GLI DEI ACCECANO CHI VOGLIONO PERDERE
Tutte le guerre, salvo quelle di resistenza, di autodifesa e di liberazione, sono irrazionali. Ma questa, scoppiata alle porte di casa, è più irrazionale delle altre. Vediamo perché: la Russia temeva forse si essere invasa dagli ucraini? Putin pensava di essere sotto attacco missilistico da parte degli Stati Uniti d’America? Si sentiva accerchiato militarmente ed economicamente da Bruxelles? Ha risposto al grido di dolore della minoranza russa del Donbass? Pensava, invadendo l’Ucraina, di risolvere la questione con i carri armati e con le bombe a grappolo su Kiev e sulle altre grandi città di quello Stato indipendente? Credeva che il premier Zelensky fuggisse all’estero o si consegnasse all’aggressore senza colpo ferire? Era convinto che l’esercito ucraino non avrebbe retto più di un giorno e che l’Ue stesse a guardare? Immaginava che il popolo russo non vedesse l’ora di entrare in guerra contro i fratelli ucraini?
Lascio la risposta ai putiniani che pubblicano i loro articoli “fuori dal coro” su questa medesima rivista online, convinti – non senza qualche fondamento, ahimè – di “non essere soli”. Certo è, nondimeno, che quando scoppia una guerra, i torti e le ragioni non stanno normalmente da una sola parte, tant’è che i putiniani italiani seguaci di Donald Trump accampano giustificazioni alquanto fantasiose a favore dell’autocrate russo, ma in questo caso la distinzione tra aggressori e aggrediti è netta e inequivocabile e pone a ciascuno di noi l’obbligo morale, prima ancora che politico, di una scelta di campo altrettanto netta e inequivocabile. Capisco che per quei politici italiani filorussi fino all’altro ieri, cioè fino all’attacco sconsiderato dell’autocrate “accerchiato” contro l’ intero Occidente, la scelta sia più problematica, ma quando si è in guerra o si sta con gli uni oppure con gli altri tertium non datur. Va bene che noi italiani abbiamo la memoria corta, ma come si fa a non ricordare che la maggioranza relativa parlamentare è ancora quella che alle ultime elezioni politiche ha chiesto e ottenuto i voti prospettando l’uscita dall’ Euro, quindi per destabilizzare le istituzioni europee, uscire dalla Nato e stringere un’alleanza con il nuovo Zar di tutte le Russie? Questo era il programma geopolitico del partito-movimento fondato dall’attore comico genovese Beppe Grillo insieme a un ingegnere informatico lombardo che teorizzava il superamento della democrazia parlamentare, non per niente plaudenti all’annessione manu militari (e con referendum di comodo) della Crimea alla Russia di Putin.
Tuttavia non si può d’altronde tacere sulle mire espansionistiche della Nato e sulla totale assenza (o acquiescenza) dell’Onu sui teatri di guerra tuttora presenti in Medio Oriente, in Africa e da otto anni nel Donbass conteso tra filorussi e ucraini, sicché è lecito chiedersi che senso abbia mantenere un Palazzo di Vetro tanto costoso quanto inutile. Sennonché il vasto programma geopolitico degli strateghi dei Cinquestelle alla Di Battista e alla Manlio Di Stefano venne precipitosamente messo in soffitta in attesa di tempi migliori (o peggiori) quando si trattò di formare l’ibrido governo giallo-verde con la Lega di Salvini; la quale, vessillifera, insieme ai Fratelli d’Italia rimasti all’opposizione, della politica anti europea, era però a suo agio nella Piazza Rossa e nei salotti riservati dell’Hotel Metropol di Mosca; e come si fa a dimenticare che, regnante il Cavaliere, il tiranno ora esecrato era l’”amico Putin,” visto anche come baluardo nei confronti del pericolo islamista? Insomma non sono certo mancati giri di valzer di alcuni importanti politici italiani con il delirante criminale che siede oggi al Cremlino e che ora minaccia, insieme al suo degno alleato bielorusso, di scatenare la terza guerra mondiale.
Altro che “I regimi autoritari hanno spesso una loro grandezza e anche le più cupe tirannie sono illuminate da una seppur tragica luce” , come scrive un docente livornese di filosofia in pensione – ammiratore anche del turco Erdogan e del premier bielorusso Lukashenko – che forse non ha letto (o se l’ha letto lo ha dimenticato) il libro IX della Repubblica platonica dove troviamo l’analisi psicoanalitica ante litteram della personalità paranoica del tiranno con le sue ossessioni, fobie e perversioni anche sessuali, ma tanto può la cecità di chi è dominato dall’odio contro i regimi liberaldemocratici: evviva il tiranno ortodosso che combatte contro l’ Occidente ateo, corrotto, plutocratico e materialista!
Evidentemente Putin e i suoi cattivi consiglieri non si aspettavano una reazione così decisa e unanime da parte delle democrazie europee considerate imbelli e divise tra loro, solo intente al vil guadagno e, in aggiunta, prostrate psicologicamente ed economicamente da due anni di pandemia da cui non siamo ancora del tutto usciti ; ma chi ha deciso di sferrare l’attacco contro la fragile democrazia ucraina, oltre a commettere un crimine contro l’umanità, ha commesso anche un tragico errore strategico: iI sangue versato in questa assurda guerra ricadrà anche su chi l’ha innescata e, purtroppo, su tutto il popolo russo, il quale ha avuto solo il torto di non ribellarsi per tempo a un autocrate megalomane e agli oligarchi suoi sodali che, sognando una grande Russia imperiale e imperialista, se non sarà fermato con ogni mezzo, provocherà la rovina dell’Europa e della stessa Russia che, tutto lascia credere, a guerra finita e persa (dal momento che “El pueblo unido jamàs serà vencido”), cadrà in balia della superpotenza cinese. Mentre scrivo questo articolo, a parte le mie previsioni e impressioni soggettive, gli esiti di questa assurda guerra che ci coinvolge tutti, volenti o nolenti, sono quanto mai incerti e l’unica certezza è il bagno di sangue ucraino e russo che le migliaia di profughi in cerca di un asilo sicuro già ha provocato. Quale lezione dobbiamo trarre da tutto questo? Forse che non è lecito invadere un Paese sovrano per far valere le nostre ragioni quali che siano? Che non è lecito mandare allo sbaraglio e a morire, senza nemmeno un perché, giovani coscritti solo per affermare la propria volontà di potenza? Che è un atto criminale colpire i civili con le bombe a grappolo?
Che la follia dei potenti ricadrà sulle teste di tutti noi? Che in ogni caso, alla fine, tutti perderemo questa assurda guerra ? Che la storia non ci ha insegnato niente, come ci ricorda la scrittrice ebrea Edith Bruck sopravvissuta alla Shoah? “Confesso la mia ottusità, / non capisco cosa vuol dire / prima gli italiani / prima gli americani / e così via…ogni nazione / può usare lo stesso slogan. / Ma prima di chi? / Vale più un americano / di uno svedese o di un francese? / Chi è che decide? / Per amore delle patrie / sono pieni i cimiteri. / Una vita vale l’altra / ed è cara anche a coloro / che contano di meno / delle nazioni privilegiate / più armate / più progredite / ma non imparano niente / dai propri errori…” . Finora le lezioni che ci ha insegnato la Storia sono due: 1) gli uomini, in generale, o non hanno imparato nulla da lei o nemmeno la conoscono. E 2) che il sonno della ragione, come l’ignoranza, produce mostri, come stiamo vedendo in questo nostro tempo senza più pace (se mai ce n’è stato uno veramente in pace su questa terra).