CINEMA:Zero Dark Thirty

RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
In proiezione nella provincia di Savona
Zero Dark Thirty

RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
In proiezione nella provincia di Savona
Zero Dark Thirty

 Titolo originale: Zero Dark Thirty

Nazione e Anno: U.S.A., 2012

Genere: Thriller

Durata: 139 minuti.

Regia: Kathryn Bigelow

Cast: Jessica Chastain, Scott Adkins, Joel Edgerton, James Gandolfini, Jennifer Ehle, Taylor Kinney, Mark Strong, Chris Pratt, Jason Clarke, Mark Duplass, Harold Perrineau, Kyle Chandler, Frank Grillo

Distribuzione: Universal Pictures Italia

Produzione: Annapurna Pictures.

Recensione di Biagio Giordano

In proiezione nella Provincia di  Savona

 Dopo il feroce e sbalorditivo attentato islamico a New York, del 11 settembre  2001, che ha visto due aerei americani dirottati da kamikaze islamici andare diritti come missili contro le  torri gemelli di New York distruggendole,  la caccia ad Osama Bin Laden  ideatore del crimine diventava    per gli Stati Uniti un’ossessione.

Era infatti necessario, da una parte riconquistare un immagine di autorevolezza,  perduta a livello internazionale, punendo  chi aveva osato sferrare un così duro colpo, di grande valenza simbolica, al cuore del potere finanziario mondiale, e dall’altra offrire al popolo americano offeso una banale vendetta compiuta uccidendo Bin laden.

L’impresa è durata un decennio concludendosi nel 2011 e ha visto il succedersi alla  Casa Bianca di due presidenti.

Il film mette a fuoco il profilo psicologico e umano e le azioni principali del personaggio di maggior rilievo della missione, quello di Maya, una donna che nonostante le delusioni patite per i fallimenti parziali avvenuti nel corso della missione, non si è mai sconfortata riuscendo a un certo punto, sostenuta dalla forza di giustizia che emanava dalla missione in cui lei credeva fermamente, a contribuire considerevolmente proprio ad individuare il bandolo della matassa.

 Lo farà grazie alle tecnologie via satellite  più sofisticate di cui era ben informata, a un notevole intuito personale, e a una buona deduzione logica sostenuta dalla sua alta professionalità.

 Maya partecipa alla ideazione organizzativa del tragico scontro finale con Osama Bin Laden, che è di un’altissima, rara tensione, e avviene  in modo magistrale per tempestività e studio del particolare, di sera, con le cose, gli arredi, le persone appena  percepibili alla vista, rese visibili lo stretto necessario attraverso la tecnica radar dell’infrarosso raggi emanati dagli elmetti e dai mitra.

Maya è un ufficiale della CIA, intelligente, molto preparata e caratterialmente dotata, pienamente idonea per il lavoro che fa, provvista di una innata determinazione nel fare che sceglie. La donna è anche coraggiosa e di  temperamento tenace, nel corso della lunga missione ha rifiutato con forza ogni intrusione  di uomini da lei ritenuti ambigui, in particolare  quelli appartenenti ad altri poteri di stato, pensando che potessero influenzare la strategia della missione, così come essa era stata inizialmente decisa e concordata con gli organi  competenti.

Gli alti e bassi dei risultati della missione erano legati da una parte a speranze che scaturivano da informazioni ben dettagliate e affidabili, dall’altra alla loro regolare disillusione, essi creavano smarrimento nel comando superiore,  molto più che nello staff direttamente impegnato nella missione, lasciando prevedere a lungo termine non solo possibili potenziamenti di mezzi nelle operazioni ma anche cambi di uomini addetti alla missione.

Ma proprio quando tutto sembrava inutile e perduto, la foto di una casa zoomata da un satellite spia, molto ben dettagliata, apriva uno spiraglio sulla possibilità di cattura di Bin Laden, consentendo alla missione di prendere una svolta decisiva.

Molto è già stato scritto sull’uccisione di Bin Laden, cosa che ha consentito di diradare tanti misteri sulla missione, ma numerose sono state anche le posizioni critiche  verso la missione americana spesso prive di serie argomentazioni, chiaramente in funzione antiamericana.

Il cinema con una grande regista quale è Kathryn Bigelow si e preoccupato di dare a quel evento  una forma spettacolare ben contrastata, costellata di lutti e di logiche di relazione sofisticate mostrate in tutti i loro effetti più rovinosi, disumani.

La Bigelow ha inventato modi di ripresa visivi e intrecci letterari originali come ci ha abituato da molto tempo, aspetti dai risvolti tecnici e artistici innovativi che avvengono quasi in ogni suo film, e che sono in grado di emozionare e sorprendere  in virtù proprio della novità che rappresentano di volta in volta. La sua cura metonimica dei particolari delle immagini che si legano ordinatamente con le sequenze successive potenziandone lo scorrimento sono di grande effetto letterario, essi avvengono opportunamente contestualizzati in un vero storico filmico, spesso credibile, dando una qualità  speciale alle sue opere.

Da sottolineare la scena che va verso lo scioglimento del finale, e che vede la squadra armata americana entrare furtivamente nel caseggiato in cui si suppone si sia rifugiato da tempo Bin Laden, essa è unica nel suo genere sia per il gioco dei tempi morti che sembrano essere favorevoli agli intrusi potenziandone l’ardire che suspense durante gli scontri, che avvengono al solo sinistro riverbero, dai toni scoloriti, dell’infrarosso, ed è singolare anche per la disumanità americana verso i parenti più deboli di Bin Laden, aspetto questo gravissimo che sembra evocare la legge biblica  dell’occhio per occhio anziché  far immaginare un’America diversa in grado di porsi  in ogni situazione bellica in un’ottica  di rispetto dei diritti umani: di cui  si è nell’ultimo secolo fatta  tra le più importanti sostenitrici.

BIAGIO GORDANO

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