Cinema:L’infernale Quinlan
RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
L’infernale Quinlan
Al cinema nell’ agosto 1958
|
RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO L’infernale Quinlan |
Titolo Originale: TOUCH OF EVIL (Il tocco del male) Regia: Orson Welles
Interpreti: Charlton Heston, Janet Leigh, Orson Welles, Joseph Calleia, Akim Tamiroff, Joanna Cook Moore, Marlene Dietrich, Zsa Zsa Gabor
Durata: h 1.35Nazionalità: USA 1958 Genere: noir
Tratto dal libro “L’infernale Quinland” di With Masterson
Al cinema nell’Agosto 1958
Recensione di Biagio Giordano |
Los Robles, è un’inquieta città di frontiera, situata a cavallo tra il Messico e gli Stati Uniti.
Mike Vargas (Charlton Heston), è un poliziotto messicano impegnato nella lotta alla famiglia Grandi protagonista di un gigantesco traffico di stupefacenti. Vargas si trova a Los Robles in licenza matrimoniale, con la bella moglie Susie (Janet Leight) di origini statunitensi. Il film. Con un lungo piano sequenza iniziale, memorabile per abilità tecnica e buone idee nel mantenere la continuità dei movimenti in un’unica scena, il film mostra senza stacchi tutta la sequenza di un attentato, a iniziare dalla sua preparazione con il timer. Piano sequenza straordinario: siamo di sera, luce scarsa, un uomo, ripreso di spalle, imposta l’ora per l’esplosione di un pacco di candelotti di dinamite, sembra aver impostato il timer su un tempo di scatto di circa tre minuti, dopo di ché va a sistemare l’esplosivo nel bagagliaio di una lussuosa auto a tetto scoperto parcheggiata a pochi metri da lui. L’uomo calcola che, l’arrivo del legittimo proprietario dell’auto, Lineaker, in compagnia della sua nuova amante, sarebbe arrivato di lì a pochi secondi: giusto il tempo per nascondersi. Lineaker messosi alla guida dell’auto si avvia verso gli Stati Uniti dirigendosi, per il controllo, verso il confine di stato. La frontiera, rispetto alla zona di partenza dell’auto, è situata a poche centinaia di metri, durante il breve tragitto la coppia incrocia il poliziotto Vargas e sua moglie che sono in viaggio di nozze: i loro sguardi sono sorridenti e pieni di felicità. Superati i controlli di frontiera, la donna che si trova in compagnia di Lineaker, dichiara, alla ripartenza dell’auto, di sentire dei misteriosi ticchettii, ma nessuno sembra prenderla sul serio. Dopo qualche decina di metri percorsi nel territorio statunitense l’auto esplode. La coppia di sposi in viaggio di nozze assiste da lontano, sgomenta e impotente, alla terribile scena dell’auto in fiamme. La polizia americana chiama ad indagare sul delitto il capitano Quinlan (Orson Welles), uomo burbero ma capace, abile nel far confessare i colpevoli, ricco di esperienza, prossimo alla pensione durante la quale conta di allevare tacchini nel suo podere faticosamente acquistato col lavoro. Anche il messicano Mike Vargas si sente autorizzato a partecipare alle indagini in quanto è convinto, da come si sono svolti i fatti, che la carica di esplosivo sia stata piazzata, con l’auto ancora ferma, in Messico. Contemporaneamente, la moglie di Varga, Susie, mentre ritorna in Albergo viene abbordata, a scopo intimidatorio, da un uomo agli ordini di Grandi, quest’ultimo ha un fratello in carcere per dei reati di droga che sono stati indagati proprio da Vargas, e prova perciò a fare pressioni vessatorie sulla moglie per condizionare il marito. Se l’intimidazione non bastasse, Grandi ha in mente un piano finalizzato a ricattare Vargas, vuole cioè mettere su, con la forza, una finta scena in cui la moglie Susie risulti compromessa con la droga, ammonendo poi Vargas di non andare a testimoniare al processo contro suo fratello, pena il dare avvio a uno scandalo pubblico. Ma per fare questo ha bisogno dell’aiuto del capitano Quinlan che, spera, entri presto in rotta di collisione con Vargas, magari per conflitti tra i due riguardo proprio le competenze territoriali sul caso da seguire. Le indagini sull’omicidio, condotte da Quinlan, si concentrano sul marito della figlia dell’imprenditore Lineaker, Manolo Sanchez, che odiava il suocero per via di un cambio di beneficiari da lui effettuato nel testamento. Durante una perquisizione nell’appartamento di Sanchez, vengono rinvenuti nel bagno due candelotti di dinamite sistemati in una scatola di scarpe. Vargas però, la stessa scatola, situata su un ripiano ad altezza di gomito, l’aveva fatta cadere inavvertitamente pochi minuti prima: ed era vuota. Vargas appare stupito, accusa quindi Quinlan di voler produrre una prova falsa, al che quest’ultimo rimasto sorpreso per come si è osato fargli un’accusa, spera di poter stringere i tempi e si informa quindi se Manolo Sanchez messo sotto interrogatorio abbia già confessato, al che riceve una risposta negativa. Varga, insospettito dal comportamento di Quinlan, al fine di dare più forza alla sua accusa cerca di conoscerlo meglio sul piano del passato professionale, e va quindi a sfogliare dei vecchi verbali degli archivi del settore di polizia, verbali che riguardano da vicino i casi indagati da Quinlan. Varga scopre che in tanti