Cinema: Ancora sul film La sottile linea rossa

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Ancora sul film
La sottile linea rossa

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO

 Ancora sul film
La sottile linea rossa

 La sottile linea rossa (The Thin Red Line) è un film d’azione ad intermittenza letteraria: in quanto tra uno scontro e l’altro lascia spazio alla meditazione poetica-filosofica- esistenziale dei soldati sulla guerra: affidata alla voce fuori campo.

Il film è del 1998, ed è diretto da Terrence Malick. Una pellicola ricca di star, poste anche in secondo piano; è il terzo lungometraggio del grande cineasta statunitense che prima di quest’opera aveva realizzato altre due pellicole.

Il film è tratto dall’omonimo romanzo di James Jones (1962) testimone di vicende di guerra simili a quelle del film.

Guadalcanal (Isole Salomone – Sud del Pacifico), l’isola è occupata dai giapponesi, 1942: la compagnia di fucilieri Charlie di un reparto dell’esercito statunitense viene mandata alla conquista di una collina strategica decisiva per le sorti finali dello scontro.

Il gruppo di militari sembra alle prime armi, appare indeciso, pauroso, troppo meditativo, forse incline alla vigliaccheria, è guidato dal capitano Staros, avvocato restio agli scontri diretti che procurano troppe vittime, egli è agli ordini dell’ambizioso colonnello Tall alla sua prima vera e propria missione di guerra e desideroso di riconoscimenti: a qualsiasi prezzo umano.

Lo scontro risulterà, anche storicamente, devastante, troppi i morti e i torturati, anche tra i prigionieri fatti dagli americani. L’immane perdita di vite umane porterà a un totale non rispetto delle regole di guerra, cioè a ogni sorta di brutalità post-battaglia.

Il colonnello Tall ha puntato tutto, ostinatamente, sullo scontro diretto ignorando possibilità di aggiramento dei punti di fuoco nemici, mandando quindi gli uomini a morire per l’ottanta per cento proprio di fronte al fuoco nipponico di cinque postazioni con mitragliatrici situate in cima alla collina che controllavano un km di terreno. E’ una strage, ma la conquista dell’obiettivo avviene velocemente.

Un film originale, che mette efficacemente in contrasto (suscitando emozioni drammatiche nuove), con una magnifica fotografia e movimenti di macchina continui, (superlativi e di fresca invenzione), le bellezza della natura con la brutalità della guerra che in essa si svolge.

Film non tanto antimilitarista quanto critico verso le logiche occulte che portano al comando alti ufficiali del tutto disumanizzati, che trattano cinicamente i soldati come pedine dotate di bocche da fuoco, ossia trattati come privi di visioni astratte verso un altrove diverso sulla vita, il modo di condurre una guerra, e il senso della morte.

Film più che memorabile, unico, inimitabile, tecnicamente perfetto e al servizio del pensiero poetico, film che va oltre ogni logica commerciale, lasciando un impronta etica indelebile. Uno stile di pensiero che non farà purtroppo scuola nel cinema, e il sasso lanciato dal regista Malick sullo stagno dei miti di Hollywood, formerà circoli di piccole onde di brevissima durata e potenza e nulla più.

Grande successo di critica mondiale, buona affluenza al botteghino per un film non spettacolare, tanti premi internazionali, 7 nomination agli oscar, nessuna statuetta, (una grossa macchia scura nella storia degli Oscar…)

   Biagio Giordano

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