Del Trasporto Pubblico regionale

Del Trasporto Pubblico regionale

Del Trasporto Pubblico regionale

C’è un tema che recentemente ho cercato di approfondire che tocca molte scelte delle città liguri in ambito di mobilità urbana: la riforma del trasporto regionale ligure.

 

Con legge regionale 33/2013 la Regione Liguria ha avviato il processo di creazione di una unica Agenzia regionale del trasporto pubblico, in house, che avrà il compito di gestire il “servizio” di trasporto pubblico appunto, servizio che è descritto in altri articoli della legge e si tratta, in sintesi, della mobilità tramite i mezzi pubblici come la conosciamo, o quasi perché si va ad integrare anche il trasporto ferroviario.

Il territorio di riferimento sarà però l’intera regione, ovvero il cosiddetto ATO, Ambito Territoriale Ottimale, viene individuato corrispondente all’intera regione Liguria, in parte discutibile. Va detto che l’Agenzia Regionale sarà appunto il gestore, con i fondi stanziati dalla regione di cui ancora vanno identificati esattamente gli importi ma stiamo parlano di milionate di euro, ed essa stessa sarà un ente compartecipato in quote variabili dai vari comuni della regione e la regione per un totale di Euro 400.000. Savona ad esempio contribuisce con propria parte per il 7,04%. La struttura societaria infatti e l’esistenza dell’Agenzia è stata resa operativa da pochi mesi. Come detto l’Agenzia di fatto è il gestore, il soggetto che curerà la definizione del bando, dei livelli di servizio, dei controlli e della qualità, non quindi l’esecutore che sarà invece il soggetto che si aggiudicherà la futura gara di gestione del servizio di trasporto pubblico.

Avrà una dotazione di base di mezzi pubblici e farà fronte ad un bacino di potenziali utenti molto ampio, in pratica tutto ciò che ora viene servito con le varie aziende di trasporto pubblico locali.

Alcune considerazioni che si possono fare nascono innanzitutto dal principio: conviene o no avere una unica azienda di trasporto regionale? Dal mio personale punto di vista conviene, in una logica squisitamente aziendale è possibile infatti fare efficienza su tutte le forniture, non banale visto che su carburanti e manutenzione vi sono costi importanti. La perplessità nasce dall’ATO in rapporto “1 a 1” con il territorio regionale. Forse si poteva valutare un discorso a parte per l’area metropolitana genovese, oppure quella e il ponente ed il levante. Purtroppo non viene definito tutto dalla legge, quindi dal punto di vista operativo in realtà si potrebbe aprire uno spazio affinché ci siano delle “sotto aree” più locali e vicine al territorio.

Comunque sia è altresì vero che disporre di una unica o quasi azienda di trasporto pubblico renderebbe un po’ meno imbarazzante il ballo delle poltrone nominate dalla politica. Anche qui la legge poteva essere migliore e inserire un comma che impedisse le nomine politiche privilegiando invece procedure di selezione mirate alla ricerca delle figure più indicate, a partire dal CDA.

Inoltre và detto che un trasporto pubblico unico potrebbe disporre di maggiore potenza di fuoco per mantenere al proprio interno l’intero servizio di manutenzione, cosa che adesso a seconda dei casi viene dato fuori. Stante la legge quindi asset principali rimarrebbero in capo all’Agenzia mentre il servizio vero e proprio andrebbe in gara, anche con la partecipazione di soggetti esteri, per una durata di 7 anni. Questo è l’aspetto più delicato perché in pratica potrà arrivare un privato che operativamente sarà chiamato a fornire il servizio di trasporto pubblico: fondamentale quindi il controllo operato dall’Agenzia e degli enti che la compongono, quindi il soggetto pubblico ovvero i cittadini.

Sotto questo profilo recentemente il Movimento 5 Stelle con proposta di legge nr. 2443 presentata a Giugno propone una serie di modifiche al d.lgs   422/1997 tese a migliorare la mobilità urbana e quindi la vita.

L’obiettivo di questa proposta di legge è quello di ridurre il numero di auto in circolazione, favorendo lo spostamento di utenti dal trasporto privato a quello pubblico.

Per raggiungere questo obiettivo è necessario realizzare, specie nelle grandi aree urbane, forme di servizio pubblico in linea con quelle dei principali Paesi Europei.

Alcuni principali punti sono:

1)     POTERI DI CONTROLLO AI CITTADINI

Rafforza i poteri di controllo a disposizione del Cittadino, attraverso azioni di sindacato ispettivo dal basso;

2)    ASSET STRATEGICI PUBBLICI

Sancisce come principio inderogabile quello che gli asset strategici, come le reti ferroviarie o tranviarie, le officine di riparazione, i garage, le pompe di rifornimento etc, restino pubblici e garantisce che questo principio non possa essere in alcun modo raggirato;

3)    QUADRO NORMATIVO COMPLETO

Si preoccupa di disegnare un quadro normativo completo. In questo modo cerca di superare i limiti delle legislazioni precedenti che hanno sempre operato dei rattoppi, senza intervenire in modo coerente su una riorganizzazione delle norme;

4)    CONTROLLO E RESPONSABILIZZAZIONE DEI MANAGER PUBBLICI

Favorisce forme di controllo e di responsabilizzazione dei manager pubblici attraverso una serie di parametri tesi a valorizzare il controllo sulle performance dei servizi di mobilità;

5)    GESTIONE TRASPARENTE NELL’ASSUNZIONE DEL PERSONALE

Introduce un sistema più stringente di controlli ed obblighi, finalizzati ad incentivare una gestione trasparente delle aziende del Trasporto Pubblico Locale, al fine di evitare criteri clientelari nell’assunzione di personale e nell’acquisto delle forniture.

Proposta interessante quindi che va nella direzione corretta al fine di sostenere il trasporto pubblico quale risorsa per la mobilità e la riduzione del traffico veicolare privato.   

Rimane un ultima considerazione: non tutte le società di trasporto pubblico ligure godono delle stessa situazione economica e AMT di Genova è l’esempio in negativo, con un indebitamento molto importante, noccioline in confronto ad ATAC di Roma che è tutt’altra storia, ma tant’è non è ancora chiaro come verranno coperti questi debiti. Dalla Regione che se li accolla, per tutte le società pubbliche, o dalle attuali amministrazioni che le controllano? Una cosa è certa. Non devono pagare i lavoratori per gestioni incompetenti di nominati dalla politica. A meno che non stiamo parlando di posti di lavoro creati per dispensare favori e aumentare il consenso. Non sarò mica così, vero?

ANDREA MELIS

 

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