CRONACHE DI PIOMBO E DI PASSIONE – 1974-1987
CRONACHE DI PIOMBO E DI PASSIONE – 1974-1987.
Un giornale laico sulle rive del Tevere, di Vittorio Emiliani.
E’ la storia di un giornale, anzi il più importante giornale romano “Il Messaggero”, fondato nel 1878.
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CRONACHE DI PIOMBO E DI PASSIONE – 1974-1987.
Un giornale laico sulle rive del Tevere.
Donzelli editore. 2013 pagg.357 euro 34.
di Vittorio Emiliani.
E’ la storia di un giornale, anzi il più importante giornale romano “Il Messaggero”, fondato nel 1878.
Recensione di Franco Ivaldo
Si tratta, naturalmente, di una storia parziale quella scritta da Vittorio Emiliani: le date l’indicano con esattezza. Siamo agli anni di piombo, alle conseguenze delle rivolte studentesche dei sessantottini, ai movimenti femministi, ai grandi passi della scienza (uomo sulla Luna), agli attentati terroristici . Insomma, date importanti non solo della storia italiana ma di quella europea e di quella mondiale.
Emiliani, nato a Predappio il l dicembre 1935, aveva iniziato la sua carriera al “Mondo” di Mario Pannunzio e “l’Espresso” per passare al “Il Giorno” come inviato e dal 1974 al “Messaggero” . Poi come suo direttore dal 1981 al 1987. Successivamente, è stato collaboratore culturale de “Il Sole 24 ore”, editorialista de “Il Tempo”, de “Il Secolo XIX” e de “l’Unità”. Saggista e politico,deputato, consigliere del Cda della Rai-Tv, specialista di musica di opera lirica (in special modo, Rossini).
Un comune amico mi ha scritto:”Vedrei bene Vittorio Emiliani come ministro dei Beni Culturali”. Sottoscrivo in pieno questa scelta. E’ un personaggio pienamente meritevole per i libri storici che ha scritto sul “figlio del fabbro” e tanti altri di storia e di cultura.
Quando ho conosciuto Vittorio Emiliani, io ero corrispondente da Bruxelles de “Il Messaggero” e de “Il Secolo XIX”.
Correva l’anno 1974. L’editore Alessandro Perrone direttore storico del quotidiano romano e del suo confratello genovese si era visto vendere da suo cugino Ferdinando la testata alla quale teneva moltissimo.
Pensando di dovere quel bel scherzo ai democristiani, Sandrino Perrone aveva condotto una battaglia culminata col “No” all’abolizione della legge sul divorzio che avrebbe voluto perpetrare Amintore Fanfani col suo referendum per il “SI”. Un gigantesco “NO” al referendum voluto dai fanfaniani apparve , invece,sul Messaggero in un editoriale a firma del caposervizio del politico di allora, Romano Dapas. Vinse il no e la legge sul divorzio restò in vigore.E
Ma per Sandrino Perrone fu il canto del cigno. Malgrado la solidarietà di tutta la sua redazione, il “Messaggero” fu venduto.
Si parlò in un primo momento di Rusconi. Ma i giornalisti disserò di no e cacciarono Barzini junior che si era presentato in via del Tritone per assumere la direzione. Poi ci fu un passaggio rapidissimo di giornalisti che qualche anno più tardi finiranno alla neo fondata “La Repubblica”, tra cui Giorgio Bocca che rimase al Messaggero esattamente tre giorni prima di dimettersi.
Vittorio Emiliani
Vi fu una sorta di interregno con l’arrivo delle grandi firme de “Il Giorno” a cominciare dall’alpino Italo Pietra, seguito dall’ex corrispondente da Londra, Luigi Fossati alla direzione del quotidiano di via del Tritone.Quando lasciai la sede di Bruxelles per rientrare a Roma (mi ero alternato nella capitale belga con Pietro Calabrese) conobbi di persona Vittorio Emiliani.
Ero alla redazione esteri, poi passai al “politico”. Come avvenimento rilevante ricordo le prime elezioni europee, vi era già stato il passaggio dai Sei ai Nove , con l’ingresso della Gran Bretagna, Danimarca e Irlanda nella Cee.
Le prime elezioni dirette del parlamento di Strasburgo fu un avvenimento grandioso nelle redazioni italiane. Allora, tutti i direttori andavano a caccia degli specialisti di affari europei che a quei tempi non erano davvero molti.
Il vignettista del Messaggero, Artioli, fu incaricato di disegnare i Nove al voto.
Il redattore capo, Pino Geraci, organizzò le pagine speciali. Insomma, fu una bella festa.
Adesso, siamo alla vigilia di nuove elezioni europee. Ma l’entusiasmo non c’è più.
Prevale l’euroscetticismo.
C’è una sacrosanta sfiducia delle classi laboriose nell’euro.
Insomma, qui si parla di uscire dalla crisi, mentre allora si parlava di grandi speranze e di grandi progetti da realizzare.
I direttori de “Il Messaggero” che seguirono (Mario Pendinelli e Giulio Anselmi) cominciarono ad essere i testimoni di una svolta europea epocale. Culminata con il crollo del muro di Berlino e con l’avvio di una nuova èra per l’Europa. L’Italia è rimasta pericolosamente indietro e molti (troppi!) avvenimenti di degrado sono lì a dimostrarlo.
Basteranno i “benedetti toscani” ( Enrico Letta, Matteo Renzi, oppure Toti) a rilanciare il nostro Paese a Bruxelles ? Il tempo stringe. E, credetemi, non è più soltanto “Il Tempo” di Renato Angiolillo storico avversario de “Il Messaggero” di Alessandro Perrone. Qui, si tratta di un tempo che rischia di vedere scivolare l’Italia dalla serie A alla B ed infine alla C.
FRANCO IVALDO
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