CINEMA: Metropolis
RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Metropolis
Film in DVD
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RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Metropolis
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Il film è stato restaurato e interpretato in chiave moderna dall’artista Giorgio Moroder, che ne ha curato la musica, il colore e il nuovo assemblaggio selettivo delle scene, rimanendo fedele alle recenti scoperte di antiche pellicole del film (di durate molto più lunghe) e alla sceneggiatura originaria.
Questa recensione scaturisce dalla visione del DVD in commercio firmato Ermitage cinema. Edizioni di Dynit Srl. All rigts reserved. Uscito nel 2012.
Anno 2026. La Metropolis del film è una megalopoli affascinante, dal sapore futurista, la sua ideazione filmica, soprattutto architettonica, ha tratto ispirazione da una parte della New York degli anni ’20. Nella pellicola la città è retta dal dittatore industriale Fredersen, vedovo della bella moglie Hel deceduta dando alla luce il figlio Freder. Fredersen vive con il figlio in un lussuoso grattacielo provvisto di molti comfort che contribuiscono a rendere lieta la vita di ogni giorno. La città nasconde le sue mostruosità, è gerarchicamente divisa in due parti, le loro rispettive funzioni si integrano perfettamente ma al caro prezzo di rilasciare profonde ingiustizie. Nella superficie, al sole, vivono le classi agiate, ceti medi dirigenziali – amministrativi, e quelle ricche, quest’ultime godono di agi e diritti esclusivi, tra cui l’usufrutto dello Stadio per le attività sportive e ricreative. Nella città sotterranea, dall’architettura scialba, sono sistemate la centrale elettrica, l’acquedotto, le fabbriche produttrici di beni di consumi, le nude e squadrate palazzine delle famiglie proletarie. Gli operai sono costretti a durissimi turni di lavoro di 10 ore, e inoltre subiscono un trattamento psicologico per lo più umiliante, vessatorio, basato sulla paura che una disciplina padronale priva di diritti rilascia. Gli operai subiscono dai fiduciari di Fredersen il controllo esasperato di ogni mossa e pensiero esplicitamente espressi, con lo scopo di mettere a rapporto tutto quello che in qualche modo possa destare il sospetto che si stia andando fuori dalla rigida ortodossia pseudostatutaria. Maria, figlia di operai, ùintrattiene, educa e ama i bambini della città sotterranea. Un giorno come promesso li porta a visitare un bellissimo giardino della metropoli, in superficie, una sorta di Eden posto nel palazzo dirigenziale. La sua apparizione meraviglia i presenti, soprattutto Freder, che rimane stupito per il fatto di essere di fronte a un gruppo di abitanti dall’aspetto sconosciuto. Maria al centro del gruppo di bambini rilascia ai presenti un messaggio di amore e di uguaglianza, dal chiaro sapore cristiano, dicendo ai piccoli che le persone che vivono nel palazzo sono da considerare come “ […] nostri fratelli e sorelle”. In quel momento il giovane Freder, dal temperamento idealista ma amante dei piaceri, che prima dell’apparizione di Maria era sul punto di baciare una bella donna aristocratica con cui aveva appena finito di giocare a rincorrersi tra le fontane, fissa lo sguardo su Maria, come se fosse paralizzato dalla sua bellezza, e dopo un attimo di esitazione si scioglie dalle braccia della propria ludica compagna e gode il proprio stato estasiato. Freder chiede poi ai suoi servitori informazioni su Maria, al che gli viene detto che è solamente una delle tante figlie di operai che vivono negli inferi della megalopoli. Recatosi nei sotterranei della città a cercarla, Freder scopre un mondo che non conosceva ancora, viene sconvolto da uno scenario che immaginava non potesse esistere così vicino; il suo sguardo si sofferma in particolare sulla durezza e la ripetitività meccanica del lavoro che gli operai in fabbrica subiscono. Durante la sua permanenza in quelle officine dall’atmosfera carceraria accade qualcosa di spaventoso. Freder è testimone di una grande esplosione, un incidente provocato dal surriscaldamento del vapore, causato dal mancato intervento sui comandi del quadro da parte di un operaio colpito da un malessere improvviso. L’esplosione procura morti e feriti, al cui vista Freder inorridisce, la tragedia gli procura delle visioni di tipo allucinatorio: vede la gigantesca bocca spalancata del dio Moloch, densa di paurosi vapori e fumi. Lo sguardo del dio mostro appare assetato, come nel testo biblico, di sangue di sacrifici umani. Un nugolo di operai seminudi e calvi, pesantemente legati tra di loro, percorrono in salita, a fatica, una lunga scalinata in forte pendenza che li porta proprio dentro le spaventose fauci del dio allucinato da Freder. Freder ripresosi, ma shoccato, si reca dal padre Fredersen chiedendo spiegazioni su quella triste realtà tenutagli inspiegabilmente nascosta. Per Freder è inconcepibile che coloro che attraverso grandi sacrifici, hanno contribuito soprattutto con la mani ad edificare la meravigliosa Metropolis, abbiano poi un trattamento civile così diverso. Fredersen preoccupato per le parole del figlio, che se diffuse potrebbero minacciare l’ordine costituito, ordina a un suo collaboratore di fiducia di tenere d’occhio il ragazzo. Nel frattempo vengono casualmente scoperti e portati a Fredersen dei fogli di carta lasciati cadere volutamente da qualcuno vicino alle macchine