Cinema:Master & Commander
RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Master & Commander
Sfida ai confini del mare
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RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Master & Commander
Sfida ai confini del mare
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Un film di Peter Weir. Con Russell Crowe, Paul Bettany, James D’Arcy, Bill Boyd, Edward Woodall.
Titolo originale: Master & Commander: The Far Side of the World.
Genere: Avventura
durata: 140 min.
USA 2003.
Recensione di Biagio Giordano
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1805. In Europa infuriano le guerre napoleoniche. Esse vedono in scena due gruppi di nazioni uno contro l’altro; Francia e Inghilterra si danno battaglia sui mari nei posti più impensabili del mondo, in particolare in quelle acque frequentate da entrambe per via dei loro commerci internazionali. Costa del Brasile. La Surprise, vascello inglese da combattimento della Royal Navy, comandato dal geniale Capitano Jack “Lucky” Aubrey (Russel Crowe), e la Acheron, nave francese con potenza di fuoco straordinaria, si affrontano diverse volte. Anche se dapprima la Surprise subisce dure perdite, l’esito finale dello scontro rimane incerto: cosa che lascia stupito e addirittura un po’ divertito lo spettatore. La forte differenza di potenza di fuoco tra le due navi non sembra essere un fattore decisivo per avere un vincitore certo del duello. E’ l’astuzia del capitano inglese Aubrey a mantenere aperto il disparato gioco bellico tra le due navi, che assume praticamente le caratteristiche di un duello senza fine; un’astuzia che non può non far venire in mente Odisseo, in quanto per certi aspetti le idee di Aubrey appaiono simili a quelle del mortale dono del Cavallo di legno nella lunga guerra di Troia, o alla fuga di Odisseo dalla grotta del Ciclope aggrappato alla lana delle pecore rimanendo nascosto sotto la loro pancia; astuzia che nel comandante Aubrey sembra essere rafforzata da una corretta interpretazione psicologica dei fatti che accadono; precisamente, di quegli accadimenti in campo di battaglia, non proprio accidentali ma per lo più frutto di decisioni prese dalla mente nemica. Un’astuzia favorita anche da un fenomeno di empatia del comandante inglese nei confronti del capo nemico: un mettersi nei panni altrui misterioso ma che finirà per consentire a Aubrey di prevedere alcuni aspetti tattici del pensiero del comandante della nave francese Acheron. La Surprise quindi, pur con mezzi inferiori alla Acheron, e nonostante le forti perdite subite dagli uomini del comandante inglese Aubrey, potrà addirittura passare da preda a predatrice grazie alla messa in pratica delle astute idee del suo comandante. Film complesso, in quanto seppur impregnato di azioni, finisce per mettere al centro idee filosofiche, psicanalitiche, e per quanto riguarda le logiche delle relazioni umane che si scatenano in ambienti chiusi anche idee sociologiche. Il film testimonia come con una buona sceneggiatura si possano fare film d’azione di un certo spessore, cioè non disgiunti da meditazioni sull’accadere e descrizione profonda dei profili di alcuni personaggi del film. Peter Weir ha saputo fondere, con risultati eccellenti soprattutto sul piano del ritmo e del pensiero che fa da sfondo: spettacolo di guerra, specificità esistenziali credibili che rendono trasparenti le logiche del chiuso rappresentato dalle stive della nave e dal tempo in esso trascorso, profondità psicologiche delle situazioni e delle biografie dei personaggi, la fotografia che è indubbiamente di grande professionalità caratterizzata com’è da un gioco di chiari e scuri a secondo delle vicende che si amalgama in modo eccellente nel ritmo narrativo rendendolo più fluente, e per finire gli effetti speciali che appaiono sempre ben equilibrati e inseriti senza sbavature nel linguaggio d’insieme del film. Un film che coinvolge diversi gusti tipici dello spettatore: dall’azione alla meditazione, dalla fotografia agli intrecci letterari, quest’ultimi tecnicamente efficaci nel rilasciare emozioni frutto della forma in sé presente nel racconto in uno statuto strettamente cinematografico. Un film da tenere in archivio. |
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