FERMIAMOCI TUTTI UN ATTIMO !!!!

FERMIAMOCI TUTTI UN ATTIMO!!!

 

 FERMIAMOCI TUTTI UN ATTIMO!!!!

La politica è una cosa seria, lo è sicuramente per le persone oneste. E’ anche un esercizio difficile se si decide di dedicare parte della propria vita al bene comune, rinunciando a coltivare interessi personali.

Quando votiamo, dovremmo avere il sacrosanto diritto di scegliere chi ci rappresenta con caratteristiche di questo tipo.

Dovremmo avere il sacrosanto diritto di votare colui o colei che magari non cambierà il mondo, ma che con onestà e senso del dovere lo saprà migliorare.

Invece no.

 

 

Non solo, da troppi anni, ci è stato espropriato il diritto di scelta grazie a porcelli o a porcate varie, ma nello scegliere il meno peggio, ci siamo spesso dovuti turare  il naso e gli occhi per non vedere e non sentire, quello che erano in realtà: personaggi decisi dalle segreterie di partito che dovevano essere eletti in virtù di equilibri e calcoli che nulla avevano a che fare con le decisioni degli elettori.

Così abbiamo votato per anni, anche a sinistra, mentre il senso di responsabilità ci regalava giustificazioni e alibi, anche quando, non più tardi di qualche mese, ci saremmo accorti che sarebbe stata sempre e comunque la stessa minestra.

Il nostro, si sa, è un Paese profondamente disonesto e noi siamo stati e continuiamo a essere tutti complici. Magari non in prima persona. Non tutti.

Lo siamo stati spesso, però, col nostro silenzio e la nostra inqualificabile indifferenza.

Abbiamo, così, permesso che i soliti “furbi impuniti” dominassero l’Italia.

Abbiamo permesso che le menzogne diventassero verità, con i nostri opportunismi, i nostri egoismi ci siamo fatti governare il pensiero, nella convinzione che il sistema politico dovesse avere necessariamente queste caratteristiche.

Rimanendo misuratamente lontani dal problema, siamo stati incoscienti e consapevolmente ignari del dilagare di una classe politica autoreferenziale, che si serviva sempre più del ladrocinio legalizzato, portandoci in una realtà senza vie d’uscita.

Nel giustificare e tollerare i ladri: abbiamo votato ladri.

 

Nel tollerare l’atteggiamento mafioso, si siamo adattati e abbiamo avvallato, col nostro voto, chi lo sosteneva.

All’onestà, l’unica condizione che ci avrebbe liberato dalla schiavitù di un sistema arretrato e deleterio, non abbiamo mai realmente creduto, lasciando spesso soli coloro che di fatto cercavano di farne il perno della loro azione politica e amministrativa.

Degli onesti si è spesso diffidato perché incomprensibile il loro modo di essere se non giustificato, magari, da una maggiore furbizia nel “fregare “ gli altri, oppure bersaglio di compatimento perché ritenuti candidati a essere spazzati via.

Ricordo gli appellativi usati come insulti: i “puri”, le “anime belle”, i “filosofi o i professori”, come dire, gente non credibile, non adatta alla politica.

Così è stata giudicata la voglia di onestà nel mondo politico di qualsiasi colore, anche e soprattutto qui nel nostro territorio.

Ma l’onestà, la professionalità, la dignità, anche a Savona c’era e c’è tuttora. Non è solo prerogativa di una parte della classe politica perché  c’è chi, pur non essendo un politico, questo desiderio di onestà lo sta pagando sulla sua pelle.

Proprio per questo ritengo che sia giunto il momento in cui dobbiamo tutti

FERMARCI UN ATTIMO !!!

 

Non si può, a Savona, continuare a far finta di niente, a ignorare quello che è successo a un giornalista degno di stima e di amicizia, conosciuto da molti. Una triste vicenda che lo ha portato a un tentativo di suicidio.

La notizia è circolata sulla rete e pare sia frutto di un’intervista rilasciata a un amico giornalista proprio dallo stesso protagonista ma nessun altro ne ha parlato. Neppure i suoi colleghi della carta stampata, lontani dal difendere il diritto di informare e lontanissimi da quel giornalismo di inchiesta che , solo in Italia, si è saputo così sapientemente annientare.

Lui, invece, è un giornalista di grande professionalità, sempre attento alle vicende più importanti della scena savonese. E’ lui a essersi occupato d’inchieste sulla mafia savonese, sulle inquietanti vicende legate ai problemi ambientali, sulle relazioni politiche con i poteri forti e molto altro. Spesso con coraggio ed estrema correttezza ha condotto inchieste “scomode” sul territorio savonese, anteponendosi alla Stampa locale, asservita e omertosa e collaborando, proprio su questi temi, anche con il TG3 e con Striscia la notizia. Non certo uno degli ultimi.

L’ennesima inchiesta, l’ennesimo articolo su un noto giornale on line ligure, dove conduceva una nota rubrica, ed è bastata una citazione in giudizio per danni di un onorevole savonese perché fosse messo alla porta.

Prima ancora che si potesse verificare se i contenuti erano veri o meno, il potente ha chiesto la sua testa, se non altro per far capire, a Savona, chi comanda.

Non è necessario entrare nel merito delle motivazioni che hanno generato tale tristissima vicenda, né dire altro, anche per rispetto nei riguardi della persona, ma è necessario fare tutti una riflessione, soprattutto sul metodo.

Abbiamo tutti il dovere di non ignorare, come invece si sta facendo, quanto è successo.

E’ importante per chi si occupa di comunicazione e d’informazione poiché questo fatto si configura come un chiaro attacco alla libertà di cronaca e d’informazione.

E’ importante per chi fa politica e si batte per i problemi che attanagliano il nostro territorio, perché questo caso è la prova che una certa classe politica, cosciente che la strada verso un nuovo corso della coscienza civile sia avviata e inarrestabile, si veda costretta ad attuare azioni intimidatorie, prepotenti e arroganti.

E’ importante per il nostro  “essere cittadini”, convinti che la politica  non debba solo elaborare accordi  tra persone con necessità economiche e materiali, ma garantirne  uguaglianza tra diritti e doveri davanti alle leggi, e non ultima la libertà di pensare, informarsi ed elaborare cultura. Per questo siamo in debito verso l’amico giornalista e nel manifestare tutta la nostra incondizionata solidarietà, abbiamo il dovere di interrogarci se è questa è la Savona che vogliamo.

ANTONIA BRIUGLIA  

 

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