Cinema: Dracula
RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
DRACULA
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RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
DRACULA
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Dopo Nosferatu (“non morto”), del 1922, capolavoro muto di Murnau che raffigurava un vampiro dalle sembianze mostruose e deformi, il cinema con il Dracula (1931) di Tod Browning propone un vampiro dalle sembianze diverse, più adeguate alle regole estetiche del cinema anni ’30 dove si ricercava di più l’eleganza e il buon gusto.
Il regista Ted Browning riveste il personaggio di Dracula di nobiltà, raffinatezza e garbo, affidandone la recitazione ad un interprete che già lo impersonava con successo al teatro: l’attore ungherese Bela Lugosi, degno sostituto dello scomparso Lon Chaney, “l’uomo dai mille volti”. Quest’ultimo, designato in un primo momento dal produttore Carl Laemmle nel ruolo di Dracula, muore poco prima dell’inizio del film. Il film è ispirato dal romanzo di Bram Stoker del 1897 ma se ne distanzia in diversi punti, avvalendosi di una sceneggiatura stesa per il teatro da Halmiton Dean e John Baldeston che costruiscono personaggi e intrecci in un modo del tutto nuovi. Tod Browning era già noto per film come Lo sconosciuto (1927), La serpe di Zanzibar (1928); dopo il film di grande successo Dracula (1931), girerà anche Freaks (1932), I vampiri di Praga (1935), La bambola del diavolo (1936) confermandosi un regista di grande talento espressivo. La fotografia di Carl Freund giganteggia per fascino espressionista e ricercatezza compositiva lanciando definitivamente il grande fotografo espressionista nell’olimpo dei geni visivi della storia della cinema. L’interpretazione di Bela Lugosi dà molta più potenza alle immagini convocando in sala l’inconscio degli spettatori, esse creano una suggestione funebre tinta di magia che confonde, grazie alla sua parentela col delirio, i confini tra onnipotenza della vita e certezza della morte, rilasciando grandi emozioni. La casa produttrice Universal manterrà il suo predominio nel genere horror fin quasi alla fine degli anni ’50 con notevoli risultati sia di botteghino che di qualità, dopodiché inizierà l’era della britannica Hammer. Il film Dracula (siamo nel 1897) inizia con una lussuosa carrozza che corre sobbalzando tra le strade polverose dei Carpazi, alcune inquadrature panoramiche le fanno sembrare attorcigliate intorno alle voluminose montagne della regione. Sono strade lambite, a tratti, da banchi di nebbia improvvisi. All’interno della carrozza tra diversi passeggeri c’è anche Renfield (Dwight Frye), un agente immobiliare inglese che viene mandato in Transilvania per far firmare al conte Dracula il contratto d’affitto dell’abbazia inglese di Carfax dove andrà ad abitare. Nonostante le proteste di alcuni passeggeri per i forti sobbalzi della carrozza, uno di essi, residente in quei luoghi, invita il cocchiere a non rallentare, per poter arrivare al paese prima del calar del sole. La notte in cui si stava per entrare era infatti quella di Valpurga: 30 Aprile; la vigilia di Calendimaggio (vigilia di Beltane). Tra le varie e innumerevoli leggende legate a quella data, sparse qua e là nell’Europa del nord, una in particolare, propria di quei luoghi, si discostava dalle altre per gravità degli eventi attesi. Si pensava infatti che Valpurga fosse la notte in cui Dracula e le sue tre mogli uscissero dalle tombe del loro castello per bere sangue umano oltre che animale, appagando la loro bramosia di vita con una sorta di orgia cannibalica senza limiti, il tutto a spese di molte e deboli vite umane. Al calar della notte Renfield, in paese cambiata carrozza, e raggiunge inquieto il castello del conte Dracula situato più in alto del centro abitato. Durante il tragitto constaterà con orrore che alla guida del mezzo c’era solo un pipistrello. Renfield viene bene accolto dal conte, ma gli interni dell’edificio sono paurosi, impregnati di una atmosfera misteriosa e cupa. Durante il colloquio con il raffinato e cortese conte Dracula dallo sguardo ipnotizzante l’inglese beve un vino speciale da lui offerto. Dopo un po’ Renfield si assopisce pesantemente, Dracula assetato di sangue ne approfitta, lo morderà sul collo trasformandolo in un vampiro. Successivamente a bordo della nave a vela Vesta i due raggiungono a stento l’Inghilterra salvandosi miracolosamente da un forte nubifragio che farà quasi naufragare la nave. Dracula dorme in una cassa di legno contenente terra natia, l’unica che gli consentirà di rimaner vivo di notte. Renfield è nel frattempo diventato completamente pazzo, succube della volontà del conte, con cui comunica per telepatia; per vivere si nutre di insetti, ragni, mosche. Arrivati a Londra Renfield viene rinchiuso in un manicomio mentre Dracula entra in contatto, durante una rappresentazione teatrale, con i suoi vicini di casa, Mina, Jonathan Harker, Lucy. Mina ( Helen Chandle) è la bella fidanzata del collega di Renfield Jonathan Harker (David Manners). Il conte transilvano Dracula seduce Mina e la sua amica Lucy mordendole poi nel collo, ma Harker grazie alla collaborazione scientifica del professor Abraham Van Helsing (Edward Van Sloan) che sa come individuare i capi vampiri e distruggerli, cerca di sventare i piani diabolici del conte e conficcargli un paletto nel cuore. Intanto Renfield che aveva tradito il conte Dracula diffondendo notizie sui suoi piani diabolici verrà da lui ucciso. Riusciranno Harker e il professor Abraham Van Helsing a sconfiggere Dracula? Per quanto riguarda la qualità espressiva del film, lo spettacolo della prima parte della pellicola, girata nei Carpazi, è superlativa, la curiosità per quello che sta per accadere ai passeggeri della carrozza, potenziata dall’atmosfera suggestiva in cui sono immessi così carica di paure e tensioni, sono ben sceneggiate e riescono per lungo tempo a non far calare nello spettatore le attese che lo animano. La seconda parte in Inghilterra è un po’ scontata, si lascia troppo intuire, facendo calare in generale il livello delle emozioni dal contrasto bene-male con conseguente caduta delle apprensioni per le sorti dei personaggi protagonisti. Da notare la grande raffinatezza del regista Browning nella decisione filmica di non presentare direttamente gesti cruenti, ma nell’alludervi soltanto, ad esempio egli non mostra mai la bocca di Dracula a contatto con il collo delle vittime, né successivamente in primo piano i segni dei canini sulla pelle, e nemmeno lascia intravedere i due denti in primo piano prima dell’atto di succhiare: tipico in numerosi film sui vampiri. Forse come ha scritto qualche critico acuto ciò è dovuto al fatto che, interpretando l’atto del mordere sul collo come un sostituto dell’atto sessuale, Dracula mordendo Renfield avrebbe suscitato negli spettatori una fantasia bisessuale, attenuando quindi l’atmosfera drammatica (siamo nel 1931 il puritanesimo americano è assai diffuso) di cui il suo personaggio era protagonista, con conseguente effetto tendenza all’ilarità, tipica di alcune scene vampiresche in cui inaspettatamente un personaggio vampiro di sesso maschile morde sul collo una vittima dello stesso sesso. Il rischio di un effetto parodia sarebbe stato forte e bene ha fatto dunque Browning a non entrare visivamente nei dettagli, dimostrando con ciò conoscenza della cultura e del gusto dominante nella sua epoca.
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