Cinema: The Mummy

 
RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
The mummy
Al cinema nel marzo 1932

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO

The mummy

 

 Titolo Originale: THE MUMMY

Regia: Karl Freund

Interpreti: Boris Karloff, Zita Johann, David Manners, Arthur Byron

Durata: h 1.13

Nazionalità:  USA 1932

Genere: horroMumm

Al cinema nel Marzo 1932

Recensione di Biagio Giordano

 Questo eccezionale film di Karl Freund è consigliabile vederlo in DVD, in quanto  il  ricco menù di cui è dotato, offre la possibilità di scegliere tra doppiaggio in italiano originale o quello più recente. Il primo per forza di cose, vista la data di uscita del film, è in mono audio, il secondo, più recente, è in stereo.

  Il doppiaggio originale del 1932 appartiene alla grande scuola cinematografica italiana di traduzione vocale, che non badava a spese pur di arrivare a risultati eccellenti nella fedeltà con i toni del sonoro vocale della lingua straniera degli attori. Lo stile del doppiaggio in italiano originario si fonde misteriosamente con l’atmosfera magica voluta da Karl Freund per il suo film, rafforzandone la drammaticità, mentre il doppiaggio più recente non riesce nella modulazione dei  toni, a sincronizzarsi nel modo dovuto con i particolari  espressivi dei volti e dei gesti legati a ciò che di significativo accade nelle scene.


Questo di Karl Freund è  il primo film sulla Mummia, è un bianco e nero con esterni  a luce solare molto vagliata, esaminata meticolosamente come contributo rilevante al linguaggio visivo in funzione del tipo di scena. Una luce inseguita e studiata  a lungo con passione da Karl Freund che produce, attraverso ricerche compositive molto approfondite, effetti di straordinario valore suggestivo. Curatissimi anche gli interni, fotografati con  altri tipi di luce.

Geniale la regia degli attori e dell’insieme della fotografia da parte di Karl Freund noto per essere stato l’operatore fotografico di grandi film, come ad esempio il capolavoro muto Metropolis di Fritz Lang.

La Mummia è un film cult di gran pregio, completamente diverso dai successivi remake, sia per la  raffinatezza delle scene ancora impregnate, nonostante il film si avvalga del sonoro vocale, dell’arte espressiva muta destinata negli anni ’30 al tramonto e ineguagliabile nel dare tono drammatico alle scene, sia per i contenuti che rispecchiano  con  sorprendente credibilità alcune pagine di storia culturale e di costume rituale dell’impero faraonico, antiche di circa 3.000 anni.


Bellissime le location, in particolare quelle scelte nei siti archeologici reali dell’Egitto. E’ stata una valutazione estetica dei luoghi ben funzionale alla riuscita del film, luoghi di immenso valore archeologico la cui scelta crea di per sé tuttora forti emozioni,  queste location rafforzano il coinvolgimento dello spettatore nella storia in misura superiore rispetto agli altri film successivi, in quanto quest’ultimi   hanno spesso girato numerose scene in studio.

 
Quei luoghi  elevano straordinariamente, per una sorta di simbiosi fantasmagorica con il tempo passato, la suggestività complessiva del film. Da sottolineare anche le importanti e riuscite riprese drammatiche  all’interno del grandioso museo egizio del Cairo ricco di spazi e interstizi molto intriganti per il cinema.

Un film quindi che non si può dimenticare, anche perché nulla concede all’assurdo impregnato di sadismo tipico dello spettacolo horror cui si è abituati da tempo, l’opera di Karl Freund si mantiene su un piano narrativo di elevato livello romantico, con una storia d’amore a tipologia drammatica indubbiamente tra le più alte viste al cinema. Un amore quello che appare come protagonista del film che anela ad attraversare le barriere del tempo, esaltandosi a tal punto da voler sconfiggere la morte. Un amore che, in una forma che rimanda per certi aspetti  riguardanti la sua comprensione, alla cultura psicanalitica, esso ha la potenza dell’amore perduto, quello sfortunato,  impossibile,  proibito in quanto offesa  al sacro, insulto al potere e alle norme stabilite da Dio…


Film bellissimo, che indubbiamente fa scuola di tutto ciò che di essenziale compresa l’estetica riguardava il cinema di allora, ricordando anche quanto sarebbe stato importante non abbandonare mai alcuni aspetti stilistici, recitativi e narrativi del muto, in quanto ciò ha comportato  dopo lo scivolamento inesorabile di molti film verso la volgarità, la rozzezza, la mancanza di stile, l’inverosimiglianza  deprimente rispetto alla realtà.

Da sottolineare per finire i particolari e i primi piani dei volti dei personaggi, sempre ben in sincronia con la comunicazione emotiva da trasmettere al pubblico prevista dalla sceneggiatura  nei momenti cruciali di ogni scena…

Biagio Giordano 

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