degli operai, essi sembrano voler indicare con dei disegni il luogo di un’assemblea. I disegni raffigurano delle catacombe cristiane. Si scoprirà che Maria è a capo di raduni operai, a sfondo cristiano proprio nella catacombe del sottosuolo di Metropolis. Nei sermoni tenuti dalla donna vengono rilasciati in nome di Dio messaggi di pace, di amore tra le classi, nonché di sopportazione dei sacrifici imposti dall’alto. Tutto ciò per Maria ha lo scopo di giungere al ricevimento della grazia di Dio: quando essa si manifesterà la si percepirà avvertendola nel cuore, con grandi potenziali nuovi d’amore. Ciò farà si che i poteri spirituali della grazia medieranno tra la mente dei dirigenti e le braccia degli operai, portando ai più deboli e sofferenti benefici insperati, inoltre il duro lavoro sarà più sopportabile perché il futuro si illuminerà di speranze. Fredersen, molto concreto, venuto a conoscenza delle assemblee segrete e delle profezie a sfondo messianico di Maria, teme per le drammatiche ripercussioni che un messaggio così spiritualmente forte potrebbe avere nelle famiglie proletarie nel caso non si realizzasse. Fredersen inquieto cerca nella propria mente idee per fronteggiare al meglio quanto sta stranamente accadendo. Quando l’inventore geniale Rotwang, ex amante della moglie di Fredersen, mostra con orgoglio a Fredersen il robot con le sembianze di Hel, che è la donna defunta che in passato aveva molto coinvolto entrambi gli uomini, ordina a Rotwang di dare al robot le sembianze di Maria. La vera Maria quindi dovrà necessariamente essere rapita e tenuta segregata affinché non si venga a sapere poi della duplicazione avvenuta.
Secondo il piano, una volta realizzato il passaggio, sarà Fredersen poi a influenzare la Maria-robot, dandole indicazioni sul comportamento più opportuno da tenere con gli operai. La duplicazione di Maria sul robot riesce solo per la parte fisica esteriore. L’anima invece che caratterizzerà il robot-Maria sarà una sorta di inconscio di Maria privo del controllo del super-io. La Maria-robot si comporterà senza freni inibitori, in modo autonomo, dando sfogo alle forme peggiori dell’animo umano, quelle che per molti aspetti rispecchiano i sette peccati capitali di tradizione cattolica: avarizia, ingordigia, lussuria, ira, accidia, superbia, invidia. Il comportamento di Maria creerà grossi problemi a tutti. Nessuno a un certo punto potrà più fermare la Maria-robot. Anche il suo creatore Rotwanger, disperato, si lamenterà di aver perso ogni influenza su di lei.
Maria-robot frequenta anche la casa del peccato esibendosi in danze erotiche-lussuriose per personaggi del bel mondo, e usa il suo potere sugli operai in modo improprio, spingendoli alla rivolta, all’odio, alla distruzione delle macchine, creando le condizioni della loro rovina. Fermare le macchine comporterà l’allagamento della città sotterranea con relativo annegamento della popolazione, e indirettamente ciò procurerà uno sconvolgimento nella vita quotidiana della superficie di Metropolis. Come si evolverà la storia? Riusciranno la fede nel messaggio evangelico e l’amore tra Maria e Freder ad attenuare il grande dolore presente negli inferi della città di Metropolis? Questo film capolavoro di Fritz Lang detiene tuttora il primato nella storia del cinema per potenza raffigurativa simbolica e architettonica, le scene si avvalgono di immagini vere, di grande vitalità e spessore culturale, costruite con un immenso lavoro di regia, di interpretazione, di tecnologia, di ingegneria, con la superba entrata in scena di decine di migliaia di comparse che hanno donato al film con forte empatia mitologica, il loro sangue e spirito. Un film mito già nella sua costruzione, che ha coinvolto grandiosamente, com’era d’uso all’epoca, cospicue parti del territorio delle città interessate dalle riprese, tutti i media, la politica e l’economia. Da sottolineare le empatiche scene di massa con l’entrata degli operai in fabbrica in un ordine da truppe militari: la loro rassegnazione con le teste abbassate e la triste cadenza nel camminare simile al ritmo monotono delle macchine-robot allora in uso. Grandiosa per forza spirituale e tono da verosimiglianza con la realtà, la scena della costruzione della torre di Babele, con migliaia di uomini calvi intenti al lavoro edile impegnati in sforzi immani e sullo sfondo la torre maestosa che si innalza progressivamente. Questa versione colorata e con musiche nuove, messa in un DVD di 79 minuti, creata dall’artista Giorgio Moroder, soddisfa maggiormente alcuni gusti del postmoderno di oggi, e sembra perciò rivolta soprattutto ai giovani, anche se si può dire che il film appare oggettivamente piacevole tanto da poter estendere il gradimento a tutti gli appassionati di cinema. L’interpretazione artistica di Giorgio Moroder è pregevole, conserva in buona parte il pathos, le tensioni, il suspense, e la potenza spirituale e musicale delle precedenti versioni.
L’intervento di Moroder, che ha studiato bene cosa Lang volesse esprimere con questo film e come esso è stato logicamente strutturato nelle versioni più vicine all’origine, è mirato a dare con alcuni strumenti moderni di cui Fritz Lang non poteva avvalersi, una definizione artistica di complemento sia al ritmo narrativo che alle scene cruciali del film, mantenendo quindi inalterato lo stile di fondo firmato Fritz Lang.
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