casi, le prove avanzate da Quinlan con la collaborazione del suo braccio destro il sergente Menzies, erano considerate da altre persone autorevoli, sospette di essere state artefatte. Ma Quinlan riusciva a non sentirsi quasi mai in colpa, se ciò accadeva, per la scoperta evidente di pseudo prove, scacciava il tutto scaricando verbalmente i suoi pensieri interiori colpevoli, sul corpo di polizia stesso, a cui attribuiva ogni addebito procedurale imputatogli, accusando di ogni male un sistema corrotto alla radice e in balia di poteri occulti, che trascinava nel fango, all’occorrenza, ogni poliziotto e funzionario operativo, come ad esempio lui, costringendoli a volte, per sopravvivere, a comportamenti devianti di tipo difensivo. Per questo Quinlan non accetta le accuse di Vargas, pur obiettive, riguardanti le false prove su Manolo Sanchez. Qunilan è quindi convinto di servire la giustizia al meglio, nel senso di quel che è oggettivamente possibile fare. Egli sostiene di operare in un contesto molto difficile privo ormai di ogni etica di base. Le procedure secondo lui vanno rispettate solo finché non diventano palesi vantaggi per quelli che lui ritiene, per esperienza intuitiva e deduzioni logiche, siano i veri colpevoli. Inoltre deluso dalle accuse di Vargas, che possono creargli parecchi problemi, Quinlan decide di acuire anche il suo odio inconscio, razzista, verso i messicani e si prepara, molto determinato, a scontri basati su una grande scorrettezza formale agente su due fronti: la propria polizia e quella messicana. Joe Grandi che sa di questa lite, vede nel rancore di Quinlan un’occasione di alleanza con lui per mettere in difficoltà Vargas. Il suo piano di azione sulla moglie di Vargas, che aveva in precedenza solo abbozzato, trova concorde, con riserva, Quinlan, che darà poi al piano, durante la sua reale applicazione, una variante tale che per Grandi sarà assai tragica. Commento. Un film sulla complessità del male, sui suoi paradossi, e sulla esperienza traumatica particolare che si può avere con esso, là dove, ad esempio, nelle istituzioni giudiziarie si pensa in un primo momento che si è lì solo perché preposti a combatterlo o a isolarlo rendendolo inoffensivo con la forza, e invece si scoprono, col passar del tempo, intrecci nevrotici e pesanti insoddisfazione professionale tali da lasciarlo infiltrare in ogni poro della scottata pelle etica dell’istituzione reale. Quello presente in questo film è un male grave, il terrorismo, che, come accade con una certa frequenza anche nella vita reale si può a un certo punto decidere di dargli scacco con un altro male, minore, come è l’intuizione solo personale del vero colpevole, che comporta l’inosservanza di alcune regole ritenute inadeguate rispetto a una realtà altra più specifica percepita nell’esperienza soggettiva. Il vero titolo di questo film, è Il tocco del male, qualcosa che preannuncia, nella narrazione filmica che segue, la presenza di un certo spessore letterario d’autore molto più che un’offerta commerciale di divertimento come il titolo italiano L’infernale Quinlan lascia intendere. Orson Welles, ha scritto, girato e interpretato il film ormai in età avanzata, ma con un talento che è rimasto intatto e che grazie anche all’esperienza acquisita nel tempo riesce a dare ancora al cinema nuove invenzioni espressive, e un’alta credibilità di finzione legata per paradosso a una eccezionale suggestione delle atmosfere, forse quest’ultime uniche, per intensità, rispetto a tutto ciò che è presente nel campo della storia del cinema. Indubbiamente ammalianti come raramente accade nel cinema presente. La sua teoria di far vedere al pubblico cose sempre diverse, mai viste, trova conferma nelle tecniche fotografiche in movimento e da fermo da lui usate o dirette. Ad esempio: piani sequenza lunghissimi di alta genialità e preparazione il cui scopo è quello di non interrompere nello spettatore la progressione emotiva di ciò che vede ma addirittura innalzarla possibilmente in modo esponenziale, a differenza di ciò che accade con il montaggio di scene poste in rapida sequenza i cui passaggi da una scena all’altra mettono lo spettatore in stand bay rimandando l’emozione al dopo. Da sottolineare l’importanza che ha nel cinema di Orson Welles l’utilizzo degli obiettivi, usati sempre al di là di ogni modello operativo presente in film già visti; con grandangoli, tele, e speciali diaframmi di profondità di campo, impostati spesso sperimentalmente o posti negli angoli più impensati. Importante inoltre, la scelta di Orson Welles di ricercare attori carismatici anziché bravi, come Marlen Dietrich, Charlton Heston, Janet Leigh, Zsa Zsa Gabor, Joseph Calleia, aspetto questo che potenzia la carica suggestionale dei suoi film rendendoli ancora più magnetici, magici, pur rimanendo il film sostenuto da sceneggiature molto realiste. E’ un contrasto questo, tra realtà e suggestione, che suscita un piacere filmico vicino alla passione, qualcosa che è forse tutt’ora ineguagliato.
|
I LIBRI DI BIAGIO GIORDANO Cliccate sulle immagini per saperne di più e per acquistarli |