di prepararsi alla sicurezza.

Ci vogliono le regole, così come ci vogliono anche le sanzioni, ma una visione centralistica e burocratica non risolve il problema della sicurezza.

Lo si risolve meglio con prevenzione ed educazione.”

Le dichiarazioni, sopra citate, sembrano, ad un primo e superficiale esame, ineccepibili e, quindi, sostanzialmente condivisibili, almeno sul piano dei principi.

Ma, gli studi statistici vanno esaminati, a mio modo di vedere, con maggiore profondità e, soprattutto, con un più rigoroso impegno analitico e scientifico.

Infatti, prima di esprimere ogni giudizio su questa complessa materia, vanno evidenziati e studiati questi ULTERIORI FATTORI, concernenti l’andamento quantitativo e qualitativo del nostro SISTEMA PRODUTTIVO:

1) La crisi economica, che stiamo attraversando, ha determinato una grave CRISI OCCUPAZIONALE (soprattutto GIOVANILE) e, di conseguenza, una sensibile riduzione delle giornate e delle ore lavorative, con evidente RIDUZIONE DEI RISCHI.

Non a caso, Marco Sartori, in un suo pregevole commento ai dati sopra citati, ha evidenziato che “almeno il 30 per cento del miglioramento sul conteggio degli infortuni e della mortalità lavorativa è dovuto alla crisi economica ed occupazionale.”

2) Non va sottovalutato il COSTANTE INCREMENTO DEL LAVORO NERO che, frequentemente è un’occasione per l’OMISSIONE DI DENUNCUA DEGLI INCIDENTI (fenomeno, quest’ultimo, di notevole rilievo, in particolare nel settore delle costruzioni edilizie)

3) Infine, va tenuta in seria considerazione la CATENA DEI SUB APPALTI.

La recente tragedia di Santa Maria Capua Vetere (ottobre 2010) dimostra che, senza un controllo sulla esecuzione dei lavori in appalto, i rischi di incidenti mortali si moltiplicano.

Non è sufficiente la regolarità del committente, se questo, a sua volta, non esercita un controllo su tutta la catena degli appalti.

– Ma, aldi là di questi pur significativi Fattori, voglio anch’io esprimere, con l’Ottimismo della Ragione, la mia soddisfazione per i risultati raggiunti nel 2010; ma ribadisco che OCCORRE ANDARE OLTRE.

Carlo Smuraglia

Ed, ancora una volta, affermo che LE STRADE DA PERCORRERE IN AVVENIRE SUL TEMA DELLA PREVENZIONE ANTI-INFORTUNISTICA SONO SOSTANZIALMENTE TRE:

. LA PRIMA E’ QUELLA LEGISLATIVA, CHE, A SUA VOLTA, DEVE TRARRE ORIGINE E COMPIUTEZZA DALL’ARTICOLO 32 DELLA NOSTRA COSTITUZIONE , CHE TESTUALMENTE RECITA:

“LA REPUBBLICA TUTELA LA SALUTE COME FONDAMENTALE DIRITTO DELL’INDIVIDUO E INTERESSE DELLA COLLETTIVITA’.”

Continuo a sostenere (così come ho già fatto in un recente passato: vedere, in proposito, un mio articolo, datato 13 Dicembre 2007 e pubblicato su “Trucioli Savonesi” il 20 – 12 – 2007) che il Parlamento Italiano, nel corso degli anni, ha varato molte buone Leggi sulla materia della sicurezza negli ambienti di lavoro; a mio modo di vedere vi è stato, addirittura, un eccesso di norme, per cui, verosimilmente, vi è, oggi, LA NECESSITÀ DI RIVEDERE L’ ATTUALE ASSETTO LEGISLATIVO, abrogando norme contraddittorie o, addirittura, superate, che arrecano, all’ attuale contesto, confusione ed incertezza applicativa di notevole rilevanza ed introducendo, invece, innovative norme, atte ad adeguare la Legislazione Nazionale alle regole dell’Unione Europea ed alle più recenti e consolidate scoperte tecnologiche e scientifiche in tema di produzione industriale.

