Come mai qua non si fa nulla?

Come mai qua non si fa nulla?

Come mai qua non si fa nulla?

 A volte mi diletto a scrivere qualcosa su questa rivista, almeno fino a quando il Buon Antonio sarà tanto paziente da ospitarmi.

Normalmente sono ragionamenti e proposte incentrate sulla torpida economia locale, di solito vengono accolte come se fosse fantascienza…

Allora rispondiamo ad una domanda, o perlomeno forniamo la nostra opinione. Perché delle iniziative che propongo pare non si possa far nulla?

 


 

Offro due soluzioni: la prima è che sia impossibile, la seconda è che venga ritenuto impossibile.

La prima afferma che qui manchino le condizioni, sempre e per qualsiasi cosa, che l’unica soluzione sia piegarsi al destino e accettare le schifezze inquinanti e puzzolenti che gli altri rifiutano.

La seconda è che qui manca la propensione al rischio, si teme troppo di fallire, non ci si sente all’altezza, anche se invece le possibilità ci sarebbero.

Mi viene in mente la conversazione con un mio amico, posteriore all’uscita di un mio articoletto, che recitava come un mantra che ormai non sono più i tempi, che il vento è cambiato, che certe cose si potevano tentare negli anni 70, che ormai il treno è passato e così via.

Poi mi vengono in mente altre conversazioni, con un paio di amici romagnoli, dove forse esageravano nel verso opposto, che le cose si fanno, che si imparano facendo, che più o meno va sempre bene, che se l’idea è buona è impossibile fallire…etc etc..

Io dico che il nostro vero e profondo limite imprenditoriale sia l’eccesso di prudenza, la mancanza di ottimismo, il desiderio assoluto di sicurezza.

Detto questo, tanto per non smentirmi, inizio a scrivere qualcosa d’altro, di veramente impossibile, di incredibile e fiabesco.

La prossima volta parleremo di municipalizzate, di aziende che si occupano di acqua, di gas, di energia elettrica, di creature mitologiche come Ascopiave, A2A, Acea…tutta roba che noi non potremo mai realizzare, che dovremo ammirare da lontano, perché realizzate da veneti, lombardi, romani…

LUCA MURGIA

 

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