Cinema: recensioni brevi

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
 Angeli e demoni, arrivano i Titani, il mucchio selvaggio

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO

 Angeli e demoni

Angeli e demoni (Angels & Demons) è un film thriller del 2009, diretto da Ron Howard e basato sull’omonimo romanzo best-seller di Dan Brown.

Fanta teologia con forti radici inconsce che ne avvalorano la potenzialità espressiva. Gran ritmo con tematiche fisiche-scientifiche nuove e suggestive che accrescono l’interesse per il racconto filmico.

Un film che chiarisce quello che siamo nel più profondo, cioè quanto dobbiamo spendere quotidianamente in termini di rinuncia pulsionale per contenere il nostro rimosso religioso assolutista, divenuto astratta inquietudine.

Un film che ci chiama a una raccolta meditativa, per interrogare il nostro inconscio primario orfano ingiustificato di un animismo potentissimo che di volta involta nel presente proviamo a consolare sostituendolo con affermazioni troppo audaci: politiche, sportive, sessuali, rituali, idealiste estreme.

L’antimateria di cui tratta il film potrebbe essere allora la metafora di oggi che prende in considerazione la particella di Dio come sostanza della vita che tende a Dio padre come rinuncia alla difficile esistenza nell’autonoma dal padre…

Biagio Giordano

 

Arrivano i Titani

 Arrivano i Titani – Film Avventura di Duccio Tessari. Italia, 1961 durata 120 min.

Divertente, con protagonisti attori di buona levatura e bellezza.
Ricco di scenografie suggestive, il film riesce a far convivere felicemente ironia, tratti parodistici del peplum, il beffardo, e la serietà di alcuni sentimenti che animano i personaggi protagonisti. Al suo primo film Duccio Tessari dimostra di saperci fare eccome.

Giuliano Gemma superlativo, attrae ma saggiamente non si pone sempre al centro dell’attenzione…

Buon successo di pubblico, in un’epoca politicamente stressata, in quanto era, da una parte, seriamente impegnata nella costruzione di una credibile democrazia dopo le nefandezze dittatoriali del lungo periodo precedente, e dall’altra appariva ancora molto corrosa da ideologie estremistiche di destra e di sinistra che minacciavano regressioni del civile troppo avventurose. Il cinema peplum era quindi per il pubblico una sorta di evasione, di ingresso nel proprio inconscio alla ricerca di miti e forze ataviche: archetipi vissuti non si sa quando né dove, ma che risvegliati rilasciavano un forte benessere psicologico…

 Biagio Giordano

Il mucchio selvaggio

Il mucchio selvaggio (The Wild Bunch) è un film del 1969 diretto da Sam Peckinpah

Il western all’italiana di Sergio Leone ha influenzato molto questo importante, storicamente, film di Peckinpah.  La violenza liturgica, espressa in forme ieratiche, ritualizzata a fini di spettacolo degli anni ’60 presente negli spaghetti western aveva delle basi sociali-storiche italiane ben precise legate ai forti sommovimenti innovativi in formazione nel sociale-politico.

Il mucchio selvaggio ha numerosi pregi narrativi, il ritmo, la fotografia, i capovolgimenti etici inaspettati dei protagonisti, una regia superlativa, ma rimane sospeso sul limbo del cinema americano come un fenomeno staccato dal reale, cioè come qualcosa di eccessivamente astratto: di impronta cosmo stellare che catalizza un coinvolgimento irrazionale dello spettatore.

Un film quindi che sembra fatto esclusivamente per rispondere in modo adeguato, cioè con il successo di pubblico e di critica (che pur c’è stato), al cinema western italiano.

Il cinema americano con questo film ha voluto ribadire la sua superiorità mondiale nel cinema western sfoderando un’opera molto curata e studiata, che poggia su criteri estetici e narrativi assai collaudati ben in sintonia grazie ai film di Leone con il gusto degli spettatori che funzionava in quel momento, criteri messi in pratica con forti investimenti.

La violenza di questo film è eccessiva, tanto da divenire metafisica, surreale, e non ha alcun fondamento simbolico, mentre nei western all’italiana essa si agganciava seppur in modo contrastato alla iconografia biblica e quindi a qualcosa che aveva impronte storiche ed etiche di un certo peso.

Questo film con il massacro (inverosimile) dei civili conferma il susseguirsi inesorabile, alla fine degli anni ’60, della trasgressione totale al codice etico cinematografico elaborato dal senatore Hays. Il cinema quindi tendeva a perdere pezzi della sua importante funzionalità pedagogica scivolando verso il nichilismo.

Un nichilismo alla ricerca di un realismo da rappresentare senza pudori, di impossibile collocazione storica, che diverrà fortemente di moda poi dagli anni settanta in su, un realismo sempre discutibile nella sua valenza di verità perché molto legato a forme di soggettivismo.

  Biagio Giordano

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