 

  • LA SECONDA È QUELLA ISPETTIVA

Infatti per fare SERIA PREVENZIONE è necessario:

A) APPROFONDIRE LE MODALITÀ ATTUATIVE DEI CONTROLLI; riporto, in tal senso, un’ esemplare riflessione del Procuratore di Torino, Raffaele Guariniello:

“Preferisco cento ispezioni minuziose che mille superficiali.
In questo modo, certi piani per la sicurezza e il coordinamento potrebbero essere esaminati a fondo ed, allora, emergerebbero tutti i casi in cui si tratta semplicemente di fotocopie, cioè dello stesso piano utilizzato per cantieri o stabilimenti diversi tra loro.”

B) MIGLIORARE IL LIVELLO PROFESSIONALE DEGLI STESSI CONTROLLI, avvalendosi di Ispettori, con diverse e particolari specializzazioni, per la semplice ragione che, nell’ espletamento dei controlli, le materie ed i problemi da esaminare sono complessi e presuppongono competenze pluridisciplinari; inoltre, deve essere RECEPITO IL PRINCIPIO GIURISPRUDENZIALE PREVALENTE, secondo il quale il DATORE DI LAVORO deve assicurare ad ogni PROFESSIONISTA COMPETENTE il diritto dovere di svolgere il proprio ruolo in assoluta autonomia;

C) RIPRISTINARE L’INCOMPATIBILITÀ DEGLI ISPETTORI RISPETTO AD ALTRI IMPEGNI PROFESSIONALI DI PARTE; infatti, sono ancora troppo numerosi gli ispettori che continuano a svolgere Servizi di Consulenza privata per Aziende, che, al contrario, dovrebbero soltanto controllare.

Penso sia chiaro a tutti che si tratta di un elemento gravemente contradditorio, perchè I CONTROLLORI DEBBONO ESSERE SOGGETTI “TERZI”  E NON RAPPRESENTANTI  DI UNA PARTE.

 

  • Infine, LA TERZA STRADA DA PERCORRERE È QUELLA  DELLA CERTEZZA DELLA PENA PER COLORO CHE COMMETTONO REATI, OFFENSIVI PER LA SICUREZZA LAVORATIVA.

 L’ IMPUNITA’, infatti, è diventata, nella nostra Società ( anche per precise responsabilità dell’attuale Governo) una sorta di automatico privilegio per certi cittadini e non per altri; e chi sono questi ALTRI se non i LAVORATORI, che subiscono il Danno se non, addirittura, la Morte, mentre invece GLI ESENTI DA MALATTIE PROFESSIONALI, DAGLI INFORTUNI LAVORATIVI E DALLA MORTE CONSEGUENTE continuano a rimanere I DATORI DI LAVORO, i quali, per di più, spesse volte, vengono a godere del privilegio di rimanere IMPUNITI ?

Desidero, allora, concludere questo mio Articolo  con una severa riflessione di Carlo Smuraglia:

“Non è accettabile che di lavoro si possa morire , come non è accettabile che sul lavoro si possano contrarre tante malattie e tante invalidità a carattere permanente: è un patrimonio umano che, anzichè tutelato, viene posto in pericolo e distrutto; e tutto questo, per un Paese, che si fonda su di una Costituzione basata sul lavoro, ha un sapore beffardo, che rasenta l’ assurdo e sconfina, spesso, nella tragedia.”

In sintonia con queste nobili parole, continuerò a proporre riflessioni, su questo argomento, nell’Articolo della prossima settimana, il quale porterà il seguente titolo:

“I LAVORI USURANTI E LE NUOVE MALATTIE PROFESSIONALI”

9 Marzo 2011                                                                    Aldo Pastore

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