Dopo la morte di Dio (Parte seconda)
DOPO LA MORTE DI DIO
( Parte seconda)
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DOPO LA MORTE DI DIO (Parte seconda) |
Se In principio era la gioia (questo è il titolo che l’editore Fazi ha scelto per la pubblicazione in italiano nel 2011 del libro del teologo e frate domenicano Matthew Fox, Original blessing, cioè “Benedizione originale”, uscito negli Usa nel 1983 ) ha potuto provocare l’espulsione dall’ordine all’autore, nell’anno di grazia 1993, da parte dell’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale e anch’esso teologo Joseph Ratzinger, significa che le tesi formulate in quel libro erano veramente esplosive e al limite dell’eresia, nonostante lo strepitoso successo e l’onore tributatogli da 65 autori laici, cattolici e protestanti. “Il cardinale Ratzinger – ha dichiarato Fox nella prefazione all’edizione del 2000 di Original Blessing – ha definito questo libro ‘pericoloso e fuorviante’… Io sono convinto che a essere pericolosa e fuorviante sia la crescita del controllo patriarcale, del pessimismo, dell’antropocentrismo e dell’ideologia del peccato originale”. Ecco il punto: Fox osa mettere in discussione la tradizione teologica agostiniana basata sul peccato originale, quindi sulla caduta e sulla punizione divina per quell’iniziale atto di disubbidienza e sulla necessità del perdono e del sacrificio della croce, cioè della Passione (sofferenza, morte e resurrezione di Cristo) per salvarsi dall’inferno e ritornare all’innocenza e, appunto, alla gioia dell’inizio, precedente al primo peccato. A questo libro di Matthew Fox si era richiamato anche Giorgio Girard nell’ultimo capitolo di Nichilismo bifronte, quello dedicato ai “Temi dei tempi nuovi” e precisamente nel paragrafo “La mistica abolisce l’ateismo?”, dove leggiamo: “In un’articolata e sommamente critica analisi trasformativa del cristianesimo storico – che non può che suscitare reazioni in chi è antropologicamente cresciuto in quell’alveo non essendo ‘protetto’ da una partecipazione culturale – Fox tende a sostituire ad un’ideologia basata sulla redenzione dal peccato, quella della ‘benedizione’ ed alla gioia che egli vede implicita al fatto stesso di vivere. E’ nell’ambito di una critica alla tradizionale separazione Dio-natura, ed in quello di una traslazione paradigmatica ‘dal duale al monistico’, la lettura di Fox induce ad associare ‘il cosmico al mistico’ in nome appunto di una smentita di ogni dualità, rifluendo senza sforzo nel monos”. Se dunque il misticismo oltrepassa ogni dualismo abolendo la distanza che separa, secondo la teologia affermativa, la natura e l’uomo dalla divinità e di conseguenza abolendo anche tutti i muri divisori mentali, culturali, religiosi e sociali che mettono gli uni contro gli altri in nome di una visione egoistica dell’identità di ciascuno, sarà anche la via, personale e collettiva, più sicura per uscire dal nichilismo dell’indifferenza e raggiungere l’ecumene universale per realizzare il Regno di Dio su questa terra, anzi, per vivere fin d’ora in questo Regno in cui domina la gioia e non il terrore della vendetta di un Dio padrone e giustiziere.. Scrive Girard, nella Prefazione al suo nuovo libro: “Come già accennato, la traccia per questo mio nuovo lavoro mi si è offerta spontaneamente, come dire collegata alla mia stessa vita, per cui esso non potrà che risentire di ricordi e vissuti anche personali del suo autore. Mi accingo tuttavia a questo compito da semplice curioso osservatore del mutare delle epoche, consapevole del progetto immane che esso richiederebbe dal punto di vista delle competenze. Lo faccio rilevando però il mio accrescimento d’interesse, indicativamente nel nuovo secolo, per gli argomenti che chiamerei dell’’oltre’ la dimensione fattuale della realtà che scorre apparentemente sempre uguale e che sembra indifferente ai paradigmi che la canalizzano nei secoli. Ciò ha implicato per me tentativi di approfondimento progressivi verso argomenti calibrati sul religioso, con un occhio particolare alla mistica, cioè a quella sorta di giunzione-traguardo dell’umano verso dio, a prescindere dalla sussistenza stessa di un Dio come tale, ossia ‘esternamente pensato’ “. E qui viene in mente la famosa formula del giusnaturalista Ugo Grozio, ripresa nel secolo scorso dal teologo protestante e antinazista Dietrich Bonhoeffer, impiccato nel campo di concentramento di Flossemburg all’alba del 9 aprile 1945: Etsi Deis non daretur. Quand’anche Dio non ci fosse bisogna vivere secondo giustizia, cioè, per chi si professa cristiano, secondo il Vangelo, che, per chi lo avesse dimenticato, significa “buona notizia”, una buona notizia che è annunciata a tutti e non solo agli ebrei e ai cristiani, inoltre, pensandoci bene, anche un ateo