Cinema: The Others
RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
The Others (Gli altri)
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RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
The Others
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The Others (Gli altri), di Alejandro Amenabar, con Nicole Kidman, Alakina Mann, James Bentley, Fionnula Flanagal, Eric Sykes, produzione 2001, genere horror, durata 101 minuti, produzione Usa, Spagna,Francia, Italia. Isola di Jersey, 1945. Grande palazzo in mezzo al verde (film girato presso Los Hornillos Palace in Cantabria, regione autonoma spagnola), è abitato da una sola famiglia: vedova con due figli. Grace (Nicole Kidman) è la bellissima moglie, di professione insegnante privata, di Charles imprenditore andato volontario in guerra e non più ritornato. La donna è molto protettiva e rigida verso i figli Anne e Nicolas affetti da Xeroderma pigmentoso, un male che, quando l’organismo che ne è affetto rimane esposto alla luce del giorno, procura lesioni mortali. La donna costringe i figli a tenere sempre chiuse le porte in ogni stanza del palazzo e a tenere basse le relative tende. Vuole evitare il contatto accidentale con la luce solare. Grace ha assunto di recente 3 domestici, di cui una giovane, di nome Lydia che è muta, e gli altri due anziani: mrs Bertha e mr Edmund, che presto si riveleranno ambigui e ostili. Nel Palazzo dalle innumerevoli stanze dopo un certo tempo cominciano a sentirsi strane presenze, rumori, suoni, melodie, di cui nonostante accurate indagini non si riusciranno a capire le origini. Si sospetta a un certo punto la presenza nel Palazzo di forze oscure di origine paranormale. Nel film il mondo dei vivi si confonde con quello dei morti, fin quasi verso il finale, suscitando curiosità, attese, paure, malinconie, terrore riflesso, lungo una sceneggiatura intelligente, orgogliosa di essere riuscita a far provare emozioni forti allo spettatore senza ingannarlo mai sul senso del reale, quest’ultimo passa infatti da un piano di realtà diretta a uno metaforico, psichico, onirico, nevrotico, dove le angosce vere per gli orribili fatti storici accaduti, trovano la necessaria fuga folle verso un mondo immaginifico altro, visionario, che cerca di rimettere in gioco alcuni vecchi pezzi di libido tracimati dallo sconvolgimento traumatico della personalità subito da alcuni protagonisti. Capolavoro di Alejandro Amenabar, che procura sia emozioni da spettacolo che da empatia contigua alla clinica psicanalitica, lasciando stupefatti i critici per un modo di girare sicuro, originale, che denota una scrittura visiva votata a entrare nell’Olimpo della genialità cinematografica da autore.
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