CRESCENT2? NO GRAZIE

 CRESCENT2?
NO GRAZIE

 CRESCENT2? NO GRAZIE

 

 Ci risiamo. A Savona il Sindaco Berruti e il vice-sindaco Di Tullio rientrato provvidenzialmente a gestire l’assessorato all’urbanistica, tornano, come interpreti di un vecchio film, a discutere di urbanistica contrattata.

 Urbanistica e territorio delegati a privati pronti a farne profitto altrettanto privatamente, sotto la chimera di uno scambio con opere di utilità pubblica.

In una città aggredita da sproporzionati progetti, come quelli del porto a firma Bofill  dimostratisi inutili e disertati dalla gente negli spazi e nei volumi cronicamente e irrimediabilmente vuoti, si torna a parlare di costruzione di altri alloggi di prestigio come se quelli inutilmente costruiti non bastassero alle richieste di chissà quali compratori.

Il Comune di Savona dà ancora un’ulteriore prova che il Partito del cemento va avanti, al di là dei colori, dei valori politici e dei convincimenti, con le sue vecchie  logiche, con la sua miopia e nella completa assenza di autocritica.

Questa politica con la P maiuscola dove il PD savonese si prepara a primarie, apparentemente spaccato in fazioni pro o contro Renzi che Berruti e Di Tullio riescono bene a rappresentare, davanti all’esigenza di fare varianti al Piano urbanistico che garantiscano l’ennesimo affare al costruttore Dellepiane, si ricompatta.

Si fa il punto sulla disponibilità economica del Comune e si deduce che gli affari dei privati potrebbero fruttare anche al pubblico, ma con scarso convincimento nel dire come.

Insomma un altro Crescent sulle aree di Orsa 2000, un altro palazzone di cinque piani con forti cambi di destinazioni d’uso, perché la variante è d’obbligo poiché il costruttore non ci sta a costruire solo residenze turistico – alberghiere, quelle previste come digestivo per il Primo Crescent: alla vocazione turistica di Savona non sembra crederci neanche lui e vuole costruire altre residenze , quelle fruttano di più.

L’area dietro il Crescent dove sorgerà il nuovo edificio di Orsa 2000 (foto SECOLOXIX)

Questo è trapelato dalla riunione di un centro sinistra che si stenta a credere tale.

Quindi, nuovo cemento, nuovo inutile consumo di territorio savonese.

Inutile soprattutto per i savonesi.

A questo punto per sostenere l’insostenibile si chiede addirittura che qualcuno dimostri la temuta “NON REDDITIVITA’” della ipotizzata residenza turistico- alberghiera.

Deve essere fatto uno studio, per Di Tullio, per accettare questa (inaccettabile!) variante: uno studio che dimostri che costruire alberghi frutti meno che costruire case.(!!?)

Inoltre per digerire nuovamente il tutto, il privato dovrebbe garantire contributi per riaprire l’ostello della gioventù al Priamar.

E’ interessante conoscere, a tal proposito, l’opinione concorde degli altri gruppi, Sel e PRC che sostengono la Giunta, per rendersi conto di come casuale non sia stato l’allora positivo sostegno regionale alla realizzazione della lottizzazione Bofill.

E’ chiaro che quest’aberrante approccio con Piani urbanistici e fantomatiche opere pubbliche, convincono nuovamente i rappresentanti di Rifondazione Comunista, il cui ex assessore regionale Zunino nel 2002 sosteneva la sua opposizione alla costruzione di volumetrie residenziali al porto di Savona, inutili per una ricaduta economica del territorio ma solo utili a chi costruisce o “investe” sul mattone (leggi: Il partito del cemento di Preve e Sansa), mentre  tutti ricorderanno come  nessuno si sia opposto, di fatto, neanche in sede regionale a quei progetti targati Ruggeri che saranno approvati poi dall’intera giunta  Burlando.

Oggi quelle modernissime piazze che dovevano “rivitalizzare” il porto, si sono rivelate il vero “fallimento perfetto” e le vetrate a specchio testimoniano la desolazione assoluta.

Quei numerosi uffici, operatori portuali e commerciali che dovevano attirare crocieristi e cambiare il volto della darsena sono, in gran parte, vuoti. Così come appare quasi in abbandono il grattacielo, dove i prestigiosi alloggi da ottomila euro al metro quadro, sono quasi totalmente spenti e inabitati.

E il Crescent?

Chi prova a transitare per la grande piazza sulla quale affaccia, può notare le sparute persone che si recano a un ristorante e altrettanta desolazione delle vetrine al piano terra. Ai campanelli, nomi di qualche ufficio o di qualche ditta, poche, e altrettanto pochi i nomi dei residenti.

Un fallimento annunciato però, quando da più parti si sosteneva che insieme alla discutibile e controversa vicenda progettuale, quelle scelte avrebbero generato sicuramente dei non-luoghi. Spazi cui il cittadino non sente di appartenere e con cui s’intrattengono solo occasionali rapporti di carattere superficiale. Luoghi senza significato.

 

Importa qualcosa di tutto ciò?

Qualcuno ha sentito la responsabilità di tutto questo?

 

 

 

E’ passato qualche anno e il Partito Democratico, e chi lo sostiene, pensa che amministrare sia una cosa e rapportarsi con le istanze del territorio rispettandone i valori e l’etica progettuale e programmatica sia un’altra.

Gli interessi e le azioni si mescolano, il denaro, i costruttori, le banche, i partiti, i sindaci, i sindacati, gli assessori che entrano, escono, rientrano, mentre nella nostra Regione  milioni di metri cubi di nuove abitazioni e di cemento hanno coperto, soffocato, divorato, minacciato, espropriato, deteriorato irrimediabilmente ettari ed ettari di territorio.

Come se tutte le analisi critiche, i cambiamenti che nel resto del Paese stanno accadendo, la nuova cultura sulla qualità della vita nelle nostre città e la ricerca di compatibilità ambientale, non ci fossero mai stati.

A Savona dopo aver esaurito quasi tutti gli spazi, dal fronte mare alle zone urbane o più interne, si sfida la decenza.

Una variante per garantire altro profitto dalla cementificazione.

La spregiudicatezza con la quale si giustificano certe operazioni rasenta il ridicolo.

Se questo è il prezzo da pagare, “affossiamo” il fossato e che l’Ostello della gioventù, se di ostello si tratta, si chiuda per sempre.

 

I giovani saranno sicuramente grati.

 

ANTONIA BRIUGLIA

 

 

Le informazioni contenute nel testo sono state tratte da quotidiani locali.

 

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