Dall’analfabetismo di ritorno a quello funzionale

Un cittadino su tre è incapace di capire o leggere una frase che non sia un periodo semplice.
Il 51% dei quindicenni è incapace di comprendere un testo.

Ricomincia la scuola al suono della campanella. Abbastanza stonata dalle solite note dei discorsi sempre uguali e inconcludenti. Si dovrebbe, occorre fare, la scuola non c’è la famiglia nemmeno. Ma da decenni ormai non si è stati capaci di dare ai ragazzi una scuola fondata sul rispetto e l’educazione. Oltre all’istruzione attraverso lo studio.
La reintroduzione della predella, auspica Giacalone, affinché il docente abbia la cattedra rialzata di pochi centimetri che permetterebbe di controllare meglio la classe. Così facendo si trasmette anche un senso di autorevolezza da parte dell’insegnante.
Il termine autorevolezza non ha certamente lo stesso significato di autorità.
Alzarsi in piedi in silenzio quando entra l’insegnante non è sintomo di sottomissione, bensì di rispetto. Che deve essere reciproco. Il docente saluta e “sale in cattedra”. Finche non si siede, gli alunni stanno in piedi. Un sogno? forse. Mai dire mai.
L’emulazione è fondamentale. Anche l’educazione e il rispetto verso l’alunno da parte del docente ha una importanza di basilare. Così come il suo comportamento che dovrebbe essere impeccabile specchio, esempio, per gli alunni che osservano.
L’alzarsi in silenzio è necessario come saluto. Non caotico.
La riduzione, se non il divieto di autogestione e occupazione, potrebbe essere un modo per non distogliere dallo studio i ragazzi.
Perché a scuola ci si va per questo.

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Sul ruolo della famiglia c’è molto da dire. La famiglia che comanda a scuola ha portato ad un punto di non ritorno. L’ascolto è sacrosanto, ma non l’imposizione di alcuni dettami dei genitori che, negli anni, hanno preteso di inserirsi a gamba tesa, e decidere l’iter scolastico. Dunque i rappresentanti , che comunque hanno il ruolo di osservare e controllare lo svolgimento del percorso scolastico, esserne al corrente e, perché no, intervenire in casi specifici, dovrebbero terminare qui la loro opera.
Crepet sostiene che la prima cosa per ridare autorevolezza alla scuola è allontanare i genitori e fidarsi degli insegnanti. Aggiungerei insegnanti preparati e competenti a livello di istruzione ma anche psicosociologico.
Il cellulare in classe non ha senso e serve soltanto per distogliere da quello che rappresenta la scuola dove l’attenzione è fondamentale e la distrazione deleteria. Inoltre sarebbe utile vietare, anche se il termine non è simpatico, l’uso del telefono sotto una certà età. Tutto da valutare da parte dei competenti esperti in materia. Psicologi, sociologi, giuristi.,
Anche se è davvero difficile dato che l’uso del telefono è ormai entrato nelle abitudini di tutti coloro che hanno vista e voce. D’altro canto è anche molto utile per la sicurezza.
Se vogliamo una scuola del cambiamento, come è auspicabile, occorre cambiare l’atteggiamento nei confronti della medesima. Rendendola, magari a tempo pieno, con sport e attività varie. Certo non è facile e le risorse latitano. Ma finché si ragiona così nulla cambierà. Il vecchio Winston diceva “Chi non cambia mai idea non cambia mai nulla”.
Il compito di educare non spetta al Preside, o all’insegnante ma alla famiglia. Il docente dovrebbe aspettarsi solo di ricevere dalla classe il rispetto, la collaborazione, l’ordine, la disciplina e il silenzio, se non si è invitati a parlare o se non si ha nulla da chiedere.
Avevo giurato a me stessa di non dire mai “ai miei tempi”, ma negli ultimi anni, forse perché ne sono passati parecchi, mi capita spesso di pensarci. Prima del ’68, anno che ha segnato l’inizio della decadenza, si entrava in classe in silenzio, per quanto fosse possibile, se non alle elementari, almeno nella media che all’epoca non era unica.
La scuola era considerata il “Tempio della cultura”. Magari il bullismo esisteva già, più nascosto, meno evidente. C’era sempre qualcuno preso di mira per vari motivi, ma non esistevano atti di vandalismo, e la violenza agli insegnanti nemmeno ce la sognavamo. I comportamenti violenti degli ultimi tempi non sono ragazzate, come qualcuno li vuole definire, sottovalutandoli. il Codice Penale deve esistere anche per minorenni, perché i bulli sanno bene quello che fanno . Non sono certo fra coloro che sostengono qualche giorno di carcere. Ma punizioni esemplari, certamente. Per non arrivare al famoso 9 in condotta al bullo che si è scagliato contro la professoressa. Per non sciupargli la media.
Certo, dopo, tutto rivisto e revocato. Ma soltanto averlo pensato e poi fatto è assurdo e demenziale. Le note che riguardano l’insubordinazione e le violenze ai docenti, o ai compagni, vanno inviate ai genitori e, per conoscenza, nche alle FFOO, se davvero gravi.

Ricordo una frase, d’epoca dei miei nonni: “escluso da tutte le scuole del Regno”. Allora mi suscitava ilarità. Se si voleva continuare gli studi, i genitori dovevano provvedere a proprie spese e in privato.
Purtroppo oggi circa 4 milioni di ragazzi escono dalla scuola senza diploma. Tanti non adempiono all’obbligo scolastico. Dati Eurostat dicono che nel 2021 il 12,7% fra i 18 e i 24 anni ha abbandonato precocemente la scuola. Spesso senza ottenere la licenza media. Eppure il C.P. prevede un reato per chi non osserva l’obbligo di istruzione elementare.
Multa fino a 30 euro. Questo, si, certo, suscita grande ilarità.
Invece a scuola devono andarci tutti, proprio tutti. Ma seguiti meglio e da insegnanti preparati che, comunque, devono, prima di pretendere educazione e rispetto acquisire la necessaria autorevolezza e dare l’ esempio.

“Mi piace ricordare uno spezzone di un mio articolo di qualche anno fa
Conversazione in piscina

Si disquisisce sugli accenti aperti o chiusi fra Firenze e Pisa.

Una signora a un gruppetto di ragazzini : “Manzoni andava a sciacquare i panni in Arno che passa anche da Pisa…”

Ragazzino:

“chi è Manzoni?”

Penso che stia scherzando

e mi inserisco:

“maddai.. Alessandro”

“si, ma chi è, che faceva?”

“uno scrittore.. l’autore dei Promessi Sposi”

“Ah ma non l’abbiamo ancora fatto…”

“Che classe fai? “

“Vado in prima superiore”

“oh! E Carducci.. lo conosci Carducci? I cipressi che a BOLGHERI alti e schietti van da San Guido in duplice filar…”

“Mai sentito”.

Marina di Bibbona, a pochi kilometri da Bolgheri.

Sono sgomenta. Aridatece Gentile..”

Carla Ceretelli

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