Della P2, di Licio Gelli e delle riforme.
Della P2, di Licio Gelli e delle riforme.
In questi giorni, per l’ennesima volta, è stato nominato Licio Gelli, la P2 ed il suo noto “piano di rinascita democratica”.
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Della P2, di Licio Gelli e delle riforme. In questi giorni, per l’ennesima volta, è stato nominato Licio Gelli, la P2 ed il suo noto “piano di rinascita democratica”.
La storia la conoscevo in parte, è certamente nota la questione di una loggia massonica che era andata “oltre” e nel corso degli anni settanta essa si sarebbe qualificata per aver concentrato i protagonisti di un disegno eversivo, di cui fu descritto il contenuto nel già citato “piano di rinascita democratica“, deviando quindi dal cosiddetto ordine costituito. Tra i vari crimini attribuiti alla P2, oltre al cospirazionismo politico per assumere il controllo dell’Italia, si possono citare la strage dell’Italicus, la strage di Bologna, lo scandalo del Banco Ambrosiano, l’assassinio di Roberto Calvi, l’ipotetico assassinio di Albino Luciani (ovvero Papa Giovanni Paolo I), il depistaggio sul rapimento di Aldo Moro, l’assassinio di Carmine Pecorelli e alcune affiliazioni con lo scandalo di Tangentopoli (fonte Wikipedia). I protagonisti della “Propaganda 2” (P2) erano in effetti i massimi dirigenti dello Stato, importanti uomini di affari (l’allora Berlusconi in veste di imprenditore…) generali, servizi segreti ed editori che avevano maturato la concreta possibilità, secondo una certa storiografia moderna, di partecipare attivamente al “golpe Borghese”, guidato appunto dal principe Borghese per fare arrestare il presidente della Repubblica Saragat. I legami con la loggia massonica di Gelli hanno contorni poco chiari, pare che sia stato lui stesso a stoppare il golpe visto che vi stavano prendendo parte nei ruoli chiave moltissimi dei suoi affiliati o in altra tesi che fosse una semplice prova per scatenare successivi eventi, ma l’aspetto più interessante è proprio nel documento guida di Gelli che fu ritrovato ai tempi del suo arresto e di fatto successivamente reso pubblico. Il documento è molto semplice, sono 8 pagine di quello che potrebbe essere un programma politico a 360° con obiettivi e breve, medio e lungo termine. Interessante fin da subito l’aggettivo democratico in quanto nel piano non si vuole prevedere alcun tipo di rovesciamento del sistema, violento, a conferma forse della tesi di non avvallare il golpe di Borghese. Poi, si parte con gli obbiettivi che puntano agli allora partiti di centro – sinistra con DC e PSI in primis e i relativi sindacati confederali di quell’area ovvero CISL e UIL. A seguire individua precisi organi di stampa, per puntare a governo e parlamento, ma come? Semplice, è sufficiente, cito testualmente: “La disponibilità di cifre non superiori a 30 o 40 miliardi (15 – 20 milioni di Euro, ndr) sembra sufficiente a permettere ad uomini di buona fede e ben selezionati di conquistare le posizioni chiave necessarie al loro controllo”. In tutti i 3 ambiti (politica, stampa, sindacato) quindi si puntava ad avere persone di fiducia con disponibilità economiche che prendessero la guida delle rispettive aree politiche per poi sodalizzare con la stampa puntando ad iniziative per controllare organi TV ed editoriali, oltre che l’eliminazione della RAI, e smontare l’azione sindacale dall’interno per cambiarne il peso e l’azione. Ma veniamo alle riforme, visto che il piano ha una “vision” completa, c’è una serie di punti ben precisi che intervengono sull’assetto stesso dello Stato e dei suoi organi, a breve termine, di cui ne cito alcuni interessanti.
Il requisito è che ci sia un Governo autorevole che porti avanti questi interventi con decisione e nel caso che le forze dell’ordine possano essere mobilitate prontamente, dandogli peraltro poteri molto forti a scapito delle garanzie di cui siamo tutelati. Poi ci sono quelli a medio lungo termine, di cui alcuni sono realmente forti e costituzionalmente rilevanti: sull’Ordinamento Giudiziario,
sull’Ordinamento del Governo,
sull’ Ordinamento del Parlamento,
Ci sono poi altri punti, interessanti, ma per esigenze di spazio non sto qui a riportare, fermo restando che si può facilmente reperire il documento http://web.tiscali.it/comunisti-pistoia/Memoria/RinascitaDemocratica.htm e relativi articoli come questo http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05/23/licio-gelli-il-bambinone-renzi-e-gli-ex-lacche-di-berlusconi/996830/ Leggendolo nelle proposte si vede chiaramente come di fatto ci siano molti punti sposati negli ultimi venti anni dal centrodestra e dal centrosinistra di cui ora, con Renzi, per la parte di riforme parlamentari, non si può dire che oggettivamente vi siano punti di contatto con le proposte di Gelli. Non solo, al di là di condividere o meno i punti, vi sono comunque elementi che impongono delle riflessioni, solo che manca l’ingrediente fondamentale: di democratico non vi è nulla. L’intero processo riformista di Gellli si fonda su di un potere dato a pochi grazie al denaro e non richiama in alcun modo la gente comune e le scelte consapevoli: francamente è lo scenario che viviamo ai giorni nostri e che, con l’Unione Europea e l’Euro si è attuato “dolcemente”, moderatamente e pacatamente…. Quindi la domande, provocatoria, nasce spontanea: perché uno è andato ai domiciliari e l’altro governa insieme ad un ex affiliato della stessa P2?
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