Cittadini, mi appello a voi

La costituzione scrive agli italiani

Cittadini, mi appello a voi

                  

Cittadini, mi appello a voi

 

Cari cittadini italiani, mi presento, sono la Costituzione della Repubblica Italiana. Sono nata il 1° gennaio 1948, dopo che per quasi due anni, a partire dal 2° giugno 1946, le principali forze politiche, dopo lunghi, e talvolta aspri, dibattiti hanno discusso e si sono confrontati.

 

Perché sono nata? Perché per circa 20 anni la classe politica aveva fallito. Aveva concesso l’ascesa di Mussolini, che sfruttò le debolezze dello Statuto Albertino (che era una legge ordinaria) per svuotare le Camere ed accentrare il potere nella propria figura e nei suoi gerarchi.

Conseguentemente il Duce si alleò con Hitler: l’Italia e gli italiani subirono morte, distruzione, umiliazioni, devastazioni.

 

Quella classe politica che aveva fallito, ma che orgogliosamente lottò per la libertà, organizzando la Resistenza, decise che NON DOVEVA lasciare alle generazioni future i dolori da loro subìti. Dovevano donare alle generazioni future la libertà, la pace e non dovevano in alcun modo riprovare le stesse atrocità verificatesi durante la guerra.

 

Ho un’architettura particolare e coerente: ho dei Principi Fondamentali, che RICONOSCONO dei diritti e dei doveri.

 

La semantica è molto importante: i diritti li riconosco, anziché concederli, perché essi pre-esistono in natura (concezione giusnaturalista) ed è compito mio e delle Istituzioni che prevedo tutelarli al massimo.

Mi articolo in altre due parti, “Diritti e Doveri dei Cittadini” ed “Ordinamento della Repubblica”. Per finire ci sono le “Disposizioni Transitorie e Finali. 

 

Da questa struttura si può già capire l’innovazione e la coerenza citata poc’anzi: dai principi fondamentali derivano i diritti ed i doveri dei cittadini, successivamente vi sono le istituzioni e le loro regole che devono agire in tutela di tali diritti e alla loro soddisfazione.

 

La parte prima è ancor più interessante, si trovano nell’ordine i diritti civili, i diritti sociali, i diritti economici ed i diritti politici. Da questi diritti si arriva alla Parte II. Ed la prima istituzione che si trova è il Parlamento, poi il Presidente della Repubblica ed il Governo. Anche in questo caso si nota la coerenza e la mia logica.

La forma di governo parlamentare dà potere alla rappresentanza ed alla sovranità popolare, quindi al Parlamento, proprio per evitare derive autoritarie dell’esecutivo (che non è elettivo).

 

Tra le mie caratteristiche ce n’è una che viene spesso dimenticata: sono programmatica, affido cioè al Parlamento la mia piena applicazione per il pieno compimento dei miei articoli.

Negli ultimi 20 anni sono stata calpestata, stuprata, stracciata, umiliata. Chi doveva portarmi a compimento, mi ha usata a suo uso e consumo. 

 

 

Ma io sono ancora qua, ancora in grado di tutelare i cittadini italiani, cittadini che sono al centro della mia architettura.

Basta applicarmi a dovere per rendere questo Paese migliore di oggi e salvare dall’indigenza i cittadini travolti dalla crisi.

 

Invece, i politici di oggi, quelli che dovrebbe garantire la mia piena applicazione, vogliono darmi il colpo di grazia, adducendomi le colpe della crisi italiana.

Vogliono rinnegare tutti i principi per cui sono nata, per cui i vostri padri ed i vostri nonni hanno dato la vita, per cui dei gentiluomini si sono stretti la mano ed hanno raggiunto un compromesso.

 

Un colpo che porterebbe ad una deriva autoritaria dello Stato, con la svolta semi-presidenziale o presidenziale, in netta antitesi all’OdG Perassi, da cui in seconda sottocommissione si optò per la forma parlamentare per i motivi sopra espressi.

 

Non solo: per fare queste modifiche cercheranno ancora una volta di aggirarmi, portando il progetto di riforma fuori dalle aule parlamentari e tentando di semplificare il progetto di revisione, modificandomi il 138, l’articolo fulcro della mia rigidità.

 

La cosa più in contrasto con me: un ddl del Governo per modificare la rigidità del 138, quando le modifiche sono di esclusiva competenza parlamentare, per inserire la possibilità che il progetto di riforma costituzionale lo prepari un comitato di saggi. In seguito questo progetto verrà approvato con una procedura non più rigida. Il preambolo di un’elasticità che porterebbe solo danni ai cittadini.

 

Cari cittadini, io ho ancora tanto da darvi, non lasciatemi morire così. Liberatevi di questa classe politica, indegna per chi mi ha redatto, indegna per gli italiani, indegna per l’Italia.

 

Liberatevi di loro ed insieme riusciremo a ripartire: perché la colpa della crisi non è mia, le istituzioni funzionerebbero benissimo, basta che in queste istituzioni vi siano persone oneste e corrette, non mafiosi e corrotti, talvolta prescritti, talvolta condannati o in attesa di giudizio definitivo, membri di CdA di grosse SpA, proprietari di banche, assicurazioni, giornali, televisioni.

 

Se me ne andrò, gli unici che ne subiranno le conseguenze sarete voi. D’altronde sono un semplice pezzo di carta. Ma quello che vi è scritto, miei cari cittadini italiani, è di fondamentale importanza e massima espressione della libertà. Scendete in piazza, per le strade per difendermi. Difendete la vostra cultura, la vostra storia, le vostre radici. Ed insieme ricostruiremo questo Paese”.

 

Costituzione dell Repubblica Italiana

 

 

il cittadino frustrato

Manuel Meles

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