Cinema: Precious
RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Precious (Prezioso)
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RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO Precious (Prezioso) Titolo Originale: PRECIOUS Regia: Lee Daniels Interpreti: Gabourey Sidibe, Mo’Nique, Paula Patton, Mariah Carey, Lenny Kravitz, Sherri Shepherd, Nealla Gordon Durata: h 1.50 Nazionalità: USA 2009 Genere: drammatico Al cinema nel Novembre 2010 Recensione di Biagio Giordano |
Trama. La giovanissima ragazza di colore, Clareece Precious Jones è stata messa a dura prova da alcuni sfavorevoli eventi della vita, presentatisi nell’ambiente famigliare stesso in cui essa vive. La ragazza ha diciassette anni, ed è continuamente maltrattata dalla madre, nonché violentata sessualmente dal padre. Precious è cresciuta ad Harlem, in un ambiente povero e disgregato, inoltre è analfabeta ed ha un corpo molto obeso. Ma la cosa più sconvolgente, dal punto di vista simbolico ed educativo, è che ha un figlio nel ventre (il secondo ed entrambi sono frutto di incesto).
A scuola viene duramente canzonata dai compagni, sia per le sue fattezze fisiche così esagerate, sia per la intrattabilità del carattere che tra l’altro le fa perdere concentrazione nell’apprendere. A casa la madre non appare per niente scandalizzata dagli incesti di sua figlia, addirittura essi la rendono in un certo senso gelosa perché pensa che il marito preferisce a lei la figlia che è più giovane. La madre non difende Precious dalle violenze paterne, e addirittura l’accusa senza mezzi termini di aver sedotto il proprio padre. Per il futuro di Precious e dei suoi figli questa situazione familiare è a dir poco insolita, impressionante, se non disperata. Precious però, è molto intelligente, e non si lascia annichilire da ciò che continua ad accadergli, capisce che può tentare di andare avanti da sola perché ancora tante sono le energie da giovane donna che la possono sorreggere. Precious sa che non può contare su alcun affetto, e perciò fa, dell’odio, che ormai la pervade tutta, la sua arma migliore, in quanto esso contribuisce a formarle un’unità psicologica potente, indubbiamente preziosa per sopravvivere, cioè per combattere contro un certo sociale disgregante e alcune istituzioni razziste, e poter finalmente vivere con minori affanni la sua esistenza.
Precious accetta l’offerta istituzionale di iscriversi a una scuola con un programma speciale, ed è una scelta giusta, in essa finalmente comincerà ad apprendere le materie di base, imparerà a leggere e a scrivere e, soprattutto, in quei corsi in cui viene seguiti, potrà maturare la scelta se tenere o meno il bambino. Paradossalmente la difficilissima strada verso l’autonomia da genitori così irresponsabili, e il raggiungimento dell’obiettivo di una minima integrazione nel sociale, sarà tanto più difficile per Precious quanto più tenterà di passare dall’odio all’amore verso gli altri. L’odio infatti è in quel contesto l’elemento pulsionale che meglio funziona come autoterapia psicologica. Commento. Un film sociologicamente ed esistenzialmene triste, spesso angoscioso, che riesce però a trasmettere una chiave di speranza nello spettatore valorizzando l’efficacia, obiettivamente fino ad oggi poco credibile, del welfare statunitense. Precious ha vinto significativi premi in diverse parti del mondo e ha partecipato a numerosi festival tra i quali Sundance, Toronto, Cannes, San Sebastian. Questo film a causa di complesse e strategiche politiche distributive, (soprattutto in questo caso perché il film è un d’essai), è stato distribuito in Italia con un certo ritardo rispetto ad altri paesi. La vera sorpresa positiva di questa opera seconda di Lee Daniels è indubbiamente l’aver saputo raccontare delle vicende cruente, a quanto pare realmente accadute (seppur il film trae ispirazione dal romanzo che le ha raccolte), sostituendo al convenzionale rispetto per la sensibilità dello spettatore, fatto normalmente di rinuncia ai particolari più scabrosi dell’accadere, il fermento immaginativo del delirio di Precious, reattivo al brutale reale patito, un’immaginazione fatta di sogni, di speranza, di identificazioni amorose positive con uomini e donne ideali, di ammirazione di cose belle della natura, aspetto questo che ha tranquillizzato lo spettatore rispetto a un contesto sociale estremamente violento. Lo spettatore capisce che anche in situazioni di estrema difficoltà, infinite risultano le possibili reazioni positive, in questo caso facendo entrare in gioco nel personaggio di Precious una follia difensiva capace di fare del male che colpisce la donna, un luogo straniero, creando cioè con le visioni un reale proprio, paradossalmente vivibile, fatto di sogni, di nuove identificazioni con le persone, e di audaci immaginazioni tese a progetti grandiosi tanto paranoici quanto possibili per le energie psichiche che li sorreggono. Una follia perciò da non intendere come malattia sconvolgente la personalità di Precious, ma risorsa attiva, necessaria per attenuare con lo spostamento della libido dalla realtà all’Io, i tormenti dell’esistere, e ridisegnare quindi nuovi confini del vivere nella realtà. Ispirato a un romanzo di Sapphire il film prima di essere presentato a Cannes nella sezione Un Certain Regard (Un certo guardare), ha vinto al Sundance il Premio del Pubblico e il Gran Premio della Giuria. |
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