può vivere secondo il Vangelo, basta volerlo. Così, chi volesse ridare un senso alla propria vita nell’età del nichilismo non ha che da cominciare l’itinerario spirituale articolato in quattro sentieri o vie offerto da Matthew Fox in Original Blessing: la prima Via è quella positiva, che non parte dalla caduta di Adamo, dal peccato, ma dalla bellezza e dalle abissali profondità cosmiche del creato. La seconda Via è quella negativa, che si apre al silenzio, all’oscurità, alla sofferenza e all’abbandono. La terza Via è quella della creatività che riguarda la cosmogenesi alla quale anche noi partecipiamo come co-creatori. Infine la Via transformativa, che, tramite la compassione, ci riconduce al creato riemerso dallo stato di caos e di ingiustizia relazionale, come “ricucito e riportato alla sua integrità” (apocatastasi). Come si vede anche da questo breve riassunto, Fox capovolge l’itinerario tradizionale verso Dio della Chiesa cattolica che comincia dal peccato originale e dalla cacciata dal paradiso terrestre per arrivare alla morte in croce di Gesù e alla Pasqua di resurrezione; per l’autore di Original Blessing all’origine c’è la benedizione, la gioia, la grazia e la lode; al centro mette il mondo creato non Adamo come nella più antica tradizione d’Israele, alla quale apparteneva lo stesso Gesù di Nazareth. A questa tradizione si deve l’”unica vera rinascita che è avvenuta in Occidente”, cioè quella di Francesco d’Assisi, di Tommaso d’Aquino, di Matlide di Brandeburgo, di Meister Eckart, di Giuliana di Norwich, di Nicola Cusano, mistici e mistiche, pensatori e santi certamente non accusabili di antropocentrismo e grazie ai quali oggi è possibile inaugurare nuove possibilità di rapporto non tanto fra la religione e la scienza ma fra la spiritualità e la ricerca scientifica e tecnica, possibilità che darebbero vita a nuovi paradigmi, oltre che per la teologia, per la cultura in generale, la politica e gli individui smarriti tra macchine intelligenti, nuove identità di genere, nuove e insidiose pandemie e continue guerre economiche e religiose sotto un cielo vuoto (cfr. U. Galimberti, Cristianesimo. La religione del cielo vuoto , Feltrinelli, 2012). Possiamo affermare dunque che la tradizione teologica ripresa da Mattew Fox (e da altri, come Hans Urs von Balthasar) è basata sul paradigma et et, cioè sulla misericordia, mentre la teologia basata sull’ aut aut è quella della paura dell’inferno e della speranza del paradiso. E qui si ripresenta la vecchia questione della teodicea e del libero arbitrio. I teologi della misericordia non possono concepire un Dio che condanna al fuoco eterno alcune sue creature e ne premia altre con l’eterna beatitudine del paradiso. A questo proposito, Girard scrive nel paragrafo “Ecumenismo e apocatastasi” del capitolo “Sfrondamenti e scossoni”: “Nella prevalente concezione odierna tutti si salvano? In un passo in cui lo stesso autore di poco sopra (G. Frosini, Il volto storico di Gesù , Elledici, 2017) segue Fox nel tentare di ‘sostituire il peccato con la benedizione’ mi sono preso la libertà di un punto esclamativo dove si rievoca, anche magari per negarla, la possibilità della condanna eterna: ‘ Ci sono dei benemeriti in questo lavoro di scasso…il teologo svizzero Hans Urs von Balthasar, colui che coraggiosamente e pagando di persona ha imposto all’attenzione generale la nuova sistemazione… Le conclusioni ormai fanno parte dell’anima della chiesa e devono illuminare la lettura intelligente dell’uomo di oggi. Anzitutto va registrato il passaggio da una teologia (e una conseguente pastorale) della paura a una teologia… della misericordia. E proprio per questo motivo che la situazione dell’escatologia ai nostri tempi si è ribaltata: un passaggio dalla severità alla bontà, dalla paura alla misericordia, dalla condanna facile a una autocondanna che, data la sua tragica gravità, si pensa dovrà verificarsi soltanto rarissimamente (!), anzi è possibile anche sperare in una salvezza universale’. La lettura intelligente dell’uomo di oggi si azzarda forse a un risveglio epocale che si esime dall’ultraterreno”. Come se non bastasse l’inferno che è nell’al di qua e ce ne fosse bisogno di un altro nell’aldilà e come se purgatorio e paradiso non potessero trovarsi in questo mondo senza il bisogno di collocarli in un altro mondo. Ma alla fine, come credeva anche san Paolo “That God may all in all” e tutto ritornerà come era in principio sicut erat in principio. Almeno secondo Origene, Gregorio di Nissa, Giovanni Climaco, Scoto Eriugena e altri teologi dell’et et. La prossima puntata di questo commento al nuovo libro di Giorgio Girard verterà sul capitolo quarto della Parte prima, quello dedicato agli “Scenari utopici”.
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